venerdì 30 settembre 2011

Cacicchi distruggono scuole bilingui di Chilon


La Jornada – Giovedì 29 settembre 2011
HERMANN BELLINGHAUSEN
Il giorno 24, nella comunità di Guaquitepec, municipio di Chilón, Chiapas, un gruppo di 100 contadini guidati dai cacicchi locali Juan Pérez Gutiérrez; Antonio Mazariegos López, El Azul (su entrambi pendono mandati di cattura), Tomás Gómez Vázquez ed Alejandro López Gómez sono entrati in modo violento ed hanno distrutto le installazioni della secondaria bilingue Emiliano Zapata, così come il liceo interculturale Bartolomé de Las Casas.
Da tre lustri questi istituti forniscono un'istruzione bilingue ed interculturale di qualità. Gli studenti provengono da molte comunità tzeltales di Chilón, Ocosingo, Altamirano e dalla zona chol del nord. Ma, chi distrugge scuole, libri, materiale scolastico?
Le strutture comunitarie saccheggiate fanno parte del progetto Sviluppo comunitario, del Patronato pro Educazione Messicana. Insegnanti e collaboratori di questo progetto denunciano che lo scorso fine settimana si sono verificati scontri nella comunità di Guaquitepec, con un saldo di quattro feriti: "due dei nostri compagni e due dalla loro parte, oltre alla distruzione parziale delle scuole, del laboratorio e quasi dell'intero laboratorio informatico".
Successivamente, gli aggressori si sono diretti alle case di Antonio Jiménez Álvarez e Juan Pérez Hernández, promotori del progetto educativo dalla sua fondazione: "sono stati tirati fuori a forza, picchiati e tenuti per ore legati nella piazza centrale". Questo "gruppo di invasori" occupa gli edifici scolastici e da lunedì ha iniziato ad abbattere tutti gli alberi del podere con l'intenzione di radere al suolo completamente le scuole.
Il giorno 24 la tensione era alta ed è culminata negli scontri tra chi difendeva le scuole ed i saccheggiatori. Nel corso della notte sono arrivati circa 50 poliziotti che però non sono intervenuti. Tutti quelli che lavorano al progetto sono minacciati ed alcuni hanno dovuto abbandonare la comunità. Docenti e rappresentanti comunitari hanno poi tenuto una conferenza stampa: "Nonostante gli sforzi delle istanze governative per risolvere in maniera legale il conflitto, ci preoccupa che il ritardo nell'esecuzione dei mandati di cattura già emessi e che il ripristino dell'ordine e della sicurezza nella comunità si traduca in un'escalation di violenza e tensione". Tutte le scuole della comunità hanno sospeso le lezioni.
Denunciano in particolare l'atteggiamento del delegato di governo, Antonio Moreno López, "attore chiave" nel conflitto, che "ha legami col leader invasore El Azul", che nel maggio scorso ha sequestrato funzionari pubblici, i quali hanno dovuto sborsare 10 mila pesos per la loro liberazione. In questa occasione, il delegato avrebbe impedito alla polizia di fermare il saccheggio ed arrestare i responsabili.
Bisogna ricordare che il 17 gennaio scorso il gruppo guidato dai cacicchi Mazariegos López, Pérez Gutiérrez, Hernández González e Gómez Vázquez, sui quali oggi pendono mandati di cattura, invase il plesso scolastico della secondaria Emiliano Zapata. Allora "si avviò un processo di negoziazione con l'intermediazione della Segreteria di Governo". Ciò nonostante, "il gruppo invasore non ha mai ceduto e si è sempre rifiutato di andarsene". E' stata quindi sporta denuncia penale per l'abuso ed il giorno 22 i poliziotti giudiziari hanno fermato Hernández González e Gómez Vázquez. "Per rappresaglia, il giorno 23 alle 9:30 gli invasori, guidati da Mazariegos López e Pérez Gutiérrez, hanno sequestrat Marco Antonio López López, poi liberato ad Ocosingo il giorno dopo".
Michael Chamberlin, a nome dei collaboratori delle scuole attaccate, sottolinea il carattere "simbolico" di una violenza che colpisce decine di comunità e che il delegato Moreno López, quando era sindaco di Chilón, "fomentava il conflitto relativo alla cabina di riscossione a San Sebastián Bachajón" ed è vincolato a gruppi di stampo paramilitare, come Opddic e Chinchulines. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/29/politica/018n1pol

lunedì 26 settembre 2011

Ancora invasione di terre e aggressioni da parte dellaOCEZ


 
DENUNCIA PUBBLICA
Giovedì 22 settembre 2011
 
Comunità Candelaria el Alto, Municipio de Venustiano Carranza, Chiapas
Aderente all'Altra Campagna
 
Alle Giunte di Buon Governo
Alla sesta Internazionale
Alle/Agli Aderenti all'Altra Campagna Nazionale e Internazionale
Alle Organizzazioni dei Diritti Umani Statali, Nazionali e Internazionali
Ai Mezzi di Comunicazione Indipendenti
Ai Media di Massa
Al Congresso nazionale Indigeno
Al Popolo del Messico e del Mondo
 
Compagni e compagne, fratelli e sorelle del Messico e del mondo, attraverso questo tramite rendiamo pubblica questa denuncia per i fatti successi ieri 21 settembre 2011.
 
I fatti:
 
Il giorno di ieri ci trovavamo nella nostra postazione dove svolgiamo le guardie a causa della situazione che si sta vivendo nella nostra comunità di Candelaria el Alto, per l'occupazione di terre da parte di membri della OCEZ R.C di Nuevo San José la Grandeza, che dal 6 aprile scorso occupano la nostra proprietà El Desengaño. Hanno seminato la nostra terra con mais ed ora fagioli e visto che questi vanno e vengono burlandosi di noi, abbiamo deciso di non farli più passare. Ieri, a tre persone, Bulmaro del la Cruz Méndez, Rey David Solano e Candelario del la Cruz Méndez, è stato impedito di passare. I tre sono tornati nella propria comunità e noi abbiamo continuato le nostre guardie. Qualche ora dopo queste tre persone sono andate ad avvertire altri compagni della OCEZ R.C e sono venute con dieci individui che subito hanno cominciato a provocare e insultare. In quel momento c'era un ragazzino di 14 anni che è fuggito dopo aver ricevuto un pugno in faccia, subito abbiamo scattato delle foto come prova delle ferite al volto. Ci siamo avvicinati a loro a 50 metri di distanza per dire loro che non avevano alcun diritto di stare nelle nostre terre né di aggredirci. Loro si sono avvicinati ed hanno iniziato a tirarci delle pietre; fumavano marijuana e ci hanno aggredito a sassate e noi ci siamo difesi. C'è stato uno scontro tra questi membri della OCEZ R.C e noi che siamo aderenti all'Altra Campagna. La nostra intenzione non era di cercare lo scontro, ma di esigere rispetto.
 
Durante gli scontri Rubén de la Cruz Méndez, membro della OCEZ R.C ha cercato di colpire un nostro compagno con un coltello ma siamo riusciti a bloccarlo. Dopo lo scontro i membri della OCEZ R.C si sono messi in contatto con le persone che si trovano sulle nostre terre e che appartengono alla colonia San José la Grandeza e che sono della stessa organizzazione. Sono arrivate 60 persone incappucciate e vestite di nero, armate e sparando con armi di grosso calibro. La sparatoria è durata qualche circa due ore e poi se ne sono andati. Inoltre, lo stesso giorno intorno alle 9.30 hanno tagliato l'energia elettrica della comunità cosicché non potessimo comunicare. Da ieri ci minacciano di entrare nelle nostre case ed aggredirci. Sappiamo che queste minacce ed aggressioni hanno lo scopo di farci abbandonare le nostre terre perché se le prendano loro.
 
Ma questa terra è nostra non intendiamo venderla e tanto meno abbandonarla. Riteniamo urgente dare soluzione al nostro problema e vogliamo essere rispettati perché noi abbiamo avuto sempre buona volontà. Vogliamo ricordare che quando José Manuel Hernández Martinez, alias il "Chema" fu arrestato, il governo ci venne a cercare per farci sporgere denuncia contro la OCEZ R.C per l'esproprio delle nostre terre, ma noi non l'abbiamo fatto perché non pensiamo che metterlo in prigione sia il modo di risolvere il problema, ma che il governo rispetti quanto concordato in occasione della prima invasione di 98 ettari di terra. C'è un verbale di accordo con data 20 luglio 2004 e firmato dalle tre parti, governo, OCEZ R.C e la comunità di Candelaria el Alto. Fino ad oggi il governo non ha mantenuto la sua parola. Nemmeno la OCEZ R.C l'ha mantenuta e dal 2005 tentano di sottrarci un'altra porzione della nostra terra. Il 6 aprile 2011 si sono impossessati di 185 ettari e per farci  pressione non ci lasciarono lavorare la poca terra che ci resta. Vogliamo far notare che nel periodo in cui sono rimasti nella nostra proprietà El Desengaño si sono rubati la maggior parte del filo spinato che divide gli appezzamenti e due cavalli che hanno rubato il 3 gennaio scorso. Il 19 luglio sono tornati a portarsi via altri due cavalli.
 
Da quando si sono installati nella proprietà hanno bruciato 1 ettaro di canna da zucchero. Hanno ucciso diverse mucche, alcune per mangiarsele ed altre per venderle.
 
Riteniamo il governo responsabile di quanto sta accadendo perché invece di dare soluzione al problema sta rafforzando la OCEZ R.C gruppo Nuevo San José la Grandeza, Municipio di Venustiano Carranza, e lo riterremo responsabile di qualunque cosa possa succederci. Temiamo per la sicurezza delle nostre famiglie poiché la OCEZ R.C ci minaccia, intimorisce, provoca e circonda le nostre case per aggredirci. Vogliamo dire alla OCEZ R.C che non si può togliere il pane a noi che, come loro, siamo contadini e che si rendano conto del fatto che stanno beneficiando il malgoverno.
 
Esigiamo che il governo dello stato intervenga il più presto possibile data la situazione di pericolo che le nostre famiglie stanno vivendo. 
 
Distintamente 
Comunità organizzata Candelaria el Alto, aderente all'Altra Campagna.
 
LA TIERRA NON SI VENDE SI LAVORA E SI DIFENDE!
VIVA L'ALTRA CAMPAGNA!
 
 
Este es un espacio abierto para pueblos y organizaciones
que buscan compartir su palabra. La postura difundida,
no necesariamente constituye la valoración de este Centro.
El espacio de denuncia pública es de todas y todos.
 
Visita nuestro Blog: http://www.chiapasdenuncia.blogspot.com/
----------------------------
Área de Sistematización e Incidencia / Denuncia Pública
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C.
Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Código Postal: 29240
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
Fax +52 (967) 6783551
denunciapublica@frayba.org.mx
www.frayba.org.mx
Facebook: Chiapas Denuncia Pública
 

venerdì 23 settembre 2011

Ancora invasione di terre zapatiste


La Jornada – Giovedì 22 settembre 2011
 Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 21 settembre. Dal caracol zapatista Resistencia hacia un nuevo amanecer, a La Garrucha, la giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro ha accusato i governi federale, del Chiapas ed i municipi ufficiali di "organizzare i paramilitari". E sostiene che: "E' evidente che il denaro fornito dall'ONU tramite il PNUD è per armare i paramilitari contro le nostre basi di appoggio e distruggere l'autonomia". 
Questo, mentre denunciano provocazioni ed esproprio di terre recuperate del villaggio Nuevo Purísima (municipio autonomo Francisco Gómez) da parte di persone provenienti dai quartieri Puerto Arturo e San José las Flores della città di Ocosingo, che dicono di non appartenere a nessuna organizzazione, sebbene ricevano evidente appoggio dal municipio panista.
La JBG sostiene che "Felipe Calderón Hinojosa e Juan Sabines Guerrero sono i principali dirigenti dei paramilitari". E chiede: "Dove sta la pace di cui tanto parlano? E' questa è la pace, mandare gente armata a cacciarci dalle nostre terre? Questo è lo sviluppo che danno le Nazioni Unite?".
I governanti non "fanno niente perché sono loro stessi gli organizzatori, quelli che agiscono col denaro delle imposte del popolo del Messico e quello dell'ONU, impiegano i soldi per distruggere la pace degna che vogliamo noi zapatisti". La JBG avverte: "Non vogliamo morire, ma i malgoverni ci obbligano a morire, perché ci difenderemo, che sia chiaro".
Ed aggiunge: "Sappiamo molto bene quali sono i loro piani, i loro inganni, le fregature, organizzano la gente per provocarci, redigono documenti false relativi alle terre recuperate, cioè provocano conflitti per impedire la nostra autonomia".
I "manipolatori" che favoriscono le provocazioni "sono i presidenti municipali che pagano i dirigenti", che, secondo la JBG, "sono gli stessi che falsificano i documenti delle terre recuperate".
Lo scorso 18 settembre, un gruppo di 45 persone, che dicono essere "indipendenti", sono andati nel villaggio Nuevo Purísima a "prendere possesso"  di un terreno recuperato di 178 ettari dove lavorano le basi di appoggio zapatiste. "Queste persone sono organizzate dal malgoverno e sono venute a provocare le basi di appoggio dell'EZLN. Figurarsi che sono arrivate su due camion della presidenza municipale di Ocosingo, presieduta da Arturo Zúñiga Urbina".
Interpellata sull'organizzazione, la signora Angélica Matilde, di Ocosingo, che guida il gruppo, "ha risposto in maniera molto minacciosa dicendo che loro non hanno organizzazione e che sono disposti a tutto perché hanno i documenti; tutti sono armati di machete".
Il giorno 19, verso le ore 8, un altro gruppo di 100 persone delle fattorie Las Conchitas e dell'ejido P'ojcol (municipio di Chilón), "che sono paramilitari", segnala la JBG, "sono venuti a "prendere possesso" di un terreno recuperato dove lavorano e vivono i nostri compagni basi di appoggio del villaggio Nuevo Paraíso, che appartiene al municipio autonomo Francisco Villa". Armi in pugno, queste persone "hanno cominciato a misurare i confini del terreno recuperato".
La JBG assicura che difenderà "tutte le terre recuperate dall'EZLN costi quel che costi, ed il malgoverno sa bene che le terre recuperate sono state già indennizzate dal 1994, e non permetteremo più che ci vengano a strappare le nostre terre né che continuino ad abusare e perseguitare i nostri compagni".
 

martedì 20 settembre 2011

Zedillo denunciato negli Stati Uniti per il massacro diActeal


La Jornada – Martedì 20 settembre 2011
Alfredo Méndez
Sopravvissuti e familiari delle vittime del massacro di Acteal hanno presentato in forma anonima, lo scorso 16 settembre, un'insolita denuncia penale ad una corte federale degli Stati Uniti contro l'ex presidente Ernesto Zedillo che accusano di reati di lesa umanità.
I querelanti accusano il politico priista di essere l'autore intellettuale di una "guerra di bassa intensità" in Chiapas, sfociata nel massacro di 45 persone, tra uomini, donne e bambini indigeni, il 22 dicembre 1997, nella comunità di Acteal.
La denuncia è stata istruita dopo diversi mesi dall'ufficio legale Rafferty Kobert Tenenholtz Bounds & Hess, con sede a Miami, specializzato in diritto internazionale; i  querelanti si sono basati su diverse leggi statutarie degli Stati Uniti che permettono agli stranieri, che siano stati vittime di atti di tortura e crimini di guerra in altri paesi, di denunciare i loro carnefici presso i tribunali statunitensi.
Tra le prove presentate dai querelanti, spicca un Rapporto della Segreteria della Difesa Nazionale che fa riferimento ad un piano dell'Esercito in Chiapas, realizzato nel 1994, il cui obiettivo era creare bande paramilitari, sgomberare la popolazione e distruggere le basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
La denuncia è stata presentata alla corte federale del Connecticut, distretto dove Zedillo ha il suo domicilio. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/20/politica/012n3pol

Autonomia zapatista: la piu' avanzata e completa

 

La Jornada – Domenica 18 settembre 2011
 
Elio Henríquez. Corrispondente. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 17 settembre. L'autonomia che si sta costruendo nei municipi sovrani del Chiapas è "la più avanzata e di maggior simbolismo, perché qui c'è la culla del movimento zapatista", ha affermato la ricercatrice Magdalena Gómez.
Se non fosse per "gli attacchi dello Stato con l'inadempimento degli accordi di San Andrés - firmati il 16 febbraio 1996 -, lo zapatismo avrebbe una struttura sociale così indipendente che non possiamo nemmeno immaginare", ha dichiarato in un'intervista la studiosa del tema.
Ritiene che questa autonomia "non ha ritorno, benché presenti contraddizioni, problemi e conflitti, molti di questi causati dalla stessa politica dello Stato di voler utilizzare gli aiuti ufficiali come via per cooptare e indebolire.
"Credo che nell'ipotesi, nell'illusione e nella speranza che nel paese le cose cambino, non significa certo che si cancelleranno le autonomie costruite in maniera integrale".
Sostiene che l'indipendenza nelle comunità ribelli "va consolidandosi nella misura in cui resiste in mezzo alle tensioni ed aggressioni, soprattutto della politica dell'attuale governo che apparentemente presenta un progetto basato sui diritti umani e conta su un'ampia copertura delle agenzie dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)".
Gómez che è stata intervistata nei giorni scorsi in occasione della presentazione del Rapporto Annuale del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, intitolato Late la tierra en las veredas de la resistencia [La terra pulsa sui sentieri della resistenza - n.d.t.], ha dichiarato che "tra le esperienze presenti nel paese, l'autonomia zapatista continua ad essere la più completa, quella che ha giunte di buon governo, perché abbiamo quella di Guerrero che è molto importante, e benché abbia ampliato la sua azione, continua ad essere molto incentrata sulla polizia comunitaria, sull'applicazione della giustizia, ma non sulla completezza che si ha con le giunte in Chiapas".
Segnala che l'autonomia ribelle "si è mantenuta come risposta al governo, con un costo molto alto. Insisto, gli zapatisti mantengono l'autonomia rispetto allo Stato quando questo avrebbe l'obbligo di appoggiarla e sostenerla se le cose avvenissero in termini di esercizio del diritto".
La docente universitaria ed anche collaboratrice di La Jornada, ha sottolineato che è alto "il costo che pagano le comunità zapatiste per non accettare gli aiuti del governo ai quali hanno diritto, perché lo Stato ha l'obbligo di appoggiare e finanziare le autonomie che ha riconosciuto".
- Questa autonomia può essere una via d'uscita alla violenza che imperversa nel paese?
- In alcune comunità la stanno utilizzando come alternativa di fronte al fallimento dello Stato. Dicono: 'ora ci autodifendiamo, auto-organizziamo', ma io dico: se lo Stato non serve a questo, a che cosa serve? Se non è in grado di garantire la sicurezza ed i diritti del popolo che si suppone abbia creato, a che cosa serve? Oggi abbiamo uno Stato assolutamente deviato". http://www.jornada.unam.mx/2011/09/18/politica/017n1pol

Paz y Justicia scatena la guerra a San Patricio


La Jornada – Lunedì 19 settembre 2011
Il Centro dei Diritti delle Donne del Chiapas (Cdmch) dice che Paz y Justicia sta scatenando la guerra a San Patricio
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 18 settembre. Il Centro dei Diritti delle Donne del Chiapas (Cdmch) accusa "i paramilitari di Paz y Justicia", il PRI ed il PVEM "del clima di guerra contrainsurgente scatenato il giorno 7 ed accresciuta con inusitata violenza il giorno 13 contro la comunità San Patricio, municipio autonomo La Dignidad", da parte di coloni dei municipi ufficiali di Sabanilla e Tila.
La situazione di assedio armato e persecuzione contro San Patricio, nella zona nord dello stato, ha generato diversi pronunciamenti di allarme e solidarietà, e la convocazione della Rete contro la Repressione di una mobilitazione nazionale ed internazionale il prossimo 22 settembre.
Le donne del Cdmch si uniscono alle proteste "per queste aggressioni che terrorizzano le abitanti della regione, attraverso cui si vogliono sottrarre ai compagni zapatisti le terre recuperate dai proprietari terrieri e che coltivano per il loro sostentamento quotidiano".
L'organizzazione sostiene: "In particolare denunciamo Paz y Justicia che, con l'appoggio del governo e dell'Esercito federale, imperversa da 15 anni nella zona nord, attaccando le comunità organizzate e quelle zapatiste, trasformando le donne in bottino di guerra, per porre fine alla giusta ribellione zapatista e di tutti i contadini che si oppongono alle politiche neoliberiste".
Secondo la Cdmch, "nella congiuntura elettorale, gruppi priisti come Paz y Justicia assumono una posizione belligerante per riprendere il potere della regione e dello stato, facendo conoscere, con i fatti accaduti a San Patricio, le intenzioni del PRI, alleato col PVEM, di recuperare con la violenza e a qualunque prezzo, il potere politico nei municipi e nelle regioni abitate dagli zapatisti".
Da parte sua, la Rete contro la Repressione, formata da collettivi dell'Altra Campagna, respingono le aggressioni e sostengono che "la violenta pressione che esercitano con impunità i paramilitari" è tale per provocare l'abbandono delle terre da parte delle basi zapatiste. "La minaccia di ucciderli è un'ulteriore dimostrazione della strategia paramilitare, dissimulata da tutti i livelli di governo", per continuare la guerra contro i popoli zapatisti.
"Chi da diversi luoghi del Messico e del mondo ammira e rispetta il degno percorso zapatista, ha visto che le istituzioni sanno solo generare violenza e guerra, e sappiamo che i responsabili di quello che potrà succedere a San Patricio sono i governi federale e statale, ed i presidenti municipali di Sabanilla, Jenaro Vázquez López, e di Tila, Sandra Luz Cruz Espinoza".
Nella sua convocazione ad una "mobilitazione nazionale ed internazionale" questa settimana, la Rete denuncia l'incremento delle aggressioni contro le comunità zapatiste. "Da luglio ad oggi, le giunte di buon governo hanno denunciato pubblicamente più di sei aggressioni realizzate da gruppi di stampo paramilitare o con direttivi paramilitari come la ORCAO".
Il caso di San Patricio "è molto grave, poiché i compagni sono assediati da forze paramilitari e si teme per la loro vita". Quanto sopra "contrasta con le dichiarazioni del governo statale di aver progredito nella soluzione pacifica dei problemi e col disarmo dei vecchi gruppi armati, che ora si presentano sotto altri nomi e sigle, ma con le stesse persone alla guida e la compiacenza dei poliziotti e dei titolari dei malgoverni".
Per la Rete, "questo clima di minaccia fisica vuole distruggere l'autonomia zapatista che è uno schiaffo per chi è a capo delle istituzioni, perché mentre queste spendono  migliaia di milioni di pesos nella guerra contro l'insicurezza, sono i territori zapatisti le zone più sicure del paese, e quelle che escono dalla miseria in cui sono stati cacciati comunità e popoli indios".
Lo scorso 15 settembre, durante la celebrazione nell'ambasciata messicana di Parigi per il "Grido della dipendenza", come l'hanno ribattezzato, alcuni collettivi francesi hanno distribuito alle centinaia di presenti, informazioni "su cosa c'è dietro la guerra del governo di Calderón e sulle aggressioni paramilitari contro le basi zapatiste a San Patricio". http://www.jornada.unam.mx/2011/09/19/politica/031n1pol

venerdì 16 settembre 2011

Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità

Messico- Il movimento per la Pace è in Chiapas, e Javier Sicilia visita il Caracol di Oventik

Contiunua l'assedio dei paramilitari alla comunità zapatista di San Patricio

La Carovana al sud del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità è giunta in questi giorni in Chiapas. La guerra che negli ultimi 5 anni sta martoriando il paese, qua in Chiapas è da almeno 5 secoli che è cominciata come ricordano da sempre gli zapatisti e le popolazioni indigene. Una guerra messa in atto dalle forze dello stato e da gruppi paramilitari contro i poveri e contro coloro che alzano la testa, siano essi indigeni, contadini, migranti, militanti o attivisti dei diritti umani.

Il Frayba, organizzazione in difesa dei diritti umani sempre a fianco della comunità indigene ed autonome, insieme ad altre organizzazioni della regione hanno dato il benvenuto alla carovana con un comunicato in cui ricordano che dopo l'insurrezione zapatista del 1994 il governo ha trasformato lo stato del Chiapas in uno scenario di guerra: "qui viviamo una guerra con gravi e profonde conseguenze da almeno 18 anni, una strategia di contrainsurgencia con una forte occupazione militare del territorio, la formazione di gruppi paramilitari, la repressione e la criminalizzazione della protesta sociale e dei difensori dei diritti umani".

Questa guerra, come nel resto del paese, sta tentando di distruggere il tessuto sociale e comunitario, disarticolare le reti di solidarietà e di organizzazione tra cittadini, con lo scopo finale di consegnare i territori e le loro risorse ai grandi poteri economici transnazionali. Solo negli ultimi anni il governo federale ha dato in concessione più del 20% del territorio nazionale a imprese straniere per sfruttamento minerario, e centinaia di comunità, da quelle Wirrarika nel nord del paese, a quelle della Costa Chica-Montagna nel Guerrero, stanno lottando per la difesa del loro territorio. In Chiapas questa nuova forma di "accumulazione originaria", come viene definita da molti autori latinoamericani, prende il nome di progetti ecoturistici, megadighe, o riserva naturale come il caso della Biosfera dei Montes Azules nella Selva Lacandona in cui il governo sta cercando di sgomberare comunità zapatiste, mentre costruisce infrastrutture per l'estrazione petrolifera o la biopirateria.

Il maggiore ostacolo per le grandi imprese transnazionali sono le popolazioni che vivono questi territori, e che gestiscono le risorse in una maniera sensata e sostenibile, ma non accettabile per chi pensa alla natura come solo ad una merce per moltiplicare i profitti. Nel territorio zapatista molte delle terre sono state sottratte ai latifondi nel 1994, e da allora appartengono alle comunità e sono lavorate collettivamente. Per questo, negli ultimi anni, una delle principali strategie di controinsurgenza del governo si centra nell'attacco alle "terre recuperate"; il lavoro sporco è dato in mano a gruppi paramilitari che aggrediscono le comunità. L'ultimo episodio è prorpio di questi giorni, ed ancora non si è concluso; sta avvenendo nella comunità zapatista di San Patricio, appartenente alla zona del Caracol di Roberto Barrios, in cui i paramilitari stanno assediando la comunità, hanno distrutto raccolti e case, e minacciano di uccidere gli zapatisti. Il tutto sotto il silenzio-assenso del governo del Chiapas e le sue forze di polizia.

La carovana del Movimento per la Pace ha visitato Ciudad Hidalgo, città di frontiera tra Chiapas e Guatemala, per ricordare i migliaia di migranti centroamericani che attraversano il Messico, molti dei quali vengono assaltati o uccisi dalla polizia o da criminali. Poi è stata ad Acteal, luogo simbolo della violenza governativa e dell'impunità, in cui 14 anni fa i paramilitari uccisero più di 40 persone che stavano pregando nella chiesa. Infine, oggi una delegazione insieme al poeta Javier Sicilia ha visitato il Caracol di Oventik per portare un saluto alla Giunta del Buon Governo e agli zapatisti. (leggi il discorso di Javier Sicilia-in spagnolo)



giovedì 15 settembre 2011

APPELLO URGENTE DAL FRAYBA, CHIAPAS


Centro dei Diritti Umani
Fray Bartolomé de Las Casas, AC
 
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico
14 settembre 2011
 
 
Persecuzione e rischio di sfollamento forzato della comunità autonoma
 
Secondo informazioni pervenute a questo Centro dei Diritti Umani, attraverso la Giunta di Buon Governo (JBG) "Nueva semilla que va a producir" con sede nella comunità di Roberto Barrios, municipio ufficiale di Palenque, esiste il rischio imminenti che diversi atti di minaccia e vessazione sfocino in un possibile sfollamento forzato degli abitanti della comunità autonoma di San Patricio, municipio autonomo La Dignidad, municipio ufficiale di Sabanilla, nella Zona Nord del Chiapas.
 
Secondo le informazioni raccolte, lo scorso 7 settembre 2011, i signori Ambrocio Díaz Gómez, Santiago Díaz Cruz, Miguel Díaz Díaz si sono presentati a casa di una delle autorità autonome zapatiste di San Patricio minacciando di invadere e cacciare la comunità col pretesto del mancato pagamento dell'imposta prediale, aggiungendo che se non avessero consegnano le terre recuperate, dove attualmente abitano, sarebbero venuti a "massacrare tutti".
 
Il 10 settembre, un gruppo di persone ha sparato più volte nei pressi della comunità di San Patricio. Quella stessa notte, un gruppo di circa100 persone ha installato un accampamento permanente a soli 200 metri dalla comunità. L'11 settembre, a diverse ore del giorno, si sono uditi molti spari provenire dall'accampamento installato il giorno precedente. Inoltre, gli aggressori hanno abbattuto alberi, distrutto le coltivazioni di mais e bruciato 18 ettari del terreno di proprietà degli abitanti di San Patricio che appartengono alle Basi di Appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN). Il 12 settembre, sono continuati gli spari con armi di grosso calibro.
 
Secondo le informazioni fornite a questo Centro dei Diritti Umani, tra gli aggressori riconosciuti dalle BAEZLN, ci sono:
 
Del Municipio di Tila:
Mario Vázquez Cruz, della Comunitò di Ostelukum. Rogelio Ramírez Vázquez, della Comunità El Porvenir.
 
Del Municipio di Sabanilla:
Samuel Díaz Díaz, Marcelino Díaz Díaz, Alfredo Cruz Martinez, Abraham Díaz Díaz, Alfredo Díaz Cruz, Esteban Díaz Díaz, Arturo Cruz Martinez ed altre persone appartenenti all'ejido Los Naranjos, comunità Velasco Suárez ed ejido Unión Hidalgo.
 
Le minacce di sgombero forzato contro la comunità continuano anche con l'uso delle armi. Di fronte a questa situazione i coloni Basi di Appoggio dell'EZLN di San Patricio si trovano nell'impossibilità di raggiungere i propri appezzamenti per lavorare e mietere, cosa che sta provocando condizioni di emergenza alimentare.
 
Per quanto sopra e con riferimento agli articoli 2, 3 e 9 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto e dovere degli individui, i gruppi e le istituzioni di promuovere e proteggere universalmente i diritti umani e le libertà fondamentali riconosciute in relazione al contenuto dell'articolo 133 della Costituzion e della giurisprudenza della Corte Suprema di Giustizia della Nazione; così come nell'articolo 8 di quest'ultimo ordinamento, questo Centro dei Diritti Umani sollecita in maniera urgente che:
 
· Si garantisca immediatamente la vita e l'integrità personale di tutti i membri delle BAEZLN della comunità autonoma di San Patricio, municipio autonomo La Dignidad, del municipio ufficiale di Sabanilla, che secondo le informazioni fornite dalla JBG di Roberto Barrios sono minacciati di sgombero con la forza da un gruppo di persone armate provenienti da diverse comunità confinanti dei municipi di Sabanilla e Tila.
 
· Si garantisca il rispetto delle terre, proprietà della comunità autonoma di San Patricio, che sono state recuperate dalle Basi di Appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Nello stesso tempo, chiediamo il rispetto del processo di resistenza e autonomia che esercitano le BAEZLN in conformità con i trattati internazionali sui diritti dei popoli indigeni, con la Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani e gli Accordi di San Andrés.
 
 
Rivolgiamo un appello alla Società Civile nazionale ed internazionale affinché si pronuncino inviando appelli alle seguenti autorità del governo del Chiapas e del Messico.
 
 
Inviare l'appello a:
 
Lic. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa
Presidente de la República
Residencia Oficial de los Pinos, Casa Miguel Alemán
Col. San Miguel Chapultepec, C.P. 11850, México DF
Tel: (52.55) 2789.1100 Fax: (52.55) 5277.2376
 
Lic. José Francisco Blake Mora
Secretario de Gobernación
Bucareli 99, 1er. Piso, Col. Juárez, Del. Cuauhtémoc,
C.P. 06600 México D.F. Fax: (52.55) 50933414;
Correo: secretario@segob.gob.mx, contacto@segob.gob.mx
 
Lic. Juan José Sabines Guerrero
Gobernador Constitucional del Estado de Chiapas
Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 1er Piso
Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México
Fax: +52 961 61 88088 – + 52 961 6188056; Extensión 21120. 21122;
 
Dr. Noé Castañón León
Secretario General de Gobierno del Estado de Chiapas
Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 2do Piso
Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México
Conmutador: + 52 (961) 61 2-90-47, 61 8-74-60. Extensión: 20003;
 
Lic. Raciel López Salazar
Procuraduría General de Justicia de Chiapas
Libramiento Norte Y Rosa Del Oriente, No. 2010, Col. El Bosque
C.P. 29049 Tuxtla Gutiérrez, Chiapas
Conmutador: 01 (961) 6-17-23-00.
Teléfono: + 52 (961) 61 6-53-74, 61 6-53-76, 61 6-57-24, 61 6-34-50.
 
Inviare copia a:
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A.C.
Calle Brasil 14, Barrio Méxicanos,
29240 San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Tel: 967 6787395, 967 6787396, Fax: 967 6783548
 

La Carovana per la Pace in Chiapas

 

La Jornada – Martedì 13 settembre 2011
 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las casas, Chis. 12 settembre. Annunciando la loro partecipazione alla carovana del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità che arriverà in Chiapas questo mercoledì, attivisti, studiosi, cittadini e più di 20 organizzazioni civili hanno ammesso che, "comprensibilmente", nel paese l'attenzione è rivolta "alla guerra contro il crimine organizzato, in particolare, ma non esclusivamente, nel nord". Ciò nonostante, hanno ricordato che, "qui viviamo una guerra con gravi e profonde conseguenze da almeno 18 anni, una strategia di contrainsurgencia con una forte occupazione militare del territorio, la formazione di gruppi paramilitari, la repressione e la criminalizzazione della protesta sociale e dei difensori dei diritti umani".
A partire dalla sollevazione zapatista del 1994, segnalano in un documento, "decine di migliaia di soldati si sono stabiliti in territorio chiapaneco, ai quali bisogna aggiungere quelli che sono recentemente arrivati per rinforzare la frontiera sud".
Questa "guerra di contrainsurgencia" vuole "sottrarre il territorio dei popoli indigeni per il suo sfruttamento a beneficio di interessi transnazionali". Ciò porta "predazione e distruzione dei beni naturali, della ricchezza culturale e del tessuto sociale dei popoli originari". Il documento, presentato oggi in conferenza stampa, elenca i progetti "definiti impropriamente eco turistici", le concessioni minerarie, la costruzione di dighe, il saccheggio della biodiversità, i progetti di riconversione produttiva.
Inoltre, aggiunge, "in Chiapas cominciamo a vivere le prime fasi della guerra contro il crimine organizzato come conseguenza della sottomissione del governo messicano al desiderio degli Stati Uniti" di aprire alla frontiera sud "un altro fronte" contro il crimine organizzato. "Le condizioni di violenza che si vivono in Messico hanno raggiunto il Guatemala ed altri paesi centroamericani, in larga misura perché in Chiapas, principalmente nella regione di confine, esistono condizioni di grande violenza che sono state ripetutamente nascoste.
Non bisogna dimenticare che dalla frontiera del Chiapas passa tutto: migranti, droga, armi ed ogni tipo di traffico illegale. A sud condividiamo con la frontiera nord i sequestri, la sparizione di migranti, le esecuzioni e l'assassinio di donne".
Le organizzazioni civili hanno dichiarato che l'arrivo nello stato della carovana guidata da Javier Sicilia "è un'opportunità per incontrarci come popoli, comunità e persone, per condividere le nostre esperienze in relazione alla situazione di violenza e morte" provocata dal governo di Felipe Calderón "col pretesto della lotta al crimine organizzato".
Segnalano che "l'obiettivo della carovana è l'incontro della società civile e tra chi è stato colpito dalla guerra, e pertanto condanniamo qualunque tentativo delle autorità e dei partiti politici di capitalizzare la mobilitazione a fini politico-elettorali".
Le organizzazioni hanno espresso solidarietà e simpatia verso le cause del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità ed il loro rifiuto della prevista legge di sicurezza nazionale e "l'impronta militarista".
Per il Chiapas in particolare hanno chiesto la fine della guerra di contrainsurgencia e della persecuzione contro le comunità zapatiste o aderenti all'Altra Campagna, "e tutti i popoli che difendono il proprio territorio e autonomia", così come "la liberazione dei prigionieri politici, il libero e sicuro transito dei nostri fratelli migranti e che si realizzino gli accordi di San Andrés". http://www.jornada.unam.mx/2011/09/13/politica/012n1pol

paramilitari prendono d’assedio un villaggio zapatista


La Jornada – Mercoledì 14 settembre 2011
HERMANN BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis., 13 settembre. La giunta di buon governo (JBG) Nueva semilla que va a producir, del caracol zapatista di Roberto Barrios, nella zona nord dello stato, ha denunciato che la comunità di San Patricio, nel municipio autonomo La Dignidad (municipio ufficiale di Sabanilla), è assediata da oltre un centinaio di paramilitari di diverse comunità di Tila e Sabanilla che nelle ultime ore hanno sparato, bloccato tutte le strade, bruciato 18 ettari di terra, saccheggiato le milpas e minacciano di uccidere gli zapatisti che si rifiutino di abbandonare le terre.
Gli aggressori - di gruppi filogovernativi - si rifanno al tristemente famoso gruppo paramilitare Paz y Justicia che è imperversato nella zona per un decennio dopo la sollevazione zapatista del 1994. Provengono dalle comunità Ostelukum, El Porvenir, Los Naranjos, Velasco Suárez e Unión Hidalgo e sono guidati da Rogelio Ramírez Vázquez, il poliziotto municipale di Tila, Mario Vázquez Cruz, e Samuel Díaz Díaz, di Sabanilla.
La JBG descrive le minacce e le aggressioni come "molto dure e insopportabili" e le collega ad un fatto recente: lo scorso 7 settembre tre presunti paramilitari, (Ambrocio Díaz Gómez, Santiago Díaz Cruz e Miguel Díaz Díaz) si erano presentati a casa di un'autorità autonoma di San Patricio minacciando di "venire ad invadere e cacciare la comunità perché non pagavamo l'imposta prediale, ma era un pretesto per venire a provocare e se non avremmo consegnato le terre avrebbero massacrato tutti (...)".
Il giorno 10, "questi paramilitari hanno sparato ai confini della comunità". Quella notte, circa 100 aggressori hanno preso posizione a 200 metri dalla comunità accampandosi nella "casa grande che era del fattore". Si tratta di terre recuperate dagli zapatisti tre lustri fa. All'alba del giorno 11 "si sono sentiti molti spari provenire dalla loro posizione; alle 10 hanno iniziato ad abbattere gli alberi da legname per il lavoro comunitario"; poi hanno tagliato tutte le milpas intorno a dove si sono posizionati gli aggressori "e se le sono portate a casa".
Hanno ucciso due maiali sottratti ad uno zapatista alla periferia di San Patricio mentre un altro è "rimasto ferito da un colpo di machete". Alle 15 ci sono stati nuovi spari, "hanno distrutto le recinzioni del campo collettivo e bruciato 18 ettari". All'alba del giorno 12 "i paramilitari hanno di nuovo sparato con armi di grosso calibro".
Il dirigente paramilitare Samuel Díaz Díaz aveva intimato a Manuel Cruz Guzmán, autorità ufficiale del commissariato di San Patricio, che gli zapatisti "devono essere cacciati e le armi sono pronte".
Questi "delinquenti paramilitari - dice la JBG - rubano nelle comunità ed ora agiscono contro i nostri compagni, li controllano giorno e notte e le basi di appoggio dell'EZLN non possono uscire dalla comunità per andare a lavorare".
Attualmente, "gli invasori paramilitari sono distribuiti in montagna e nelle strade per bloccare, interrogare ed uccidere i nostri compagni e compagne che eventualmente intendano uscire dalla comunità per qualsiasi necessità".
La JBG sostiene: "I nostri compagni e compagne sono in grave pericolo", e nello stesso tempo avvertono che difenderanno la terra recuperata. Ritengono responsabili della situazione e di quello che potrà accadere, il governo de Juan Sabines Guerrero ed i sindaci di Sabanilla, Jenaro Vázquez López, e di Tila, Sandra Luz Cruz Espinoza.

venerdì 2 settembre 2011

UCCISE DUE GIORNALISTE DI CONTRALINEA


CONTRALÍNEA - Periodismo de investigación


UCCISE DUE GIORNALISTE DELLA RIVISTA CONTRALÍNEA

 

1 settembre 2011

Contralínea  comunica con immenso dolore la morte delle giornaliste Ana María Marcela Yarce Viveros e Rocío González Trápaga. Le giornaliste sono state assassinate tra la notte del 31 agosto e la mattina del 1 settembre. I loro corpi sono stati ritrovati in un parco di Iztapalapa, a Città del Messico. 

 

Marcela Yarce Viveros, fondatrice e reporter di Contralínea, era a capo dell'area Pubbliche Relazioni del settimanale. Rocío González Trápaga, ex reporter di Televisa e  amica di questa casa editrice, attualmente esercitava il giornalismo in forma indipendente. 

 

La redazione e tutti noi che lavoriamo in questa rivista, con profonda tristezza ma anche con indignazione, esigiamo dalle autorità la massima chiarezza su questi deplorevoli fatti. Ci uniamo al dolore di familiari e amici delle due giornalista e reclamiamo giustizia.

Inviato dal mio telefono Huawei