lunedì 28 febbraio 2011

Proteste in Chiapas per l'arresto degli avvocati delCentro Digna Ochoa

 
 

La Jornada – Lunedì 28 Febbraio 2011

Scatena le proteste l'arresto in Chiapas degli avvocati del Centro Digna Ochoa

Hermann Bellinghausen

L'arresto in Chiapas dei tre avvocati del Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa e la persecuzione al Consiglio Regionale Autonomo della Zona Costa ha generato numerose proteste su scale nazionale ed internazionale. Circa 25 organizzazioni dell'Altra Campagna, chiedendo la liberazione di questi "prigionieri politici", fanno gravi denunce: "Il governo del Chiapas, guidato da Juan Sabines Guerrero, applica una politica aggressiva e repressiva mediante l'arresto di membri di organizzazioni e comunità indigene".

Sostengono che, "mentre la strategia di persecuzione delle comunità zapatiste non si è fermata, agli inizi di questo mese, in chiara violazione dei diritti umani e di qualunque garanzia giuridica", sono stati fermati ejidatarios tzeltales di San Sebastián Bachajón. Citano anche il recente attacco a componenti dell'Altra Campagna a Mitzitón "con la complicità delle autorità chiapaneche".

Segnalano che, "mentre la retorica del governatore è piena di riconoscimenti per lo zapatismo, le sue azioni rafforzano la strategia contrainsurgente contro le sue comunità. Mentre nei discorsi il governatore nega la persecuzione e la repressione, oggi le prigioni si riempiono, per controllare e disarticolare chi lotta in maniera indipendente e si organizza. Mentre il governatore parla della riduzione della povertà, gli agenti operano per controllare e cooptare e contemporaneamente isolare chi in maniera degna e ribelle si rifiuta di essere controllato.

"Il vecchio priismo si è solo rivestito di giallo e rosso per governare alla maniera di sempre: con una mano il potere distribuisce soldi, con l'altra punisce chi si rifiuta di prenderli. Questa strategia di 'governabilità' si completa con l'amichevole alleanza col governo federale e l'Esercito". 

Questo 22 febbraio la persecuzione contro il Consiglio Autonomo Regionale della Zona Costa si è aggravata. "La sua lotta contro il caro tariffe della luce e per l'autorganizzazione di pescatori, comunità e donne, oltre ad una forte solidarietà con le lotte chiapaneche e nazionali, rappresenta ora uno degli obiettivi di questa politica repressiva. Il Consiglio è diventato un problema per il governo chiapaneco". 

Migliaia di persone si sono unite al consiglio ed ai suoi progetti, come la tortillería autonoma per far scendere il prezzo della tortilla, i corsi sui diritti delle donne, l'auto-organizzazione contro le alte tariffe. 

Il Consiglio è uscito per le strade a manifestare il suo ripudio per i continui attacchi contro le comunità zapatiste, per appoggiare la liberazione dei prigionieri politici, così come altre comunità ed organizzazioni aderenti all'Altra Campagna come loro. Per questo, "il governo sa che tenere in prigione i tre avvocati Nataniel Hernández, José María Martínez Cruz ed Eduardo Alonso Martínez Silva significa colpire il Consiglio".

Oltre a ripudiare "la strategia di criminalizzazione della protesta sociale" del governo chiapaneco "come meccanismo di controllo politico", la persecuzione delle comunità zapatiste e gli arresti di membri della comunità di San Sebastián Bachajón, le organizzazioni chiedono la liberazione di tutti i "prigionieri politici" arrestati questo mese.

Il pronunciamento è sottoscritto da movimenti in resistenza contro l'autoritarismo di governi perredisti, come quello del Chiapas, che impongono autostrade, miniere, dighe, superstrade o repressione in Guerrero (Consiglio di Ejidos e Comunità Contro la Diga La Parota, Polizia Comunitaria e Radio Ñonmdaa La Palabra del Agua) ed il Distretto Federale (Collettivo Autonomia dei Quartieri di Magdalena Contreras, Fronte dei Popolo dell'Anáhuac-Tláhuac e Fronte Popolare Francisco Villa-UNOPII), così coome il municipio autonomo di San Juan Copala (Oaxaca), Fronte Ampio Contro la Miniera San Xavier (San Luis Potosí) e Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (stato del Messico), tra gli altri. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/28/index.php?section=politica&article=020n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


sabato 26 febbraio 2011

In Chiapas terza offensiva ufficiale contro L'AltraCampagna

 

La Jornada – Venerdì 25 febbraio 2011

Arrestati membri del CARZCC e del Centro Digna Ochoa

In Chiapas terza offensiva ufficiale contro L'Altra Campagna

HERMANN BELLINGHAUSEN

Con una nuova operazione repressiva iniziata martedì scorso in Chiapas contro aderenti dell'Altra Campagna, oggi si troverebbero in carcere 16 membri del Consiglio Autonomo Regionale della Zona Costa del Chiapas (CARZCC). Tra gli arrestati ci sono tre avvocati del Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa, contadini e pescatori di almeno cinque comunità, appartenenti al Consiglio Autonomo Regionale. Dopo le sei del pomeriggio 13 di loro sono stati rilasciati, restano in prigione i giovani avvocati Nataniel Hernández, José María Martínez Cruz ed Eduardo Alonso Martínez Silva. che sarebbero stati trasferiti nel carcere di El Amate o in un domicilio coatto di Tuxtla Gutiérrez.

È la terza aggressione diretta contro L'Altra Campagna dall'inizio di febbraio, dopo il violento sgombero degli ejidatarios di San Sebastián Bachajón, all'entrata delle Cascate di Agua Azul (10 sono ancora in carcere con gravi accuse non provate) e l'attacco dell'Ejército de Dios a Mitzitón, con un saldo di due feriti gravi. Ora, sulla costa dello stato; lì, il CARZCC sta sostenendo una forte resistenza regionale contro gli abusi governativi.

Nel pomeriggio di oggi, il Consiglio Regionale ha sfilato nella città di Tonalá fino alla Procura di Distretto Istmo-Costa, per chiedere la liberazione degli arrestati. La manifestazione è proseguita in serata fino a bloccare per breve tempo la Panamericana. 

Come riferisce lo stesso consiglio, lo scorso 22 febbraio "è stata bloccata la strada internazionale nel municipio di Pijijiapan, all'altezza di Las Pilitas, da un gruppo di 300 compagni del CARZCC che manifestavano contro le aggressioni, gli sgomberi e gli arresti avvenuti nella loro regione ed in solidarietà con i compagni di San Sebastián Bachajón e Mitzitón, con i quali condividono un sentimento di fratellanza".

Quel giorno, verso le 16, "il blocco è stato rimosso perché a Tonalá si stava insediando un tavolo di dialogo con i rappresentanti del governo". 

Un'ora più tardi, mentre i delegati al dialogo tornavano nelle rispettive comunità, "avvenivano gli arresti da parte della PF aiutata dall'AFI, che durante il blocco, con l'aiuto di un elicottero della presunta Protezione Civile, aveva individuato i suoi obiettivi".

Il consiglio riferisce che i fermi "sono stati indiscriminati ed hanno coinvolto perfino donne e minori, che più tardi sono stati fatti scendere dai camion a suon di spintoni e insulti". Davanti a questi fatti, il direttore del Centro Digna Ochoa, Nataniel Hernández, insieme a Martínez Cruz e Martínez Silva, si sono presentati al blocco, "per scoprire che quelli del CARZCC erano stati circondati, impedendo loro di tornare a casa". In quel momento gli agenti di polizia hanno fermato oltre 50 persone trasferendole su otto camion alla Procura Regionale Istmo Costa di Tonalá. Anche se durante il tragitto "lasciavano andare donne e bambini", alla stazione di polizia sono arrivati anche due minorenni.

Ai fermati, coloni di La Central, Joaquín Amaro, El Carmen, Mapastepec e Tonalá, non sono state rispettate le garanzie legali ed il diritto di difesa, prosegue il CARZCC, "cosa che ha dato origine ad un presidio" per chiedere la loro liberazione. Diciannove di loro sono stati portati al comando di polizia, e 16 sono rimasti in custodia. Dopo ore "di attesa e mancanza di informazioni" si è saputo che gli avvocati dei diritti umani, che non sono stati rilasciati, sono stati accusati di: attacco alle vie di comunicazione, ammutinamento e cospirazione.

Si vogliono criminalizzare i difensori del centro Digna Ochoa come "massimi rappresentanti del movimento", quando la loro funzione, segnala il consiglio, "è stato proteggere le garanzie delle comunità nel corretto esercizio delle loro funzioni, che dovrebbe essere la regola visti i tempi che corrono, poiché il governo utilizza la vecchia politica di 'si el mensajero es malo, muerte al mensajero'" .

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)



martedì 22 febbraio 2011

E' on-line il Numero 11 della rivista di stradaDesinformemonos


E' on-line il Numero 11 della rivista di strada Desinformémonos tradotta in sei lingue, da leggere, stampare e diffondere.

Un abbraccio.
La redazione di Desinformémonos

http://desinformemonos.org/wp-content/uploads/2011/02/Desinformemonos11_italiano.pdf


Femminicidio in Messicon Messico

¡Ni una más! Non una di più!¡


Arrivano i Mondiali!

annunciano le pallottole a Río


Nelle carceri del Chiapas


Democrazia

di Luis Villoro


nciano

LOS NADIES

In memoriam

Nayem, un ragazzo

saharaui

 

Non viviamo più

con la paura di

prima

Barry, un senegalese

a Saragozza

 

AUTONOMIA

Una storia di lotte

vinte e illusioni perse

a Berlino

 

REPORTAGES

I Mapuche in

Argentina

La rivincita della

gente della terra

 

EZLN: 17 anni

di aff ermazione

della speranza



sabato 19 febbraio 2011

Protesta delle donne in Chiapas

 

La Jornada- Venerdì 18 febbraio 2011

Le donne del Chiapas sostengono gli indigeni arrestati dell'ejido di San Sebastián Bachajón

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 17 febbraio. Collettivi di donne indigene organizzate della zona nord dello stato, comprese le appartenenti agli ejidos San Sebastián e San Jerónimo Bachajón, hanno manifestato il loro appoggio ai 10 arrestati di  San Sebastián Bachajón accusati di crimini che assicurano non aver mai commesso, ed hanno rivolto un eloquente messaggio al governo statale per chiedere la loro immediata liberazione.

"Non vogliamo centri turistici sulle nostre terre", dicono. "Non vogliamo la privatizzazione della terra e delle risorse naturali, né minacce e repressione nelle nostre comunità. Non vogliamo divisioni e scontri per colpa vostra, e neanche la vostra compassione, ma il vostro rispetto. Non potete cacciarci dalle nostre terre, le coltiviamo e le difenderemo perché ci danno da mangiare e da vivere".

Appartenenti ai collettivi Las Gaviotas, Las Golondrinas, Las Palomas, Las Colibrí, Mujeres de Johosil, ed all'Altra Campagna e donne comuni, le donne tzeltales e choles hanno dichiarato: "Sappiamo degli incidenti del 2 febbraio tra gruppi dell'Altra Campagna e del PRI (e PVEM) per la presa del botteghino per l'ingresso alle cascate di Agua Azul, e del morto, dei molti feriti e 117 fermati, dei quali 10 ora sono in carcere nella prigione di Playas de Catazaja". 

Respingono "la grave repressione contro i nostri compagni e compagne dell'Altra Campagna, e sappiamo che l'obiettivo del governo è comprare tutti e tutte, dividerci e impadronirsi delle nostre terre, ma non lo permetteremo".

Avvertono il governo del Chiapas che continueranno ad organizzarsi "come donne nella difesa della nostra terra e della nostra dignità". E gli dicono: "Deve capire che noi viviamo di quello che coltiviamo e la terra è la radice di una vita degna per noi e le nostre famiglie. Vogliamo una proprietà familiare e che le autorità siano del popolo, che rispettino quello che decide il popolo e la sua maniera di organizzarsi".

In riferimento ai problemi legati alla situazione attuale, che hanno causato la repressione contro gli ejidatarios di San Sebastián perché si oppongono ai progetti di sviluppo turistico e riconversione produttiva, le donne organizzate dicono: "Non vogliamo più l'alcolismo nella nostra comunità, perché genera violenza verso le donne; non vogliamo che il governo dia il permesso di vendere alcool nelle comunità. Esigiamo rispetto e giustizia per i nostri popoli indigeni. Che la smetta di farci firmare accordi per la privatizzazione della terra. Sappiamo che abbiamo dei diritti e li difenderemo. Che smetta di dividerci. Sappiamo che i progetti e i programmi di governo servono per dividere le nostre comunità, affinché tra noi, uomini e donne indigene ci scontriamo".

La Jornada ha potuto osservare un'alta incidenza di alcolismo e tossicodipendenza nel centro Alan Sacum, uno dei villaggi di San Sebastián Bachajón, dove il gruppo filogovernativo tiene le famiglie sotto la paura, e nei giorni scorsi ha obbligato molte di esse a firmare i verbali che hanno permesso al governo di ottenere un "accordo" sul botteghino di ingresso alle cascate di Agua Azul, cosa che contravviene la volontà degli ejidatarios aderenti all'Altra Campagna.

I collettivi chiedono il rispetto per le loro forme di organizzazione e decisione: "Non vogliamo che la Procura Agraria ci imponga le autorità nell'ejido. Vogliamo un commissario che rispetti la lotta per la difesa della nostra terra, perché anche i compagni dell'Altra Campagna stanno lottando per difenderla dalla privatizzazione".

Chiedono che si garantisca il rispetto del diritto delle donne alla terra: "Che si ascolti la nostra parola nelle assemblee, perché la terra è anche nostra: l'abbiamo ereditata dai nostri nonni e nonne ed abbiamo il diritto anche di decidere riguardo ad essa, perché la coltiviamo. Che si fermi la repressione, le vessazioni e la violenza verso uomini e donne, non vogliamo più la presenza di militari e poliziotti nelle nostre comunità. Vogliamo dire al governo che come donne siamo organizzate, siamo forti e non saranno né le minacce né i progetti a fermarla". 

Hanno manifestato per la liberazione dei prigionieri di San Sebastián anche altre organizzazioni comunitarie, quali Pueblos Unidos por la Defensa de la Energía Eléctrica a Tila ed il Consejo Regional Autónomo de la Región Costa, tra gli altri. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/18/index.php?section=politica&article=024n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


giovedì 17 febbraio 2011

Frayba: Gravi violazioni negli arresti degli ejidatari diBachajon

 

La Jornada – Mercoledì 16 febbraio2011

Frayba: Violate le garanzie legali dei dieci indigeni arrestati per aver difeso le proprie terre

Molti degli accusati delle violenze a Bachajón non erano neppure sul posto quando sono avvenute

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 15 febbraio. Dopo l'arresto formale dei 10 ejidatari che difendevano il loro territorio a San Sebastián Bachajón, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) sostiene che nel procedimento "ci sono state violazioni delle garanzie legali degli arrestati, prigionieri politici perseguiti dal governo di Juan Sabines Guerrero".

Come documentato dall'organizzazione, Jerónimo Guzmán Méndez, accusato di omicidio aggravato, e Domingo Pérez Álvaro, di tentato omicidio, così come molti degli accusati, "non si trovavano nemmeno sul luogo dei fatti" successi il 2 febbraio alle cascate di Agua Azul, dove ha perso la vita Marcos Moreno García ed è rimasto ferito Tomás Pérez Deara, entrambi del gruppo che aveva preso con le armi il botteghino dell'ejido.

Gli arrestati si dichiarano. Gli altri sono Pedro Hernández López, Miguel López Deara, Domingo García Gómez, Juan Aguilar Guzmán, Pedro López Gómez, Miguel Álvaro Deara, Pedro García Álvaro (con handicap mentale) ed il minorenne Mariano Demeza Silvano, accusati di "attentato contro la pace e l'integrità fisica del patrimonio dello stato e danneggiamenti".

La Procura Generale di Giustizia dello Stato sostiene che almeno cinque di loro sono risultati positivi al guanto di paraffina, mentre questi negano di aver sparato ed il CDHFBC documenta la "infinità di violazioni processuali e dei diritti umani" compiute dalle autorità.

Rispondendo alla dichiarazione del governo statale che ai detenuti sono stati garantiti i diritti legali, il CDHFBC certifica, tra le altre cose, che l'avvocato d'ufficio Yolanda Álvarez Cruz - che li ha assistiti - è di lingua chol, e l'attuale avvocato, Darío Sánchez Escobar, ignora la lingua di suoi difesi (tzeltal). Inoltre, i testimoni che hanno testimoniato a favore degli arrestati "non sono stati assistiti da interpreti qualificati", ma da poliziotti municipali in divisa, presentati come interpreti, "cosa che ha intimorito molti".

Successivamente - aggiunge il CDHFBC - i 10 arrestati "hanno ricevuto pressioni affinché i loro familiari o autorità comunitarie, aderenti all'Altra Campagna, partecipassero ad un 'tavolo di negoziazione' promosso dal governatore e dal suo segretario generale di Governo, Noé Castañón León". Le autorità hanno inscenato questo "tavolo" col piccolo gruppo di filogovernativi dell'ejido di San Sebastián (Chilón) e con i priisti del vicino Agua Azul (Tumbalá). Ad Ocosingo hanno firmato un "patto di civiltà e concertazione per la pace nel Centro Turistico Agua Azul", escludendo i veri interessati: la maggioranza degli ejidatari di San Sebastián, dove passa la strada su cui sarebbe conteso il pedaggio turistico.

Le dichiarazioni delle persone che accusano i detenuti risultano "non chiare e confuse". Almeno 25 dei 117 indigeni inizialmente fermati "hanno firmato dichiarazioni senza conoscerne il contenuto, dove (sembra) denunciavano i loro compagni". Altri affermano che la loro libertà dipendeva dalla firma di quel documento, ed altri ancora, che sono stati minacciati: "Mi hanno detto che se non collaboravo mi avrebbero torturato e infilato la testa in un sacchetto di plastica".

Gli oltre 100 uomini e donne di San Sebastián rilasciati il 4 febbraio sono stati denunciati e minacciati di venire arrestati "se non desistevano dalla lotta per la difesa del territorio e dalla loro organizzazione sociale e politica attraverso L'Altra Campagna".

Per il CDHFBC, la cattura e le procedure contro le persone "ingiustamente" arrestate configura "uno scenario di repressione da parte delle autorità del governo dello stato, che priva arbitrariamente della libertà 10 persone per la loro azione politica e sociale a difesa dei propri diritti".

(…)

Per questo mercoledì, collettivi ed organizzazioni dei diritti umani convocano una giornata di proteste ed azioni su scala nazionale ed internazionale per chiedere la liberazione degli ejidatari dell'Altra Campagna e la fine degli oltraggi nelle loro terre.

 

Tensione a Mitzitón

A Mitzitón (San Cristóbal) un'altro ejido dove gli indigeni aderenti all'Altra Campagna sono stati aggrediti recentemente da gruppi filogovernativi, il governo assicura che "è tornato l'ordine". E nelle vicinanze del villaggio c'è una forte presenza di polizia. 

I rappresentanti comunitari informano che c'è ancora tensione, perché persone del gruppo evangelico Ejército de Dios minacciano di "sequestrare" le donne per "scambiarle" con i 23 evangelici fermati dalla polizia all'alba di lunedì. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/16/index.php?section=politica&article=025n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


I genitori di Jyri Jaakkola chiedono giustizia

 

La Jornada – Giovedì 17 Febbraio 2011

I genitori di Jyri Jaakkola chiedono di far luce sulla sua morte ed al Parlamento Europeo di vigilare

Víctor Ballinas

I genitori di Jyri Jaakkola, attivista finlandese ucciso il 27 aprile 2010 insieme all'attivista per i diritti umani Bety Cariño, quando il convoglio umanitario su cui viaggiavano è stato sulla strada per San Juan Copala, Oaxaca, hanno riferito che funzionari della Procura Generale della Repubblica (PGR) e della segreteria degli Interni e degli Esteri "si sono impegnati a completare l'indagine sull'omicidio a breve termine".

David Peña, avvocato che si occupa di questi crimini, e il direttore di Amnesty International in Messico, Alberto Herrera, hanno espresso la speranza che l'inchiesta si concluda prima del primo anniversario della morte di Jyry e Bety Cariño, ed hanno chiesto che "questi due omicidi non restino impuniti".

I genitori del giovane finlandese assassinato nel 2010, hanno detto in una conferenza stampa: "Martedì abbiamo incontrato i funzionari degli Affari Esteri, PGR e di governo, e siamo stati accompagnati dall'avvocato David Peña, da funzionari dell'Ambasciata di Finlandia e dell'Unione europea in Messico per conoscere lo stato delle indagini, ed abbiamo chiesto protezione per i testimoni degli omicidi e per i sopravvissuti all'agguato, perché è cruciale che vengano protetti".

Eeve e Raimo Jaakkola hanno dichiarato che "chiederanno al Parlamento Europeo di inviare in Messico una missione di ispezione per dare continuità al caso. Ci troviamo in Messico per aggiornare il caso e presentarlo al Parlamento". 

Peña ha ricordato che "dai primi giorni dell'omicidio di Jyri e Bety Cariño, la procura di Oaxaca ha rinunciato alla facoltà di investigare mandado il caso alla PGR. Dai primi giorni di maggio del 2010 dei testimoni hanno dato forza alle indagini, ma vediamo che ci sono problemi di incapacità di indagare da parte della PGR". http://www.jornada.unam.mx/2011/02/17/index.php?section=politica&article=021n2pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


mercoledì 16 febbraio 2011

Marcos: La guerra di Calderon, un lucroso affare


La Jornada – Martedì 15 febbraio 2011

Marcos discute su chi beneficerà di questo affare e a quale cifra ammonta

EZLN: la guerra di Calderón produrrà migliaia di morti e lauti guadagni economici

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 14 febbraio. Se la guerra di Felipe Calderón Hinojosa (benché si sia cercato, invano, di addossarla a tutti i messicani) è un commercio (e lo è), manca la risposta alla domanda per chi o quale è l'affare, e a che cifra ammonta, perché non è poco quello che è in gioco, sostiene il subcomandante Marcos in uno scritto sulla guerra del Messico dell'alto, diffuso oggi.

Da questa guerra non solo ne verranno migliaia di morti e lucrosi guadagni economici. Ma anche, e soprattutto, ne verrà una nazione irrimediabilmente distrutta, spopolata, spezzata, avverte il capo militare dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN): La nostra realtà nazionale è invasa dalla guerra, per il resto persa dal governo perché concepita non come la soluzione ad un problema di insicurezza, ma ad un problema di mancanza di legittimità. Questa guerra ora distrugge l'ultima cosa che rimane di una nazione: il tessuto sociale.

L'esperienza bellica non solo non è più lontana per chi era abituato a vederla in geografie o calendari distanti, ma incomincia a governare le decisioni e le indecisioni di chi pensava che i conflitti stavano solo nei notiziari e nei documentari di luoghi lontani come Iraq, Afghanistan o Chiapas.

Scambio epistolare

Marcos sottolinea che la guerra si svolge ora in tutto il Messico. Grazie al patrocinio di Calderón Hinojosa non dobbiamo ricorrere alla geografia del Medio Oriente per riflettere criticamente sulla guerra, dice al filosofo Luis Villoro come parte di uno scambio epistolare in corso su etica e politica: Non è più necessario ripercorrere il calendario fino al Vietnam, Playa Girón, sempre la Palestina. E non cito il Chiapas e la guerra contro le comunità indigene zapatiste, perché si sa che non sono più di moda.

Per questo, aggiunge il capo zapatista, "il governo dello stato del Chiapas ha speso un mucchio di soldi per far sì che i media non lo collochino sull'orizzonte della guerra, ma dei 'progressi' nella produzione di biodiesel, nel 'buon' trattamento degli emigranti, dei 'risultati' in agricoltura ed altre storielle ingannevoli passate a comitati di redazione che firmano come proprie le veline governative povere di forma e contenuti".

L'irruzione della guerra nella vita quotidiana del Messico attuale non arriva da un'insurrezione, né da movimenti indipendentisti o rivoluzionari. Secondo il subcomandante Marcos, viene, come tutte le guerre di conquista, dal Potere. E questa guerra ha in Felipe Calderón Hinojosa il suo iniziatore e promotore istituzionale (e vergognoso).

Calderón "si è impossessato della titolarità dell'esecutivo federale per le vie di fatto", ma non si è accontentato del supporto mediatico ed è dovuto ricorrere a qualcosa di più per distrarre l'attenzione ed eludere la massiccia messa in discussione della sua legittimità: la guerra. Questo ha suscitato la sfiducia timorosa degli industriali messicani, l'entusiasta approvazione degli alti comandi militari ed il caloroso plauso di chi realmente comanda: il capitale straniero.

La critica a questa catastrofe nazionale chiamata "guerra contro il crimine organizzato", riflette Marcos, dovrebbe essere completata da un'analisi approfondita dei suoi sostenitori economici. Non mi riferisco solo al vecchio assioma che in epoche di crisi e di guerra aumenta il consumo superfluo. Nemmeno "agli incentivi che ricevono i militari (in Chiapas, gli alti comandi militari ricevevano, o ricevono, un salario extra del 130% per essere in 'zona di guerra')". Bisognerebbe cercare anche tra le licenze, i fornitori ed i crediti internazionali che non rientrano nella cosiddetta "Iniciativa Mérida".

Ricorrendo a fonti d'inchieste giornalistiche e cifre ufficiali, il comandante ribelle rileva che nei primi quattro anni della guerra contro il crimine organizzato, gli enti governativi incaricati (Segreteria della Difesa Nazionale, Marina e Pubblica Sicurezza – SSP – e Procura Generale della Repubblica) hanno ricevuto dal Bilancio di Spesa della Federazione una somma superiore a 366 mila milioni di pesos (circa 23 miliardi di Euro al cambio attuale).

Il capo ribelle tira fuori cifre inquietanti: Nel 2010 un soldato semplice federale guadagnava circa 46.380 pesos l'anno (2.852 Euro); un generale di divisione 1 milione 603 mila 80 pesos l'anno (98.575 Euro), ed il Segretario della Difesa Nazionale percepiva redditi per 1.859.712 pesos (114.317 Euro). Con il bilancio bellico totale del 2009 (113 mila milioni di pesos per i 4 enti - 6.948.820.000 Euro) si sarebbero potuti pagare i salari annui di 2 milioni e mezzo di soldati semplici; o di 70.500 generali di divisione; o di 60.700 titolari della Segreteria della Difesa Nazionale.

Ovviamente, non tutto quello che è a bilancio viene speso per stipendi e prestazioni. C'è bisogno di armi, attrezzature, munizioni… perché quelle a disposizione non servono più o sono obsolete, aggiunge nell'analisi. "Lasciamo da parte la domanda ovvia di come è stato possibile che il capo supremo delle forze armate, Felipe Calderón Hinojosa, si lanciasse in una guerra ("di lungo respiro", dice lui) senza avere le condizioni materiali minime per sostenerla, non diciamo per 'vincerla'.."

Per il subcomandante zapatista, "il principale promotore di questa guerra è l'impero delle torbide stelle e strisce (a conti fatti, in realtà gli unici complimenti ricevuti da Felipe Calderón Hinojosa sono arrivati dal governo nordamericano)". Stando così le cose, gli Stati Uniti vinceranno con questa guerra locale? La risposta è sì, sostiene.

Lasciando da parte i guadagni economici e gli investimenti monetari in armi, munizioni e equipaggiamenti, il risultato è la distruzione/spopolamento e ricostruzione/riordino geopolitico che li favorisce.

Marcos lamenta che la guerra (persa dal governo perché concepita non come la soluzione ad un problema di insicurezza, ma ad un problema di mancanza di legittimità), sta distruggendo l'ultima cosa che rimane di una nazione: il tessuto sociale. E questo, per il potere statunitense, è l'obiettivo da raggiungere.

Ritiene che ad ogni passo di questa guerra, per il governo federale è sempre più difficile spiegare dove stia il nemico. E questo non solo perché i mezzi di comunicazione di massa sono stati superati dalle forme di scambio di informazioni della gran parte della popolazione (non solo, ma anche dalle reti sociali e dalla telefonia mobile); ma anche e, soprattutto, perché il tono della propaganda governativa è passata dal tentativo di inganno allo scherzo. Nello stesso tempo, le "rivelazioni di Wikileaks sulle opinioni dell'alto comando statunitense circa le 'deficienze' dell'apparato repressivo messicano (la sua inefficienza ed il suo connubio con la criminalità) non sono nuovi".

Fin dall'origine, questa guerra non ha una fine ed è persa, perché non ci sarà un vincitore messicano (a differenza del governo, il potere straniero ha sì un piano per per ricostruire / riordinare il territorio), e lo sconfitto sarà l'ultimo angolo dello Stato Nazionale agonizzante: le relazioni sociali che, dando identità comune, sono la base di una nazione. In conclusione, l'identità collettiva del Messico sta per essere distrutta e soppiantata da un'altra. 

La versione completa di questo passaggio dello scritto Sulle Guerre si trova on-line. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/15/index.php?section=politica&article=017n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)

lunedì 14 febbraio 2011

Maderas del Pueblo accusa la Oppdic di vessare gliejidatari di Bachajon

 
 

La Jornada – Lunedì 14 febbraio 2011

Maderas del Pueblo accusa la Oppdic di vessare gli ejidatari di Bachajón e chiede la fine degli aiuti governativi a questa organizzazione

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 13 febbraio. L'organizzazione ambientalista Maderas del Pueblo del Sureste ha denunciato che "le azioni di vessazione e provocazione" contro gli ejidatari di San Sebastián Bachajón (Chilón), che "sono culminate con l'esproprio violento del botteghino di ingresso alle cascate di Agua Azul, sono state perpetrate impunemente da gruppi filogovernativi, appartenenti all'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic)", o vincolati ad essa.

L'organizzazione civile chiede la "sospensione immediata" di ogni "appoggio e copertura" governativa agli ejidatari filogovernativi ed ai membri della Opddic, e sottolinea: "Non possiamo slegare le azioni repressive del governo statale dagli interessi nazionali e transnazionali per il possesso dei territori indigeni chiapanechi, ricchi di risorse naturali strategiche". La loro intenzione è "privatizzarle per il lucro miliardario di impresari e politici associati". Questo "affare" è mascherato "dall'ingannevole schema di 'pagamento per servizi ambientali'".

Maderas del Pueblo sostiene che, anche se negato dalle autorità, "il bottino conteso è l'acqua e la bellezza paesaggistica di questa zona", la ragione di "queste aggressioni impuni", adducendo "un falso 'ecoturismo' (in realtà un turismo elitario d'avventura)", e sotto la copertura "legale ma illegittima" di Area Naturale Protetta.

L'analisi ricorda la Dichiarazione di Comitán, elaborata dall'ex governatore Roberto Albores Guillén e firmata nel 2006 davanti al notaio pubblico dall'allora candidato perredista Juan Sabines Guerrero, che si impegnava ad includerla nel suo piano di governo. Detta dichiarazione si pronunciava per "costruire una nuova Cancun" nel nord del Chiapas, perché il governo federale "deve impegnarsi a sviluppare nei prossimi anni un programma turistico integrale che comprenda Palenque, Agua Azul, Misol-há, Toniná, Yaxchilán, Bonampak e Playas de Catazajá".

Nella sua analisi documentale, Maderas del Pueblo riassume che lo scorso 3 febbraio sono stati fermati "in maniera arbitraria" 117 indigeni aderenti all'Altra Campagna, e sono stati oggetto "di gravi irregolarità durante la loro cattura e durante il loro arresto, subendo minacce e maltrattamenti". Quel giorno, mentre gli ejidatari erano riuniti per concordare una risposta da dare al governo statale "sull'offerta di un tavolo di dialogo", un gran numero di poliziotti statali "hanno eseguito un operativo a sorpresa con il risultato dell'arresto in massa, inseguendo perfino quelli che cercavano rifugio nelle case dei vicini".

Felícitas Treue, del Collettivo Contro la Tortura e L'Impunità (CCTI) ritiene che "sono stati violati i diritti all'integrità personale, alla presunzione di innocenza, al giusto processo, garanzie giudiziarie e protezione legale", e denunciando la "privazione arbitraria della libertà degli ejidatari", segnala che "tra altre irregolarità, non hanno avuto un avvocato né un interprete qualificato, e sono stati minacciati da poliziotti statali e vessati dal Pubblico Ministero".

Il CCTI specifica che il 5 febbraio scorso la Procura Generale di Giustizia dello Stato ha liberato 107 ejidatari, ed il giorno 11 è stato decretato l'arresto per dieci di loro, e condivide la preoccupazione per gli ejidatari tzeltales con la Segreteria Internazionale dell'Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (La Jornada, 13-02-11).

Il giorno 6, il governo del Chiapas aveva annunciato un tavolo di de dialogo "tra le parti", senza la presenzia degli ejidatari dell'Altra Campagna, che sostengono che non è stato rispettato il processo di dialogo interno in corso per la decisione comunitaria. Oltre ad essere stati "violentemente derubati del botteghino da un gruppo di ejidatari filogovernativi", la polizia occupa le loro terre e dieci indigeni, tra loro un minorenne, sono in carcere nel Centro Statale di Reinserimento Sociale N. 17, con le accuse di omicidio aggravato, tentato omicidio, attentato contro la pace e l'integrità fisica e del patrimonio dello Stato (Istruttoria penale 39/2011) http://www.jornada.unam.mx/2011/02/14/index.php?section=politica&article=019n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)



Agua Azul: accordo senza L’Altra Campagna

 
 

La Jornada – Lunedì 14 febbraio 2011

Il Fisco amministrerà il capitale e lo consegnerà in forma equa alle comunità

Abitanti di Chilón e Tumbalá pattuiscono la gestione del botteghino d'ingresso ad Agua Azul

Chilón, Chiapas., 13 febbraio. Ejidatari di San Sebastián Bachajón ed Agua Azul hanno firmato il Patto de civiltà e concertazione per la pace, col quale concordano l'installazione del botteghino unico per l'ingresso al sito turistico che sarà amministrato dalla Segreteria del Fisco che darà certezza e trasparenza alla gestione delle risorse, tutto con l'impegno che le entrate saranno suddivise in parti uguali tra i due gruppi. Al tavolo di dialogo dove è stato mostrato il verbale dell'assemblea firmato da 3 mila ejidatario di Bachajón ed Agua Azul, era presente il governatore Juan Sabines (….).  A partire da questo lunedì inizierà la costruzione del nuovo botteghino che sarà collocato al confine dei municipi di Chilón e Tumbalá e che sarà l'unico ingresso al sito turistico delle Cascate di Agua Azul. (…) L'incontro si è svolto in assenza di coloro che si proclamano dell'Altra Campagna, ai quali il governatore Juan Sabines Guerrero ha rinnovato l'invito al dialogo..

Il governatore Juan Sabines ha comunicato di aver istituito un vitalizio alla madre della persona deceduta durante gli scontri del 2 febbraio scorso. (…) http://www.jornada.unam.mx/2011/02/14/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


Arrestati con l'inganno gli indigeni ad Agua Azul


La Jornada – Domenica 13 febbraio 2011

Si dichiarano innocenti gli indigeni arrestati in Chiapas per omicidio. Arresti avvenuti con l'inganno.

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 12 febbraio. In contraddizione con la versione ufficiale che attribuisce loro un omicidio ed altri presunti reati, i 10 indigeni aderenti all'Altra Campagna dell'ejido San Sebastián Bachajón, attualmente detenuti nella prigione di Playas de Catazajá, si dichiarano innocenti. In questo stesso senso si è espressa l'assemblea degli ejidatarios di San Sebastián, che giovedì 10 ha installato un presidio di denuncia al crocevia per le cascate di Agua Azul, e sostengono che "i detenuti sono ostaggi del governo dello stato per obbligarli ad accettare il dialogo".

Secondo l'assemblea degli ejidatarios tzeltales, "quelli che avevano le armi, erano del gruppo di priisti, con Carmen Aguilar Gómez e suo figlio, ed i suoi compagni, che ci sparavano addosso, e loro dichiarano che c'è stato un morto e dei feriti dando la colpa ai compagni dell'Altra Campagna".

Nei fatti, successi lo scorso 3 febbraio, effettivamente ha perso la vita Marcos Moreno García, del gruppo priista che il giorno prima aveva preso con la forza la cabina di riscossione di accesso alle cascate. Poco dopo erano stati "fermati" dalla polizia 117 ejidatarios dell'Altra Campagna, con un misto di minacce ed inganni. Questi negano di avere ucciso (né sparando, né in altro modo) Moreno García. E denunciano di essere stati torturati.

Dalla fine di gennaio gli ejidatari denunciano minacce del gruppo priista (minoritario e senza rappresentanza legittima), che avrebbe preso la cabina di pedaggio che l'ejido gestisce dal 2008, e che è stato già causa di conflitti e repressioni poliziesche. La minaccia si è compiuta il 2 febbraio. Il giorno seguente gli ejidatari dell'Altra Campagna hanno tentato di recuperare il posto e sono stati affrontati dagli invasori, che come in altre occasioni contavano sul sostegno di poliziotti municipali e statali.

Dal carcere n.17, a Catazajá, gli indigeni formalmente arrestati sostengono che a provocare le violenze è stato il gruppo del "secondo commissario ufficiale" Francisco Guzmán Jiménez (Goyito), "e sono stati loro a bloccare la strada". Bisogna ricordare che questo gruppo, filogovernativo, serve da punta di lancia per il progetto turistico privato Visión 2030, che comprende lo stabilimento balneare dell'ejido Agua Azul ed i terreni di San Sebastián.

Riferiscono che il giorno 3 gli ejidatari dell'Altra Campagna si erano riuniti vicino al crocevia: "I gruppi legati ai partiti avevano abbattuto degli alberi per impedirci di passare ed andare a recuperare la cabina di riscossione. Qualche ora dopo siamo stati circondati da centinaia di poliziotti e ci hanno chiesto se volevamo discutere della cabina, ma gli ejidatari hanno risposto di no".

I comandanti di polizia hanno deciso che "se non volevamo parlarne era meglio portarci in un 'posto sicuro'". Così, gli indigeni sono stati obbligati "a mettersi in fila e salire uno alla volta su due autobus, su uno sono saliti 58 ejidatarios e sull'altro 59 e, trattati come animali siamo stati portati a Palenque, nella colonia Pakalná". Lì "quelli che non capivano lo spagnolo" sono stati torturati.

In carcere attualmente si trovano Mariano Demeza Silvano (minorenne), Domingo Pérez Álvaro, Pedro Hernández López, Miguel López Deara, Domingo García Gómez, Juan Aguilar Guzmán, Pedro García Álvaro, Jerónimo Guzmán Méndez, Pedro López Gómez e Miguel Álvaro Deara.

Questi erano stati portati alla Procura Distretto Selva per rilasciare le loro dichiarazioni, come il resto dei fermati, "e siccome hanno visto che sapevamo un po' leggere e scrivere, i Pubblici Ministeri insistevano che mettessimo per iscritto su un foglio il nome del colpevole dei fatti successi il 2 febbraio, ed uno di noi ha detto che non lo sapevamo perché quel giorno eravamo al lavoro" (pertanto, alcuni degli inquisiti non si trovavano nemmeno sul luogo dei fatti).

Jerónimo Guzmán Méndez, "uno degli ultimi ad essere stati ascoltati", come altri suoi compagni, non ha avuto un adeguato interprete legale e gli sono state attribuite dichiarazioni false senza possibilità di smentirle, in uno scritto che "pur di accusarlo, gli hanno dato la colpa di tutto quanto è accaduto, ed è anche scritto che non sa parlare castigliano, né scrivere". Gli ejidatari concludono definendosi "prigionieri politici in difesa delle nostre terre". http://www.jornada.unam.mx/2011/02/13/index.php?section=politica&article=019n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


lunedì 7 febbraio 2011

Frayba accusa il governo di criminalizzare L'AltraCampagna

 

La Jornada – Lunedì 7 febbraio 2011

Il Frayba accusa il governo di criminalizzare L'Altra Campagna

Elio Henríquez. Corrispondente . San Cristóbal de Las Casas, Chis., 6 febbraio. Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) ha documentato "violazioni al giusto processo" durante il fermo dei 116 indigeni dell'Altra Campagna del municipio de Chilón, nel centro turistico delle cascate di Agua Azul, 10 dei quali sono stati arrestati la notte di sabato come presunti omicidi e rinchiusi nel Carcere di Playas de Catazajá.

In un comunicato, segnala che secondo le testimonianze degli indigeni, è falsa la versione ufficiale secondo la quale avrebbero bloccato la strada San Cristóbal-Palenque e che ci fossero 17 turisti in ostaggio. 

L'organizzazione presieduta dal vescovo di Saltillo, Coahuila, Raúl Vera López, sostiene che i fermati non sono 116, come assicurato dalla Procura Generale di Giustizia dello Stato (PGJE), bensì 117, quindi le persone liberate sabato sono 107, tra queste un minorenne.

Sostiene che le autorità statali "perseguono e criminalizzano gli ejidatarios, aderenti all'Altra Campagna, ogni volta che sono loro stessi ad essere aggrediti e derubati in maniera violenta della cabina di riscossione da parte di un gruppo numeroso di ejidatarios priisti". 

Aderenti e priisti dell'ejido San Sebastián Bachajón, Chilón, si sono scontrati il 2 febbraio scorso ad Agua Azul - a circa 150 chilometri da questa città - per il controllo della cabina di riscossione, con risultato di un morto ed almeno due feriti, militanti del PRI.

Il Frayba afferma che "il fermo delle 117 persone è avvenuto il 3 febbraio, alle 11:30 circa, quando il gruppo di ejidatarios si trovava in strada, all'altezza dell'entrata alle cascate di Agua Azul, per concordare la risposta da dare al governo statale riguardo l'offerta di dialogo e negoziazione che gli operatori politici della zona avevano presentato loro".

Citando gli aderenti, aggiunge che erano in riunione quando "si sono avvicinati circa 300 poliziotti che hanno lanciato un lacrimogeno che è caduto in una dalle pentole di fagioli che stavano cuocendo, e poi un comandante del corpo si è avvicinato per chiedere la risposta", che è stata negativa, nel senso di non accettare il dialogo proposto dal governo.

Segnala che "la risposta negativa degli ejidatarios era dovuta al fatto che prima avevano denunciato pubblicamente i piani del governo statale di creare uno scenario di scontro per reprimere e poi gestire il conflitto, prendendo il controllo definitivo della zona, perché ci sono interessi territoriali strategici di investimenti turistici e di esproprio contro le comunità che abitano in questo luogo".

"Sulla base delle informazioni documentata che possiede, questo Centro conferma le violazioni al giusto processo che tutte le persone fermate hanno subito, consistenti nel non avere un avvocato o un rappresentante legale, né un traduttore, tra le altre. È chiara l'azione repressiva del governo dello stato, il quale agisce insieme alle autorità ufficiali (priiste) per segnalare e fermare in maniera arbitraria gli ejidatarios aderentiall'Altra Campagna", conclude. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/07/index.php?section=politica&article=017n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


sabato 5 febbraio 2011

Arrestati 121 indigeni dell'Altra Campagna dopo gliscontri ad Agua Azul

 

La Jornada – Venerdì 4 Febbraio 2011

Sgomberato il presidio dell'Altra Campagna sulla strada Ocosingo-Palenque

121 indigeni dell'Altra Campagna arrestati dopo gli scontri con i priisti

Elio Henríquez

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 3 febbraio. Vicino a mezzo migliaio di poliziotti statali e federali, appoggiati da elementi dell'Esercito Messicano, hanno sgomberato centinaia di indigeni del municipio di Chilón, aderenti all'Altra Campagna, che bloccavano la strada Ocosingo-Palenque, ed hanno arrestato 121 persone, hanno comunicato fonti non ufficiali. 

Gli indigeni avevano bloccato la strada in segno di protesta perché decine di priisti dello stesso municipio di Chilón mercoledì scorso avevano tolto loro il controllo della cabina di riscossione al sito turistico delle Cascate di Agua Azul, ad oltre 150 chilometri da questa città, controllo che mantenevano da due anni. 

Secondo alcuni informatori, autorità statali e federali alle ore 10 di giovedì hanno trasferito per via aerea 17 turisti di Stati Uniti, Francia, Argentina e Messico, che non erano riusciti a lasciare il sito. 

 

Un morto e due feriti

 

Membri dell'Altra Campagna, abitanti dell'ejido San Sebastián Bachajón, nel municipio Chilón, si erano scontrati con i priisti del luogo per il controllo della cabina di riscossione per entrare nel sito turistico; negli scontri c'è stato un morto (Marcos Moreno García), due feriti (Tomás Pérez de Ara ed un'altra persona di cui non si conosce il nome), militanti del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). 

Le autorità statali in un comunicato hanno dichiarato che l'operativo congiunto per il ritiro dei manifestanti è stato realizzato in maniera "pacifica", e conformemente al "protocollo degli sgomberi". Aggiungono che la Procura Generale di Giustizia del Chiapas, su mandato della Procura del Distretto Selva, ha avviato l'istruttoria numero 80/SE74-T2/2011 "per determinare i responsabili dei reati di omicidio, lesioni, danni, privazione illegale della libertà ed attacco alle vie di comunicazione". 

Sottolineano che il sito turistico è stato recuperato ed è protetto da elementi della Polizia di Pubblica Sicurezza e Protezione Civile, che la comunità di Agua Azul "è tornata alla normalità, e si mantengono le misure preventive corrispondenti, come il rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine".

Dichiarano che i 121 fermati sono stati portati a Palenque affinché rilascino le loro dichiarazioni al pubblico ministero e siano sottoposti alla prova del guanto di paraffina. 

Il priista Francisco Guzmán, presidente del commissariato ejidale di San Sebastián, ha assicurato che, come rappresentante del gruppo, seguirà le vie legali per risolvere il conflitto, e che era programmata un'assemblea per il 18 di questo mese, allo scopo di decidere "che strada prendere, ma un gruppo di ejidatarios non ha aspettato" ed ha deciso di prendere la cabina, perché si devono riscuotere ancora 190 mila pesos di imposte.

Alla radio locale Guzmán ha detto che i suoi compagni sono tranquilli "perché hanno cacciato quelli dell'Altra Campagna; ci sono 120 arrestati che si trovano a Palenque. Le autorità sono intervenute grazie al governatore Juan Sabines Guerrero". http://www.jornada.unam.mx/2011/02/04/index.php?section=politica&article=023n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)

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