mercoledì 29 luglio 2009

Paramilitari in Chiapas: morto un compagno a Mitziton

Comunicato urgente della Comunità di Mitziton


Municipio di San Cristobal de Las Casas, Chiapas, 21 luglio 2009


Alla Giunta del Buon Governo
A tutti i nostri compagni aderenti all'Altra Campagna


Compagne e compagni,


Ci comunichiamo urgentemente per denunciare che oggi nuovamente abbiamo
subito le aggressioni dei "non cooperanti" (parte della comunita'
cacciata dall'assemblea comunitaria, ndt) che sono appoggiati dal mal
governo perché non li punisce mai.


Oggi alle 9:30 del mattino, un gruppo di nostri compagni, incaricato di
vigilare i terreni, e' stato intercettato da un gruppo di 60 persone
"non cooperanti" con la comunita' che avevano con se pietre, bastoni,
fionde. Hanno aggredito i nostri compagni e subito e' arrivata una
camionetta azzurra, senza targa e con cabina, marca chevrolet, con 5
persone a bordo, due delle quali armate di R15. Hanno sparato due colpi.
La camionetta era condotta ad alta velocita' ed ha investito i nostri
compagni, uno dei quali ha perso la vita, Aurelio Diaz Hernandez, mentre
altri sono rimasti feriti:


Fernando Heredia Heredia (al quale hanno rotto il braccio destro a
bastonate);
Javier Gomez Heredia (al quale hanno rotto le due gambe passandogli sopra
la camionetta);
Raymundo Diaz Heredia (al quale hanno fratturato il piede con il
passaggio delle ruote della camionetta);
Jose' Heredia Jimenez (il quale è ferito in testa a causa delle
bastonate e delle pietre);
Marcelino Jimenez Hernandez (col piede destro fratturato per il passaggio
della camionetta).


Da anni abbiamo denunciato questi delinquenti e il governo non ha fatto
niente, perché complice dell'ingiustizia. Per quello che e' successo e
per quello che avverrà, riteniamo responsabile il gruppo di minoranza
capitanato da Carmen Diaz Lopez e il governo di Juan Sabines Guerrero.


Ieri, dalla stessa camionetta, alle 10:15 di sera, con a bordo 8 uomini
incappucciati, hanno sparato contro il furgone del nostro compagno Luis
Hernandez Gomez.


La nostra comunità sa perfettamente che i "non cooperanti" sono un
gruppo di deliquenti ben organizzati e per questo l'abbiamo
disconosciuti per mezzo dell'assemblea già da molti anni.


Invitiamo i/le nostr* compagn* dell'Altra Campagna a lottare insieme per
la difesa del nostro territorio, dato che i problemi si stanno
ingrandendo a partire dal nostro rifiuto all'usurpazione pianificata
dal mal governo per costruire l'autostrada San Cristobal - Palenque. Vi
invitiamo anche alla veglia del compagno Aurelio Diaz Hernandez, caduto
per difendere i nostri diritti in quanto popolo indigeno.


Per tutte queste aggressioni esigiamo che il mal governo punisca questo
gruppo di deliquenti così che smettano di rompere le palle alla comunità
e si rispetti il nostro diritto all'autonomia e alla libera
determinazione.


La comunità di Mitziton.


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Foto dell'aggressione a Mitziton:

http://chiapas.indymedia.org/display.php3?article_id=166317

http://www.frayba.org.mx/fotos.php?ID=1219&language_ID=1&hl=es


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L'Esercito di Dio aggredisce e uccide a Mitziton


Mitziton, 21 luglio 2009. Un morto e quattro feriti, dei quali uno grave,
è il saldo dell'aggressione perpetrata dal gruppo religioso evangelista
"Ali d'Aquila" conosciuto come "Esercito di Dio", che opera con una
struttura militare che include comandanti, tenenti e soldadi.


Tutto è cominciato nel pomeriggio del 20 luglio quando gli abitanti della
comunità sono andati a recintare con legna una terra di proprietà
comunale. Questa terra non è una terra qualsiasi, ma una terra di
un'importanza particolare, perché è parte di quelle che lo Stato vuole
espropriare, con indenizzo, per costruire quello che dovrebbe essere il
Chilometro Zero dell'autostrada San Cristobal-Palenque. E, in questo
contesto, "Ali d'Aquila" vuole espropriare la terra alla comunità per
poter reclamare l'indenizzo.


Dopo aver recintato la suddetta terra, gli abitanti del villaggio si sono
riunitti nella casa ejidale (ufficio comunitario delle terre collettive,
ndt) e hanno organizzato quattro commissioni di viglianza, sapendo che
il gruppo evangelico aveva già distrutto parte del recinto. Attorno alle
10 di sera, una delle commissioni ritornava in macchina dopo aver svolto
i compiti assegnati quando viene intercettata vicino alla casa ejidale
da una camionetta verde, doppia trazione, marca Chevrolet, sulla quale
viaggiavano 3 individui a volto scoperto, Refugio Diaz Ruiz (pastore del
tempio evangelico), Andres Diaz Heredia e il conducente Francisco
Jimenez Vicente. Sulla stessa Chevrolet viaggiavano alcuni individui
incappucciati, con indosso giubbotti antiproiettile, che hanno sparato
con armi da fuoco contro i membri della commissione di vigilanza.
Fortunatamente solo due pallottole hanno raggiunto la camionetta e non
hanno ferito nessuno, mentre i passeggeri sono riusciti a scappare.


Il giorno 21 luglio, attorno alle 10 del mattino, una commissione della
comunità, composta da 14 persone, camminava verso la terra comunale per
verificare i danni causati dal gruppo evangelico il giorno precedente.
Non sono mai arrivati sul posto, dato che sono stati intercettati e
attaccati brutalmente da un "plotone" di 60 persone dell'"Esercito
di Dio", armate con armi da fuoco, machete, bastoni e pietre. I colpi
sono stati sparati per aria, mentre i 60 "soldati di Dio" continuavano
a picchiare i 14 paesani, con machete e bastoni. Non contenti di aver
picchiato selvaggiamente alle loro vittime, questi fanatici del gruppo
"Ali d'Aquila" sono passati sopra a due degli abitanti del villaggio
con uno dei loro furgoni, assassinando Aurelio Diaz Hernandez, che è
morto per l'investimento, e ferendo gravemente Javier Gomez Heredia, al
momento gravemente ricoverato con il femore rotto e contusioni di vario
tipo nell'ospedale regionale di San Cristobal de Las Casas.


Altri tre degli abitanti sono stati trasferiti d'urgenza allo stesso
ospedale regionale con ferite di machete in testa, gambe e braccia. Si
tratta di José Hernandez Jimenez, Marcelino Hernandez Jimenez e Fernando
Heredia Heredia, che sono stati già curati e stanno ritornando alla
propria comunità accompagnati dai familiari e con la minaccia di essere
aggrediti nuovamente.


Questo gruppo evangelico "Ali d'Aquila" viene organizzato a Mitziton
dallo stesso pastore del tempio Refugio Diaz Ruiz, e dai due fratelli
Pablo Diaz Lopez e Carmen Diaz Lopez, conosciuti "polleros"
(trafficanti di migranti, ndt) della zona. Di loro si sa che da più di
10 anni fanno affari col traffico di persone migranti verso il nord. Per
questo hanno anche accesso a molte risorse economiche per continuare ad
organizzare a questo gruppo con una struttura totalmente militare che
culmina con una cupola denominata G12, così come 12 erano gli apostoli.
C'è da segnalare che questo gruppo preferisce ispirarsi ai
"Kaibiles", le forze speciali dell'esercito guatemalteco
aresponsabili dei più gravi massacri della storia del Centro America.
Dai Kabiles copiano il decalogo: "Se avanzo, seguitemi; se mi fermo,
spingetemi; se indietreggio, uccidetemi"... E a quanto pare, con la
strada che hanno intrapreso, sono disposti ad ammazzare chiunque si
interpone nel loro cammino servile verso gli interessi del governo del
Chiapas.

lunedì 27 luglio 2009

Glora Munoz Ramirez: La Rete e lo Stato


La Jornada – Sabato 25 luglio 2009

Los de Abajo

La Rete e lo Stato

Gloria Muñoz Ramírez - .   losylasdeabajo@yahoo.com.mx

Furono mesi di viaggi ed accumulo di sofferenze e resistenze. Mesi nei quali, in precarie condizioni, si svolse il viaggio dell'Altra Campagna in tutto il territorio dimenticato del Messico. Con modeste apparecchiature audio e video si raccolsero e registrarono storie e si assunsero impegni. Giovani, in maggioranza provenienti da esperienze autonome, comunitarie e libertarie, cominciarono a lavorare, ancora senza proporselo, in quello che poi sarebbe diventata la Red de Medios Libres Abajo y a la Izquierda (Rete dei Media Liberi in Basso e a Sinistra).

Fu nel 2007, durante il passaggio della delegazione dell'EZLN per il nord del paese, quando Regeneración Radio ed il Frente Popular Francisco Villa Independiente-UNOPII "cominciarono a lavorare all'idea di poter costruire media liberi che accompagnassero i processi organizzativi nel luogo in cui si costruivano", a partire dalla premessa che "sono sempre pochi che decidono che cosa si trasmette e come, non sono mai i popoli".

Durante questi due anni il lavoro della Rete si è definito in due campi: l'elaborazione di laboratori sui media ed il lavoro politico ed organizzativo. Hanno realizzato campagne nazionali unitarie, scambiato materiali ed organizzate coperture.

Di fronte all'aperta criminalizzazione dei movimenti sociali, la Rete si propone di creare i meccanismi per rispondere alla repressione basandosi sull'informazione diffusa. "Pensiamo - si dice nel documento di invito - che una lotta si rafforza quando ha la capacità di diffondere le sue problematiche ed istanze, e la sicurezza che i suoi compagni, nonostante la distanza, sapranno sempre quello che sta succedendo loro e cercheranno il modo di solidarizzare.

Fin dalla sua nascita la Red de Medios Libres si è dichiarata autonoma criticando "le leggi che impediscono ogni possibilità al nostro popolo di creare propri media". Non chiedono niente allo Stato. Non hanno bisogno del permesso per trasmettere, dipingere, scrivere, stampare, fotografare e realizzare graffiti. L'obiettivo è costruire autonomia e rafforzare il movimento sociale che lotta contro il capitalismo. Per questo e molto altro si riuniscono questo fine settimana nella città di Oaxaca in un incontro al quale sono invitati i media liberi che "lavorano quotidianamente nella creazione di nuovi canali e forme di comunicazione indipendenti da partiti politici, organizzazioni non governative ed associazioni civili che, in maniera interessata, cercano concessioni, permessi e finanziamenti".

La Rete è chiara nel suo rifiuto "dello Stato come spazio di mediazione tra i nostri desideri e la necessità di comunicazione". Non è il momento di concessioni, ma del lavoro congiunto ed organizzato.

(Traduzione "Maribel" – Bergamo   http://chiapasbg.wordpress.com)



giovedì 23 luglio 2009

Vendita irregolare di terreni degli zapatisti

 
 

La Jornada – Giovedì 23 luglio 2009

 

Appartengono al territorio autonomo Pueblo Maya Tzeltal, ad Ocosingo

Denunciata vendita irregolare di terreni della comunità zapatista

Un dipendente dell'ex proprietaria ha rivenduto dei lotti e non si presenta alle citazioni della JBG

Hermann Bellinghausen

 

San Cristóbal de las Casas, Chis., 22 luglio. Il consiglio autonomo del municipio Francisco Gómez, appartenente al caracol di La Garrucha, ha denunciato la vendita illegale di terreni che appartengono al territorio autonomo di Pueblo Maya Tzeltal, già podere San Jacinto, nella zona urbana della città di Ocosingo. Il consiglio chiede "che si ricollochnoi immediatamente le persone che vogliono occupare le proprietà".

 

L'autorità autonoma sostiene che la professoressa María Tirsa (o Tilsia) Robles Ramírez, con il signor Ciro Hernández Gómez, era venuta  a "donare" l'atto di proprietà alla giunta di buon governo (JBG) "con la quantità di ettari e misurazioni di 89 lotti di terreno che è dei compagni di Pueblo Maya Tzeltal che sono basi di appoggio dell'EZLN.

 

La proprietà è occupata dalle basi di appoggio dell'EZLN dall'insurrezione del 1994; dieci anni dopo, il 27 ottobre 2005, la proprietaria Robles Ramírez consegnò alla JBG l'atto di proprietà. La signora possiede terreni anche in altre parti della regione delle valli di Ocosingo, così come San Quintín ed in altre località rurali.

 

Ora, Ciro Hernández Gómez, che lavorava per l'ex proprietaria dei terreni, ha rivenduto i lotti della comunità zapatista. Bisogna ricordare che poco tempo fa c'è stata una denuncia simile della JBG di Morelia, dove terre recuperate nella comunità 16 de Febrero stavano per essere "rivendute" da privati di Ocosingo.

 

Il consiglio autonomo del municipio Francisco Gómez denunciano che "questo affare è gestito" da Ernesto Cruz Gómez, Ciro Hernández Gómez e Francisco Pérez Sánchez, che sono già stati denunciati tre volte all'ufficio del consiglio ed altre tre alla JBG, "ma non si sono mai presentati."

 

Gli zapatisti insistono nel ricollocamento immediato di queste persone, "prima che accadano scontri, perché se toccano uno dei compagni, toccano tutti noi." 

 

Pueblo Maya Tzeltal ha subito anche il taglio della luce e la persecuzione da parte della Commissione Federale dell'Elettricità (CFE) e del municipio panista. Lo stesso gruppo di Cruz Gómez ed Hernández Gómez nel marzo scorso aveva tentato di esercitare pressioni sulle basi zapatiste affinché pagassero la CFE, svolgendo così il ruolo di elemento di divisione nelle comunità che l'ente parastatale ha "assegnato" a persone e gruppi dentro, o nelle vicinanze, comunità in resistenza in tutta l'entità.

 

Le pressioni della CFE contro Pueblo Maya Tzeltal si sono acuite dal marzo 2007, con un primo taglio. Questo si è ripetuto a maggio del 2008 ed a marzo di questo anno.

 

Nella lettera consegnata nel caracol di La Garrucha alla professoressa Robles Ramírez nel 2005, la JBG El camino del futuro scriveva per ringraziarla "di avere consegnato di sua spontanea volontà gli atti di proprietà e le planimetrie di quella proprietà affinché potessero utilizzarla i compagni basi di appoggio zapatiste del quartiere di San Jacinto senza nessun problema, e per questa ragione la JBG la ringrazia. Inoltre vogliamo che sia chiaro che non negozieremo col governo". Firmavano la giunta, e in conformità, la destinataria.

 

Frayba: a Mitzitón l'incapacità del governo

 

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas si è pronunciato sui fatti di violenza nell'ejido di Mitzitón, dove questo martedì è stato investito in maniera criminale Aurelio Díaz Hernández, aderente all'Altra Campagna, che ha perso la vita sul colpo.

 

"In diversi momenti questo centro è stato messo a conoscenza, attraverso comunicati delle autorità di Mitzitón, notizie di stampa ed informazioni fornite da funzionari del governo dello stato, della situazione di conflittualità in detta comunità, e che secondo il governo dello stato il conflitto è di carattere religioso."

 

Il problema "è pubblico e noto da tempo al governo del Chiapas che ha perfino mantenuto un tavolo di dialogo col sottosegretario agli Affari Religiosi, Enrique Guillermo Ramírez Coronado; ciò nonostante, visti i risultati fatali, riteniamo che questo tavolo sia stato insufficiente poiché i funzionari che vi partecipano non hanno la necessaria capacità per tale compito." http://www.jornada.unam.mx/2009/07/23/index.php?section=politica&article=015n1pol

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo  http://chiapasbg.wordpress.com)

 


mercoledì 22 luglio 2009

Aggressioni contro aderenti all'Altra Campagna: 1 morto 5feriti

 

La Jornada – Mercoledì 22 luglio 2009

 

 

Gli aggressori sono protetti dalle autorità chiapaneche, denunciano gli ejidatarios

AGGRESSIONE CONTRO ADERENTI ALL'ALTRA CAMPAGNA LASCIA UN MORTO E CINQUE FERITI

Hermann Bellinghausen

 

Mitzitón, Chis. 21 luglio. Un morto e cinque feriti, tre dei quali gravi, è il saldo dell'annunciata aggressione contro i contadini da parte di un gruppo di "non cooperanti" dell'ejido che ha tentato di impadronirsi di una proprietà comunale attraverso la quale passerebbe il primo tratto dell'autostrada a Palenque. Gli aggressori hanno sempre contato sulla tolleranza del governo più o meno aperta.

 

Le vittime dell'aggressione, aderenti all'Altra Campagna, avevano manifestato il loro rifiuto alla strada, annunciando perfino con cartelloni che non permetteranno che attraversi i loro campi, boschi e sorgenti. "I problemi sono aumentati a partire dal nostro rifiuto dell'esproprio a cui ci porterà la presunta autostrada del malgoverno", affermavano oggi.

 

Si potranno dire molte cose degli uccisori di Aurelio Díaz Hernández, ma non che non avevano avvisato che avrebbero aggredito il tzotzili di 31 anni e gli altri ejidatarios di Mitzitón, aderenti all'Altra Campagna. Solo il pomeriggio di domenica 19 il gruppo, guidato da Carmen Díaz López, minacciava i contadini nei seguenti termini: "Se non la smettete di rompere, vi veniamo a prendere uno alla volta", mentre brandivano machete, bastoni e pietre. Hanno eseguito la loro minaccia.

 

Gli aggressori ancora in flagranza, questa mattina sono stati visti in atteggiamenti amichevoli con la polizia statale quando sono arrivate a Mitzitónon le pattuglie della municipale di San Cristóbal, della federale e, fugacemente, elementi dell'Esercito la cui base di Rancho Nuevo è vicina a Mitzitón. Sono arrivati sul posto anche agenti del Pubblico Ministero e funzionari del governo.

 

Gli ejidatarios li chiamano "non cooperanti" perché non partecipano alle attività comunitarie ed in realtà erano sconosciuti alla maggioranza degli ejidatarios. Nel 2001 si è dimostrato che trafficavano con i clandestini (li consegnavano alla polizia, loro e tutta la "merce") ma fino ad ora sono impuni. Díaz López fu espulso da Mitzitón ed oggi vive, molto prosperamente (possiede case e numerose auto) nel vicino municipio di Teopisca.

 

La notte di lunedì, verso le 22:30, i suoi seguaci hanno intercettato una brigata di ejidatarios che stava misurando i terreni comunali per la prossima semina, per il pascolo o la parte conservata a bosco. I primi hanno sparato varie volte ed almeno due colpi hanno colpito il veicolo su cui viaggiavano gli ejidatarios. Secondo questi ultimi le armi erano AR-15. I colpi mostrano un arma di grosso calibro. Non ci sono stati feriti.

 

Questa mattina circa 30 ejidatarios di Mitzitón stavano andando a proseguire le misurazioni decise in assemblea. Uscendo dalla casa ejidale hanno attraversato la strada per Comitán; 18 erano a piedi, il resto a bordo di un camioncino dell'ejido. Stavano entrando nei campi quando sono sbucati 60 uomini armati di machete, bastoni, fionde e pietre. Hanno preso il loro veicolo e l'hanno semidistrutto. Di seguito parte della testimonianza dell'autorità ejidale:

 

"Di nuovo abbiamo subito aggressioni dai non cooperanti appoggiati dal malgoverno, perché a loro non fa niente. Oggi alle 9:30 del mattino un gruppo dei nostri compagni incaricati di visionare i terreni, sono stati intercettati da un gruppo di 60 non cooperanti che hanno aggredito i nostri compagni. In quel momento è arrivato un camioncino blu Chevrolet senza targa con cinque persone a bordo, due di loro armati di AR-15. Sono partiti due spari."

 

Prosegue: "Il camioncino viaggiava ad alta velocità ed ha investito i nostri compagni. Ha perso la vita Aurelio e sono rimasti feriti Fernando Heredia Heredia al quale hanno rotto il braccio destro a bastonate; Javier Gómez Heredia a cui hanno rotto le gambe passandogli sopra con il camioncino; Raymundo Díaz Heredia, con fratture al piede perché schiacciato dai pneumatici del camioncino; José Heredia Jiménez ferito alla testa da bastonate e sassate, e Marcelino Jimenez Hernández, con fratture al piede destro per il passaggio sul piede del camioncino". I feriti sono stati trasportati all'Ospedale Regionale di San Cristóbal.

 

Secondo gli ejidatarios il veicolo era guidato da Francisco Jiménez Vicente riconosciuto nonostante avesse il volto coperto. Sostengono inoltre che l'investimento è stato intenzionale e che loro non hanno risposto assolutamente alla violenza.

 

Il volto e la testa di Aurelio erano sfigurati. Le autorità hanno solo controllato il pluricontuso cadavere senza eseguire l'autopsia. "Investimento", hanno stabilito, e l'hanno lasciato a Mitzitón per i funerali in comunità. http://www.jornada.unam.mx/texto/017n1pol.htm

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo   http://chiapasbg.wordpress.com)


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martedì 21 luglio 2009

Ancora protese per l'autostrada a Palenque

 

La Jornada – Martedì 21 luglio 2009

 

Gli aggressori hanno dichiarato che "il governo" aveva ordinato loro di perseguitare i contadini

Perseguitati gli ejidatarios che si oppongono alla costruzione dell'autostrada in Chiapas

Hermann Bellingahusen

 

San Cristóbal de las Casas, Chis., 20 luglio. Questa domenica persone ostili all'assemblea di Mitzitón, ejido tzotzil del municipio sancristobalense hanno aggredito contadini che facevano misurazioni su terreni dove presumibilmente passerà l'autostrada verso Palenque, fortemente respinta dagli indigeni che rifiutano di essere il "chilometro zero" dell'ambiziosa opera.

 

L'ejido, aderente all'Altra Campagna, accusa dell'aggressione i "non cooperanti, quelli che non eseguono i lavori comunali e sono appoggiati dal malgoverno". Ieri domenica, su accordo dell'assemblea, le autorità hanno annunciato: "facciamo le misurazioni delle aree comunali affinché lunedì le possiamo ripartire in parti uguali tra gli ejidatarios ed i cooperanti, lasciando liberi i boschi."

 

Mentre misuravano le terre nei paraggi di Chixtetik, alle ore 12 di ieri, sul posto sono giunti 10 camioncini ed un camion con "la gente di Carmen Díaz López che otto anni fa fu espulsa dalla comunità per aver commesso dei reati, come il traffico di clandestini, tra altri." Circa 40 persone "con bastoni, machete, pietre e fionde", che dichiaravano che il governo "aveva dato loro l'ordine di farci smettere, con le buone o le cattive, di misurare le nostre terre, altrimenti saremmo andati in prigione."

 

Il citato Díaz López, capoccia degli aggressori, gridava: "Se non la smettete vi veniamo a prendere uno alla volta." Gli ejidatarios legittimi hanno quindi scelto di ritirarsi, "mentre loro cercavano altri bastoni." 

 

Chixtetik è precisamente dove tempo fa Díaz López recintò, arò e seminò mais senza il permesso della comunità, "essendo questo posto minacciato dalla costruzione dell'autostrada San Cristóbal-Palenque."  .

 

Anche ieri, alle ore 10:30, Mauro Díaz Jiménez è stato catturato e portato nella casa del pastore evangelico Refugio Díaz Ruiz, "appartenente alla banda di delinquenti di Díaz López". Quando l'hanno preso Elemesio Jiménez Vicente "gli ha messo la lama del machete sul collo, obbligandolo a salire sull'auto, prima gli avevano bucato i pneumatici dell'auto."

 

L'assemblea comunale ha deciso di difendere la sua terra e il suo territorio. In questi giorni gli ejidatarios faranno le misurazioni e la ripartizione delle terre, e chiedono a "tutti i nostri fratelli di lotta di stare attenti a quello che succederà."

 

Esigono rispetto alla "decisione del popolo", ed aggiungono che, "come comunità non abbiamo più bisogno della Procura Agraria, del Tribunale Agrario né di altri enti del malgoverno, e tanto meno della 'riconciliazione', poiché i non cooperanti hanno fatto solo danni alla comunità in complicità col malgoverno."  http://www.jornada.unam.mx/texto/014n1pol.htm

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo)


lunedì 20 luglio 2009

Fw: [Ezln-it] Organizzato in Chiapas il forum Resistencias yAlternativas

 
 

La Jornada – Sabato 18 luglio 2009

Si vuole "organizzare un piano di lotta regionale" contro il progetto economico neoliberista

Organizzato in Chiapas il forum Resistencias y Alternativas

Hermann Bellinghausen - Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 17 luglio. Organizzazioni e gruppi di resistenza civile dello zona nord dello stato, aderenti all'Altra Campagna, realizzeranno questo fine settimana il Forum Regionale Indigeno di Resistenze e Alternative, nella comunità di Arimatea, municipio di Palenque. Tra le diverse lotte che li uniscono emerge la resistenza contro le alte tariffe dell'energia elettrica. Tutti partecipano ad una protesta che ormai è diffusa in buona parte del paese.

Un recente studio del Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria (Ciepac) metteva in prospettiva queste resistenze ogni giorno sempre più diffuse nonostante i programmi palliativi del governo: "In Chiapas ci sono le tariffe di elettricità più alte per le comunità indigene e contadine.".

In particolare in questi giorni l'arresto a Candelaria, Campeche, di cinque attivisti contro le tariffe elettriche, su denuncia della Commissione Federale dell'Elettricità (CFE), ha galvanizzato queste resistenze e risvegliato la solidarietà di organizzazioni di diversi stati.

Secondo gli organizzatori l'obiettivo immediato del forum è "conoscersi per condividere esperienze ed organizzare un piano di lotta alternativo regionale contro i piani del progetto economico neoliberista."

A ciò si sommano "obiettivi strategici": "organizzarsi per unire la nostra lotta con altri settori a livello regionale, statale e nazionale, per costruire un nuovo modello di paese dove ci sia una nuova Costituzione, dignità, democrazia, giustizia, pace e libertà per tutti i messicani e le messicane."

I temi dell'incontro

Nel forum si discuteranno almeno sei temi: le alte tariffe dell'energia elettrica e la resistenza civile; il progetto della superstrada San Cristobal-Palenque e le resistenze a detta opera; i progetti ecoturistici annunciati nella regione; riconversione produttiva, produzione transgenica e sovranità alimentaria, così come progetti alternativi per difendere la terra, il territorio e l'ambiente.

La domanda dei movimenti di resistenza civile alla quale si vuole rispondere ad Arimatea è: "che cosa fare per resistere uniti?", soprattutto davanti alla crescente persecuzione delle loro lotte.

Il citato studio sottolineava che: "Il Chiapas è lo stato messicano con maggiore produzione di energia idroelettrica". Il bacino del fiume Grijalva (Angostura, Chicoasén, Malpaso e Peñitas) nel 2006 rappresentava il 45% della capacità totale attiva. Di questa, "in Chiapas se ne consuma solo l'1%." Il resto viene distribuito su scala nazionale o si esporta a prezzo di favore in Stati Uniti, Belize e Guatemala. "Paradossalmente, nello stato circa 275.000 persone non hanno accesso all'energia elettrica.".

Secondo la Segreteria delle Finanze Statale, di più di un 1.427.420 utenti sono in resistenza e non pagano le bollette, e questo rappresenta il 40% degli utenti. 

 

L'ampia analisi di Ciepac ((Norma Iris Cacho Niño e Antoine Lambert Amico: bollettini 569 e 570, dicembre 2008), ricorda che "molte comunità indigene e contadine del Chiapas sono da 15 anni in resistenza al pagamento dell'energia elettrica, poiché le tariffe hanno raggiunto cifre impossibili da pagare."

Dal 1994 "lo scontento che già esisteva si generalizzò in gran parte dei municipi chiapanechi ed attualmente molte di queste comunità confluiscono nella Red Estatal de Resistencia Civil La Voz de Nuestro Corazón, in un processo di resistenza civile organizzata principalmente intorno alla difesa dell'energia elettrica, una delle ultime risorse pubbliche, ancora, in Messico."

Come parte di un processo organizzativo "che va molto oltre il semplice non pagamento della luce, le comunità della rete hanno cercato di appropriarsi di un servizio per le comunità" e non dipendere più dalla CFE. L'analisi osserva: "Le comunità sanno, e lo affermano nel loro agire quotidiano, che l'energia elettrica non è proprietà del governo, né dei funzionari, né delle imprese private. La luce è proprietà dei popoli del Messico." http://www.jornada.unam.mx/2009/07/18/index.php?section=politica&article=015n1pol

(Traduzione "Maribel" – Bergamo   http://chiapasbg.wordpress.com/ )

giovedì 16 luglio 2009

Proteste per tariffe luce e acqua

 
 

La Jornada – Giovedì 16 luglio 2009

 

Cresce la protesta contro le tariffe elevate dell'energia elettrica

Si chiede la liberazione degli attivisti di Campeche

Hermann Bellinghausen

 

 

Il Consiglio Autonomo Regionale della Costa del Chiapas ha chiesto ai governi federale e di Campeche "la liberazione immediata di Sara López González, Joaquín Aguilar, Guadalupe Borja, Guadalupe Liscano ed Élmer Castellanos, accusati ingiustamente ed arbitrariamente dalla Commissione Federale dell'Elettricità (CFE)." Il Consiglio ammette che gli attivisti di Campeche "dalle loro terre stanno lottando, come noi, per tariffe giuste della luce."

 

Di fronte alla criminalizzazione della protesta sociale e del movimento di resistenza civile di Campeche, l'organizzazione della costa, aderente all'Altra Campagna dell'EZLN, ha avvertito che, "se non saranno immediatamente liberati, occuperemo a tempo indeterminato le strade, le presidenze municipali di Tonalá e Pijijiapan ed il Sottosegretariato di Governo Istmo-Costa, come protesta per i nostri prigionieri e prigioniere di Candelaria, affinché sappiano che non sono soli e che qua hanno dei compagni di lotta che non si fermeranno fino a che non li vedremo fuori di prigione.".

 

Nel contesto della protesta nazionale che i movimenti contro le alte tariffe elettriche hanno realizzato questo mercoledì in vari stati del paese, l'organizzazione autonoma ha annunciato a Tonalá il suo appoggio ai cinque attivisti arrestati a Candelaria, Campeche, con cui da anni condividono la lotta.

 

Il Consiglio ha diffuso anche le sue denunce. Accusa le presidenze municipali della costa chiapaneca; il Sottosegretariato di Governo, guidato da Miguel Gordillo Vázquez, e la delegazione di Governo, rappresentata da Mario Ramón Becerra, di fare proselitismo ed aver condizionato il voto nelle recente elezioni attraverso programmi sociali, come Oportunidades.

 

Assicura che funzionari ed impiegati governativi hanno tentato di obbligare la gente a votare per il candidato del PAN; nel caso non l'avessero fatto, "sarebbe stato cancellato l'appoggio del governo federale, come hanno detto le persone incaricate dei pagamenti." Le assemblee di ejidos, colonie e racherías "hanno alzato la voce contro questi politici."

 

"Hanno fatto lo stesso col programma Chiapas Solidario, dove ci si è messo tutto l'apparato governativo a favore del candidato del PAN ed alla gente che votava hanno distribuito briciole" (tra i 200 e 400 pesos). (….)

 

Il consiglio formato da quartieri, colonie e comunità, si dichiara in resistenza civile al pagamento delle bollette dell'energia elettrica per usi domestici, pubblici e rifornimenti di acqua, "fino a che non ci saranno tariffe giuste." Inoltre, si oppone al pagamento dell'acqua "perché è un diritto umano universale."

 

Nel frattempo a San Cristóbal de las Casas, la Rete Statale di Resistenza Civile La Voz de Nuestro Corazón, il Centro de Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria ed il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas hanno annunciato la consegna formale delle loro dichiarazioni contro la repressione a Campeche negli uffici della CFE di detta città. Anche a Palenque si sono svolte proteste davanti agli uffici dell'ente.

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo)

http://www.jornada.unam.mx/2009/07/16/index.php?section=politica&article=015n2pol

 

 

domenica 12 luglio 2009

dISPONIBILE IN LIBRERIA

Così raccontano i nostri vecchi … Subcomandante Marcos

 
"Così raccontano i nostri vecchi. Narrazioni dei popoli indigeni", Subcomandante Marcos.
Edizioni IntraMonia - Curato dall' Associazione Ya Basta - Traduzione di Claudio Dionesalvi Fotografie di Simona Granati

dalla introduzione

Quando a scuola si studia la storia dei popoli indigeni d'America, i ragazzi e le ragazze stentano a credere che esistano ancora i Maya. Infatti i libri scolastici insegnano che sono stati sterminati cinque secoli fa dai conquistatori europei ed analoga sorte è toccata ai Pellerossa, agli Aztechi ed agli Inca. Eppure i Maya sono ancora lì, nel sudest del Messico, nello Stato del Chiapas. Coltivano le terre che hanno occupato durante l'insurrezione del gennaio 1994. Amministrano i territori liberati. Resistono alle continue aggressioni del governo messicano che ha cancellato i loro diritti e vorrebbe annientarne l'identità e la memoria storica. Hanno ideato un proprio sistema amministrativo che funziona fuori dalle istituzioni del malgoverno. Indossano il passamontagna dell'EZLN, affinché il mondo sappia che esistono. Come altre popolazioni indigene del continente americano, i Maya non si rassegnano. Per milioni di uomini e donne di tutto il mondo la loro ribellione è uno spiraglio di luce e speranza. Perché non essendo una rivolta desiderosa di conquistare il potere, riesce a realizzare un modo diverso di creare relazioni umane, abitare i luoghi e costruire democrazia Gli zapatisti parlano con gli occhi e vedono con le parole. Le loro forme di comunicazione e di lotta ci insegnano a pensare ed agire al plurale. A migliaia di chilometri di distanza il loro cammino di autonomia contribuisce a dare un senso ad innumerevoli esperienze di ribellione che fioriscono in diverse zone del pianeta. L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ci insegna che la qualità del cammino è più importante della meta da raggiungere. Non esiste una strada già tracciata. Bisogna realizzarla insieme. In carovana con l'Associazione Ya Basta abbiamo incontrato l'autonomia zapatista e l'Altra Campagna: un'esperienza di democrazia dal basso che si compie mediante un percorso di incontri con le comunità ed i movimenti che in quella zona della Terra resistono al neoliberismo. Attraverso i linguaggi della poesia, rievocando l'epica indigena, in questo cammino collettivo chiamato Altra Campagna che si compie grazie alla capacità di ascoltare i popoli, il Subcomandante Marcos narra i sogni ribelli di un presente ed un futuro tutti da costruire. Lottando per la dignità umana.

I racconti che pubblichiamo portano una data precisa. Sono stati scritti e letti durante gli incontri che il Subcomandante Marcos, Delegato Zero, ha svolto in tutto il Messico durante i primi mesi del 2006 mentre iniziava a prendere forma l'Altra Campagna.
In molti casi con gli zapatisti le date non hanno importanza, riletti con gli occhi di oggi ci servono infatti per riflettere sul presente in Messico e a casa nostra.
il libro è disponibile presso la libreria ilBarbagianni di San miniato VIA CONTI 6   057143629

Nuovamente in chiapas (Messico) una delegazione empolese

Nuovamente in chiapas  una  delegazione empolese

è partita la delegazione empolese del coordinamento toscano di sostegno alla lotta zapatista che parteciperà alla campagna di presenza attiva in Chiapas organizzata in collaborazione con L'Associazione Ya Basta .

Ancora una volta in Chiapas per sostenere l'esperienza zapatista, per rafforzare i rapporti con gli uomini e le donne che nell'oramai lontano 1994 si alzarono in piedi e gridarono YA BASTA contro l'ingiustizia e il neoliberismo.

In una situazione internazionale di grave crisi economica, l'attenzione mediatica nei confronti degli zapatisti è quasi svanita, e per questo che  delegazioni come la nostra oltre a consolidare le relazioni, hanno il compito di far crescere l'attenzione dell'opinione pubblica sulle continue violenze e attacchi da parte dei paramilitari ( sostenuti dal governo di Caldron) nei confronti dei municipio autonomi, per questo al ritorno si organizzeranno iniziative informative sull'attuale situazione del Chiapas e del Messico.

il programma della delegazione in territorio zapatista.

1 Visita del Caracol di Oventic e incontro con la giunta di buon governo per verificare lo stato dei progetti sull'educazione e quello della biblioteca, quest'ultimo promosso e sostenuto dal coordinamento toscano .

2 Visita della municipalità ribelle di San Juan de la libertad (municipio legato al comune di Empoli da un patto di amicizia sottoscritto nel 2000 dall'allora Giunta Bugli) con la  consegna di fondi raccolti nel corso di questi sei mesi tra cui quelli destinati dal comune di Empoli, insieme ad  una lettera del sindaco di Empoli in risposta ad una precedente missiva della municipalità ribelle (che potete leggere di seguito) Nei giorni di permanenza in Chiapas la delegazione incontrerà varie cooperative zapatiste per discutere e costruire ulteriori progetti di cooperazione.

3 Vari incontri con associazioni chiapaneche che da anni denunciano violazioni  dei  diritti umani nei territori ribelli.

COORDINAMENTO TOSCANO DI SOSTEGNO ALLA LOTTA ZAPATISTA

PER INFO SULLA DELEGAZIONE VAI SU http://dignidad-rebelde.blogspot.com/

DI SEGUITO LA LETTERA DI SAN JUAN DE LA LIBERTAD E LA RISPOSTA DEL SINDACO DI EMPOLI

  LA LETTERA DEL MUNICIPIO RIBELLE ZAPATISTA AL SINDACO DI EMPOLI

MUNICIPIO AUTONOMO RIBELLE ZAPATISTA SAN JUAN DE LA LIBERTAD, MESSICO, MARZO 2009


AL SINDACO LUCIANA CAPPELLI

DEL COMUNE DI EMPOLI


Per prima cosa vi salutiamo affettuosamente da questo luogo del sud-est del Messico, a nome del Consiglio municipale autonomo, sperando che state bene.

Caro Sindaco

Mandiamo questa lettera in particolare a lei, che dirige il Comune di Empoli. Sperando che non le arrechiamo fastidio nel comunicare con lei in questo momento.

Non sappiamo se lei ci conosce, però vogliamo dirle che alcuni anni fa siamo stati in contatto con il Comune di Empoli.

Noi cambiamo le nostre autorità ogni tre anni e adesso il nostro Municipio autonomo di San Juan de la Libertad è diretto da una compagna che svolge il ruolo di Presidentessa municipale; tutti noi facciamo del nostro meglio per mantenere il nostro Municipio organizzato e in resistenza. In questo periodo stiamo soffrendo per la mancanza di alcune necessità che sono molto utili nel nostro lavoro, ma non abbiamo risorse economiche per comprarle; ci sentiamo molto addolorati, e per questo domandiamo al Comune di Empoli, che lei dirige, se ci sarà una possibilità di aiutarci. Per sostenere in particolar modo il Municipio, anche se le singole comunità che lo compongono hanno molte necessità, per quanto riguarda la nostra clinica ed il sistema educativo autonomo che stiamo costruendo nella sede del Municipio. Vogliamo rinnovare il Patto di Amicizia stipulato tra noi e voi attraverso la coordinazione di Armando de Mattheis, Empoli, Italia.

Speriamo che abbiate compreso la nostra parola e vi chiediamo scusa se non ci siamo espressi in modo chiaro, e ci piacerebbe ascoltare una vostra risposta attraverso di lei.


Da un angolo della patria messicana, il Consiglio Municipale Autonomo di San Juan de la Libertad, Chiapas, Mexico, marzo 2009.


MARIA DE JESUS HERNANDEZ SANCHEZ
PRESIDENTA MUNICIPAL AUTONOMO

JUAN RUIZ NUÑEZ PASCUALA DIAZ DIAZ
SUP. DEL CONSEJO REGIDORA

 

LA RISPOSTA DEL SINDACO DI EMPOLI

 

 

Al MUNICIPIO AUTONOMO REBELDE ZAPATISTA

SAN JUAN DE LA LIBERTAD,

CHIAPAS, MEXICO.

All'attenzione di MARIA DE JESUS HERNANDEZ SANCHEZ
PRESIDENTA MUNICIPAL AUTONOMO
JUAN RUIZ NUEZ

SUP. DEL CONSEJO

PASCUALA DIAZ DIAZ

REGIDORA

Empoli, giovedì 22 aprile 2009

ho ricevuto la Vostra gradita lettera e desidero confermare con la presente il mio personale desiderio e la volontà del Comune di Empoli di sostenere le esperienze municipali autonome del Messico, come la vostra.

Ho letto con attenzione del forte impegno che state dedicando ai temi della scuola e della salute, che rappresentano elementi essenziali per costruire una comunità basata su valori democratici. Per questo, anche in considerazione della storia della nostra città, che da sempre è stata caratterizzata da un buon sistema sanitario e da una forte attenzione ai temi dell'educazione, ho deciso di devolvere un contributo economico di 1000 euro al sostegno delle attività del municipio autonomo di San Juan del la Libertad.

Con la presente rinnovo inoltre il patto di amicizia tra le nostre due municipalità, che mi auguro possa portarci a collaborare in futuro.

 

 

 

Il Sindaco di Empoli

Luciana Cappelli

giovedì 9 luglio 2009

Liberati 5 dei 7 indigeni arrestati di San SebastianBachajon

 

La Jornada – Giovedì 9 luglio 2009

 

 

Erano accusati di essere rapinatori di strada

Sono stati liberati cinque dei sette indigeni tzeltales di Bachajón detenuti nel carcere di El Amate

Continuano gli assalti agli autobus turistici; ci sono voice secondo le quali I poliziotti proteggono i delinquenti

Hermann Bellinghausen

 

Sono liberi cinque dei sette ejidatari tzeltales di San Sebastián Bachajón, Chiapas, arrestati nell'aprile scorso nelle vicinanze di Agua Azul in diverse operazioni di polizia. Da maggio erano detenuti nella prigione di El Amate, a Cintalapa de Figueroa, dopo diverse settimane di "fermo" nella Quinto Pitiquitos di Chiapa de Corzo. Erano accusati, senza prove, di essere assalitori di strada nel tratto di strada Ocosingo-Palenque.

 

Le autorità ejidali di San Sebastián, aderenti all'Altra Campagna dell'EZLN, ed il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, hanno reso noto oggi che la liberazione è avvenuta lunedì scorso 6 luglio, "grazie alla solidarietà nazionale e internazionale". 

 

Con la rinuncia all'azione penale da parte delle autorità giudiziarie del Chiapas, cinque dei sette indigeni dell'Altra Campagna "rimasti ingiustamente in carcere per tre mesi per aver svolto azioni in difesa del loro territorio", sono liberi.

 

Sono: Gerónimo Moreno Deara, Alfredo Gómez Moreno, Miguel Demeza Jiménez, Sebastián Demeza Deara e Pedro Demeza Deara. Sono ancora detenuti a El Amate, "ingiustamente" come sostengono i loro compagni e la difesa, i fratelli Gerónimo e Antonio Gómez Saragos, sui quali pende l'accusa di rapina aggravata e criminalità organizzata.

 

Con loro era stato arrestato Miguel Vázquez Moreno, base di appoggio dell'EZLN, abitante del municipio autonomo Comandanta Ramona, liberato poche settimane dopo gli operativi di polizia, anche lui senza accuse a carico.

 

Per questi arresti, organizzazioni sociali e dei diritti umani denunciarono non solo l'infondatezza delle accuse, ma che alcuni di loro avevano subito torture fisiche e psicologiche per dichiararsi colpevoli ed erano stati obbligati a firmare dichiarazioni senza l'assistenza di un traduttore nella loro lingua né di un avvocato che conoscesse la loro cultura e la loro lingua, come stabilisce la legge.

 

La giunta di buon governo zapatista del caracol di Morelia a maggio aveva diffuso i nomi di una banda di rapinatori, identificati nel vicino ejido di Agua Clara. Il governo statale si era impegnato ad investigare, fino ad ora senza risultati, sebbene le rapine agli autobus turistici nella zona sono proseguite.

(….)

In tutte queste azioni la polizia statale Preventiva (PEP) e Stradale (PEC), così come la Segreteria di Governo, erano associati con una minoranza priista dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) i cui membri hanno svolto opera di delazione nei confronti degli ejidatari detenuti, risultando inoltre beneficiati dalla distruzione della stazione di ingresso a pagamento e dalla sottrazione della cava di ghiaia. Nel primo luogo p stato installato un accampamento della PEP, mentre le pattuglie della PEC e della Polizia Federale Preventiva pattugliavano costantemente la strada e, secondo le denunce degli abitanti del posto, proteggono i veri rapinatori.

 

Così rimangono in carcere due indigeni dell'Altra Campagna e la cava di ghiaia lviene sfruttata da imprese costruttrici private, mentre i dirigenti della Opddic ricevono forti somme di denaro per la "concessione". Tutto questo nel contesto della costruzione di una controversa autostrada a Palenque che colpirebbe l'ejido in maniera significativa e senza l'accordo dei suoi abitanti.

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo)

http://www.jornada.unam.mx/2009/07/09/index.php?section=politica&article=021n1pol

martedì 7 luglio 2009

Elezioni in Messico: la rinascita del centro



Elezioni in Messico: la rinascita del centro

Ieri, domenica 5 luglio, il Messico ha affrontato le elezioni politiche intermedie, per rinnovare deputati federali e locali, alcuni governatori statali ed altre autorità locali (sindaci e capi delegazionali).

Il grande vincitore, con un 36,62%, è risultato essere il PRI, il Partido Revolucionario Institucional, l'attore politico che ha tradotto in termini moderni l'eredità del vecchio porfiriato e ha mantenuto il potere per più di 70 anni. Caratterizzato dall'autoritarismo, dal corporativismo e dalla corruzione politica, il PRI è caduto in picchiata nel 2000, quando la società messicana, credendo alle promesse (poi deluse) di cambiamento dell'allora candidato del partito di destra, PAN, Vicente Fox, ha determinato il passaggio "formale" del potere dal partito di centro a quello di destra. Ma in meno di un sessennio, quello appunto del governo foxista, l'elettorato si è dovuto ricredere constatando che tale cambiamento non si era né si sarebbe mai avverato. Né con Fox né con l'attuale presidente, Felipe Calderón, che è salito al potere nel 2006 con una probabile frode elettorale, nonostante lo scarso margine con il candidato di centrosinistra, Andrés Manuel López Obrador (AMLO), del Partido de la Revolución Democrática.

Ebbene, il PRI recupera terreno: vince vari stati federali (5 per l'esattezza) e municipi e ottiene la maggioranza relativa del parlamento; e anche quella assoluta, se si sommano i suoi voti a quelli del Partito Verde, a cui è alleato. Una condizione ideale, sia per ostacolare l'operato del già debole governo Calderón, sia per spianare il terreno all'ascesa del suo prossimo candidato presidenziale: il giovane, autoritario e mediatico Enrique Peña Nieto, attuale governatore dello Stato del Messico (stato che circonda il Distretto Federale, cioè Città del Messico). 

Il Partido Acción Nacional, PAN, passa, dunque, ad essere la seconda forza politica del paese (27,96%). Partito fortemente classista, rappresenta gli interessi dei ceti dirigenti e industriali, ma anche le aspirazioni della piccola e media borghesia che cerca di avanzare nella scala sociale. Il risultato elettorale è sicuramente influenzato dalla fallita politica del governo Calderón, il cui principale cavallo di battaglia è la lotta frontale al narcotraffico (vera forza economica del paese) attraverso il rafforzamento dell'esercito, in un processo da molti defenito come 'colombianizzazione del paese'. Per quanto riguarda tutto il resto della vita politica, economica e sociale, il PAN ha garantito il mantenimento dello status quo, in continuità con le politiche precedenti del partito in apparenza oppositore.

Il PRD è la terza forza del paese (12,22%). Solo nelle elezioni del 2000 si è trovato in seconda posizione, grazie alla popolarità di AMLO, sedicente "presidente legittimo" che vanta ancora oggi un forte appoggio da parte del suo zoccolo duro, il movimento della Resistencia Civil Pacífica, e della corrente Izquierda Unida all'interno del partito. È il secondo partito sconfitto da queste elezioni e si può dire che lo deve principalmente a se stesso e alle faide interne tra le due principali correnti (Nueva Izquierda di Jesús Ortega, attuale presidente del partito, e Izquierda Unida di Alejandro Encinas). Dopo le vergognose e abominevoli elezioni interne dell'anno scorso per la presidenza del partito, caratterizzate da una guerra intestina tra le due fazioni e da reciproci frodi e colpi bassi, il PRD ha perso la reputazione di integerrimità nei confronti dei propri sostenitori, ma anche di tutto il resto del paese. Le divisioni ideologiche e politiche esistevano da molto tempo, ma i diversi personaggi politici non sono stati in grado di superarle e di mantenere una vera unità, non solo fittizia. Come in un matrimonio finito, nessuna delle due parti ha voluto abbandonare il tetto coniugale per non cedere all'altro l'eredità di un partito nato dalla spinta popolare per un'apertura democratica del paese. AMLO, suo leader morale, dopo una prima fase di apparente unione nel periodo postelettorale, ha espresso la propria preferenza per Izquierda Unida, cercando di influire sul destino del partito, ma Nueva Izquierda (favorita dietro le quinte dai poteri fattuali e dai partiti di centrodestra) ne ha ottenuto la dirigenza. Allora AMLO ha invitato i suoi sostenitori a votare per i due partiti satellitari della ex coalizione di centrosinistra, Por el bien de todos, delle elezioni precedenti: il Partido del Trabajo (che ha ottenuto il 3,58%) e Convergencia (2.38%). E verrà presto espulso dal PRD per questo suo "tradimento". Insieme ad una fetta consistente di elettorato, il PRD –che di 'democratico' gli è rimasto solo il nome- ha perso anche la faccia. Il caso più emblematico della spaccatura interna – sottolineata spasmodicamente dai mass media e dagli altri partiti – è quello dell'elezione nella Delegazione[1] di Iztapalapa, la più popolata di tutto il Messico (con un milione e trecentomila elettori). La candidata iniziale del PRD era Clara Brugada, della corrente Izquierda Unida, ma è stata sostituita poco prima delle elezioni da Silvia Oliva di Nueva Izquierda, imposta direttamente dalla direzione del partito. Le schede elettorali erano addirittura già state stampate e non c'è stato modo di far cambiare idea ai vertici: gli elettori che avessero votato per lei, avrebbero dato il voto alla sua concorrente. Quindi la Brugada si è accordata con il PT per ottenere i voti del suo candidato e non perdere la possibilità di salire al potere e ce l'ha fatta! Ma la figuraccia per il partito è stata fatale.

La quarta forza politica, ahimé, è il Partido (pseudo) Verde Ecologista de México, PVEM. Unico partito verde al mondo che si situa a destra anziché a sinistra, il Partito Verde è nato nel seno di un clan familiare, i González Torres, probabilmente con l'idea di erodere il voto dei grandi partiti per poi allearsi con loro, ma anche con quella di raccogliere il voto dell'elettorato scontento e qualunquista. Nel 2000 si allea con il PAN e successivamente con il PRI, data la delusione post-elettorale (quando Fox non mantiene le promesse di campagna di riservare loro incarichi di una certa importanza all'interno del governo). Il PVEM non rappresenta minimamente i deboli movimenti ecologisti messicani ed è stato addirittura espulso dall'Internazionale Verde per 'incongruenza' con gli altri membri. Ma quest'anno registra un vero e proprio exploit: con una campagna sporca e populistica – basata su proposte come la pena di morte per i sequestratori e la restituzione ai cittadini dei contributi sulla salute da parte dello Stato, al puro stile berlusconiano – il partito passa dal 4,8% al 6,5%. È probabilmente il punto più doloroso di queste elezioni, anche perché tra le sue fila si annoverano alcuni personaggi delle due principali catene televisive private, Televisa e TV Azteca, due dei principali poteri fattuali del paese.

Segue, poi, con un 3,42% il PANAL, Partido Nueva Alianza, uno squallido partito jolly della detestabile leader vitalizia del sindacato dell'educazione, Elba Esther Gordillo, una pericolosissima burattinaia politica che ha avuto un ruolo fondamentale nella frode elettorale del 2006 e che, attraverso il corporativismo sindacale, riesce a sopravvivere e a tessere alleanze strategiche coi veri protagonisti della politica, il PRI e il PAN.

E, infine, il PSD, Partido Social Demócrata, un partito minoritario di sinistra che, nonostante il grosso lavoro di base e le idee radicali (legalizzazione delle droghe leggere, depenalizzazione dell'aborto, matrimoni omosessuali, equità di genere, ecc.), non è riuscito a convincere l'elettorato di sinistra e a superare lo sbarramento del 2%. D'altra parte, il messicano è un popolo conservatore che difficilmente sceglierà di appoggiare politiche e forze radicali.

Un dato assai importante: in queste elezioni c'è stata una vera e propria campagna a favore dell'annullamento del voto, che si è tradotto in termini percentuali in un 5,2% a livello nazionale e in un 10,83% a Città del Messico (dove la popolazione locale ha una coscienza politica più sviluppata che nel resto del paese), contro il 3,5% del passato. Iniziata nei social network come una 'campagna civica', è stata oggetto di varie analisi che hanno dimostrato come fosse stata orchestrata per favorire il centrodestra: il voto nullo, così come quello in bianco, viene ridistribuito ai vari partiti a seconda delle percentuali ufficiali ottenute e, quindi, in pratica rafforza i partiti maggioritari e toglie potenziali voti ai partiti minori. Ad ogni modo, questo dato non può essere ignorato dalla classe politica: equivale a una bocciatura in blocco del sistema partitico e a una nuova forma di protesta civica. Si spera che non scemi e non muoia qui, ma che si traduca in una spinta dal basso per l'ottenimento di alcuni diritti civili fondamentali, quali l'introduzione della figura giuridica del referendum e della revoca del mandato ai politici corrotti, la possibilità di candidature indipendenti dai partiti politici, tra le altre proposte.

La guerra politico-mediatica più forte è stata paradossalmente quella dell'IFE (Instituto Federal Electoral, l'ente pubblico incaricato dell'organizzazione delle elezioni) a favore del diritto al voto; questo ente ha cercato in tutti i modi di contrastare l'astensionismo (che ha comunque rappresentato un 55,29%) e il voto nullo: oltre ai metodi tradizionali, quali il bombardamento di spot, cartelloni, annunci, volantini, ecc, l'IFE è riuscito a coinvolgere anche i poteri fattuali (Consejo Coordinador Empresarial, Chiesa Cattolica, mass media) nella propria crociata contro il rifiuto o il disinteresse dei cittadini nei confronti dei partiti politici. Persino sugli scontrini dei supermercati  appariva una legenda che ci invitava ad andare a votare. E i suoi dipendenti hanno fatto altrettanto ieri, suonando di porta in porta per "ricordare" ai cittadini "il loro dovere".

Ma una buona fetta dell'elettorato ha deciso di prendere alla lettera il proverbio popolare messicano "mejor malo por conocido que bueno por conocer" (cioè, meglio il cattivo in quanto conosciuto che il buono ancora da conoscere) e di tornare al passato più o meno recente. C'è chi ha fiducia la scadenza cabalistica del bicentenario (dall'Indipendenza, 1810, e dalla Rivoluzione, 1910) e chi ha perso ogni speranza, ma per ora le cose non sembrano destinate a cambiare in terra mexica.

Clara

[1] Il Distretto Federale è suddiviso sul piano politico e amministrativo in 16 Delegazioni

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