sabato 29 marzo 2008

4 Aprile los zapatistas no estan solos

 

Empoli VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA


IN BASSO A SINISTRA
IL CAPISE IN ITALIA.

VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA PONTE AD ELSA

Di fronte alla feroce aggressione che lo Stato messicano sta portando avanti contro le comunità zapatiste, il Centro di Analisi Politica e Ricerca Sociale ed Economica, CAPISE, ha iniziato un giro mondiale per spiegare qual'è la situazione reale che si sta vivendo in Chiapas e per tentare di rompere l'attuale silenzio informativo. 

Il CAPISE, in Europa dopo aver fatto un analogo giro negli Stati Uniti, non vuole solo raccontare, ma aprire uno spazio di scambio e confronto con le realtá sociali in lotta/resistenza toscane: dalle lotte sociali  (casa, migrnati, reddito) alle lotte per la difesa dei beni comuni e dell'ambiente (Montale, No OFFSHORE.), è un pó quello che gli zapatisti stanno chiedendo: conoscere altre lotte e costruire relazioni.... in basso e a sinistra!!!

INVITIAMO TUTTE LE REALTA' REGIONALI AD UN INCONTRO
VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA PONTE AD ELSA

 

giovedì 27 marzo 2008

Sabato 29 marzo, Circolo ARCI di Mercatale, Bucine (AR).


LOS ZAPATISTAS NO ESTÁN SOLOS.
Per sostenere l’autonomia zapatista, i movimenti sociali “in basso a sinistra” in Messico e nel mondo.
Per fermare le aggressioni e la guerra del governo messicano contro le comunità indigene del Chiapas.

Per convergere nell’estate 2008 in molt@ da tutta Italia e da tutta Europa in Chiapas in solidarietà con gli zapatisti.

Ore 20: aperitivo-cena.


Ore 21: presentazione della campagna europea LOS ZAPATISTAS NO ESTÁN SOLOS; racconti e immagini dell'ultima “carovana” in Chiapas; proiezione del video CONSTRUIR AUTONOMIA.


Ore 23:ALMOST BLUES in concerto; a seguire DJ SET.




INFO E CONTATTI: valdarnochiapas@gmail.com; luca 3391188671, susanna 3492592069, gavino 3664052453, daniele 3933645526

sabato 22 marzo 2008

ADERISCI ALLA CAMPAGNA NAZIONALE


los zapatistas no estan solos

Per sostenere l’autonomia zapatista, i movimenti sociali “in basso a sinistra” in Messico e nel mondo. * Per fermare le aggressioni e la guerra del governo messicano contro le comunità indigene del Chiapas. * Per diffondere le denuncie di violenze perpetrate contro le comunità zapatiste. * Per convergere nell’estate 2008 in molt@ da tutta Italia e da tutta Europa in Chiapas in solidarietà con gli zapatisti. Dopo anni di apparente tranquillità non passa giorno senza che le Giunte del Buongoverno zapatiste, denuncino episodi di provocazione e di attacco contro le comunità indigene del Chiapas. Come confermano le organizzazioni dei Diritti Umani e come ha confermato il lavoro della Sesta Commissione Civile di Osservazione dei Diritti Umani, dietro a questo stillicidio di episodi appare una strategia complessiva di attacco alle comunità indigene in resistenza. Al centro di questa offensiva, fatta di attacco al diritto di vivere nelle terre recuperate al latifondo, fatta di sequestri, arresti e violenze arbitrarie c‘è la volontà di attaccare quello che l’EZLN ha costruito a partire dal 1994: la resistenza divenuta pratica di autonomia e autogoverno. Non più la guerra visibile fatta di carri armati e corpi militari o paramilitari, ma una lunga e lacerante creazione di microconflitti spacciati come scontri tra indigeni. Una strategia che, nell’epoca dell’assordante rumore delle operazioni militari e delle stragi quotidiane della guerra globale, si vuol far passare sotto silenzio. È una guerra che vuole far tacere il laboratorio politico rappresentato dall'esperienza zapatista, così come in molte altre parte del mondo vuole spegnere altri movimenti e laboratori sociali basati sull'autonomia. L’autonomia zapatista parla il linguaggio delle comunità in lotta in tutto il mondo per salvaguardare i beni comuni e le risorse, per dare un senso reale alla parola democrazia, per conquistare diritti di cittadinanza per ogni essere umano. Gli uomini e le donne dell’EZLN si misurano giorno dopo giorno nella sfida al pensiero unico del neoliberismo per costruire un presente di cambiamento e di speranza per l’umanità. Sono una comunità in cammino insieme a molte altre in Messico, in America Latina, in altri continenti. Sono parte di un’umanità che lotta, sogna e si organizza “in basso a sinistra” come succede a casa nostra: dal Presidio “No dal Molin” contro la guerra, ai Comitati della Val di Susa, dalle mobilitazioni delle donne ai conflitti per la difesa del territorio, dalle mobilitazioni dei migranti per pieni diritti alle lotte sociali. Invitiamo tutti coloro che si sentono vicini alla causa zapatista così come anche tutte quelle esperienze basate sul concetto di comunità in lotta e di autonomia a sottoscrivere questa campagna. Media indipendenti, singoli, collettivi, artisti, musicisti, spazi sociali, a stare vicino e appoggiare questa lotta che non è poi così lontana dalla realtà italiana. Con questa Campagna, - Chiediamo la fine delle aggressioni contro le comunità indigene e della repressione generalizzata, basata su operativi militari, incarcerazioni e violazione dei diritti umani, attuata dal governo messicano nei confronti dei movimenti sociali, come sta succedendo con la lotta di Oaxaca e Atenco. - Vogliamo impegnarci per far circolare le voci e le denunce che giungono dal Sud-Est Messicano. - Vogliamo costruire una grande e variegata presenza in appoggio all'autonomia zapatista per quest'estate in Chiapas per dire insieme a molt@ da tutta Europa che: ¡LOS ZAPATISTAS NO ESTAN SOLOS!
Promotori della Campagna: Associazione Ya Basta - Coordinamento Toscano Solidarietà con il Chiapas - Progetto Dignidad Rebelde - Manitese Lucca - Comitato Chiapas “Maribel” Bergamo. Per adesioni: loszapatistasnoestansolos@globalproject.info

venerdì 21 marzo 2008

Empoli VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA


IN BASSO A SINISTRA
IL CAPISE IN ITALIA.

VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA PONTE AD ELSA

Di fronte alla feroce aggressione che lo Stato messicano sta portando avanti contro le comunità zapatiste, il Centro di Analisi Politica e Ricerca Sociale ed Economica, CAPISE, ha iniziato un giro mondiale per spiegare qual'è la situazione reale che si sta vivendo in Chiapas e per tentare di rompere l'attuale silenzio informativo. 

Il CAPISE, in Europa dopo aver fatto un analogo giro negli Stati Uniti, non vuole solo raccontare, ma aprire uno spazio di scambio e confronto con le realtá sociali in lotta/resistenza toscane: dalle lotte sociali  (casa, migrnati, reddito) alle lotte per la difesa dei beni comuni e dell'ambiente (Montale, No OFFSHORE.), è un pó quello che gli zapatisti stanno chiedendo: conoscere altre lotte e costruire relazioni.... in basso e a sinistra!!!

INVITIAMO TUTTE LE REALTA' REGIONALI AD UN INCONTRO
VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA PONTE AD ELSA

 

martedì 18 marzo 2008

19 marzo serata informativa sul chiapas ad Oristano


ll 19 marzo dalle ore 20 al cineclub di Oristano si svolgerà una serata informativa sul Chiapas  
con un intervento introduttivo del coordinamento toscano di sostegno alla lotta zapatista  a seguire saranno proiettati  
i documentari sulle popolazioni del Chiapas del progetto "Promedios", realizzati e autoprodotti dall'associazione non governativa Promedios Mexico
in collaborazione con le comunitá zapatiste del Chiapas.
La serata è organizzata dal cineclub di Oristano
in collaborazione con
il coordinamento toscano di sostegno alla lotta zapatista
 
x info
 

Fw: in basso a sinistra

 

IN BASSO A SINISTRA
IL CAPISE IN ITALIA.

VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA PONTE AD ELSA

Di fronte alla feroce aggressione che lo Stato messicano sta portando avanti contro le comunità zapatiste, il Centro di Analisi Politica e Ricerca Sociale ed Economica, CAPISE, ha iniziato un giro mondiale per spiegare qual'è la situazione reale che si sta vivendo in Chiapas e per tentare di rompere l'attuale silenzio informativo. 

Il CAPISE, in Europa dopo aver fatto un analogo giro negli Stati Uniti, non vuole solo raccontare, ma aprire uno spazio di scambio e confronto con le realtá sociali in lotta/resistenza toscane: dalle lotte sociali  (casa, migrnati, reddito) alle lotte per la difesa dei beni comuni e dell'ambiente (Montale, No OFFSHORE.), è un pó quello che gli zapatisti stanno chiedendo: conoscere altre lotte e costruire relazioni.... in basso e a sinistra!!!

INVITIAMO TUTTE LE REALTA' REGIONALI AD UN INCONTRO
VENERDI' 4 APRILE ORE 21.30 CSA INTIFADA PONTE AD ELSA

Il giro del CAPISE in Italia è organizzato dai collettivi, associazioni, uomini e donne aderenti alla campagna LOS ZAPATISTAS NO ESTAN SOLOS (VEDI SOTTO).

  

CAMPAGNA
¡LOS ZAPATISTAS NO ESTAN SOLOS!



* Per sostenere l’autonomia zapatista, i movimenti sociali “in basso a sinistra” in Messico e nel mondo.
* Per fermare le aggressioni e la guerra del governo messicano contro le comunità indigene del Chiapas.
* Per diffondere le denuncie di violenze perpetrate contro le comunità zapatiste.
* Per convergere nell’estate 2008 in molt@ da tutta Italia e da tutta Europa in Chiapas in solidarietà con gli zapatisti.


Dopo anni di apparente tranquillità non passa giorno senza che le Giunte del Buongoverno Zapatiste, denuncino episodi di provocazione e di attacco contro le comunità indigene del Chiapas.
Come confermano le organizzazioni dei Diritti Umani e come ha confermato il lavoro della Sesta Commissione Civile di Osservazione dei Diritti Umani, dietro a questo stillicidio di episodi appare una strategia complessiva di attacco alle comunità indigene in resistenza.
Al centro di questa offensiva, fatta di attacco al diritto di vivere nelle terre recuperate al latifondo, fatta di sequestri, arresti e violenze arbitrarie c‘è la volontà di attaccare quello che l’EZLN ha costruito a partire dal 1994: la resistenza divenuta pratica di autonomia e autogoverno.
Non più la guerra visibile fatta di carri armati e corpi militari o paramilitari, ma una lunga e lacerante creazione di microconflitti spacciati come scontri tra indigeni.
Una strategia che, nell’epoca dell’assordante rumore delle operazioni militari e delle stragi quotidiane della guerra globale, si vuol far passare sotto silenzio.
È una guerra che vuole far tacere il laboratorio politico rappresentato dall'esperienza zapatista, così come in molte altre parti del mondo si vorrebbero spegnere altri movimenti e laboratori sociali basati sull'autonomia.
L’autonomia zapatista parla il linguaggio delle comunità in lotta in tutto il mondo per salvaguardare i beni comuni e le risorse, per dare un senso reale alla parola democrazia, per conquistare diritti di cittadinanza per ogni essere umano.
Gli uomini e le donne dell’EZLN si misurano giorno dopo giorno nella sfida al pensiero unico del neoliberismo per costruire un presente di cambiamento e di speranza per l’umanità.
Sono una comunità in cammino insieme a molte altre in Messico con la Otra Campaña, in America Latina, in altri continenti.
Sono parte di un’umanità che lotta, sogna e si organizza “in basso a sinistra” come succede a casa nostra: dal Presidio “No dal Molin” contro la guerra ai Comitati della Val di Susa, dalle mobilitazioni delle donne ai conflitti per la difesa del territorio, dalle mobilitazioni dei
migranti per pieni diritti alle lotte sociali.

Ci rivolgiamo a tutti coloro che si sentono vicini alla causa zapatista così come anche a tutte quelle esperienze basate sul concetto di comunità in lotta e di autonomia, a sottoscrivere questa campagna.

Ci rivolgiamo a media indipendenti, singoli, collettivi, artisti, musicisti, spazi sociali, a stare vicino e appoggiare questa lotta che non è poi così lontana dalla realtà italiana.

Per costruire insieme la Campagna ¡LOS ZAPATISTAS NO ESTAN SOLOS! e mobiltarci in tant@ per:

- Chiedere la fine delle aggressioni contro le comunità indigene e della repressione generalizzata, basata su operativi militari, incarcerazioni e violazione dei diritti umani, attuate dal governo messicano nei confronti dei movimenti sociali, come sta succedendo con la lotta di Oaxaca e
Atenco.
- Far circolare le voci e le denunce che giungono dal Sud-Est Messicano. -
- Costruire nell’estate 2008 una grande e variegata presenza in Chiapas di solidarietà e appoggio all'autonomia zapatista e dire insieme a molt@ da tutta Europa che:

¡LOS ZAPATISTAS NO ESTAN SOLOS!

Promotori della Campagna:
Associazione Ya Basta, Coordinamento Toscano in Sostegno alla Lotta Zapatista, Progetto Dignidad Rebelde,  Manitese Lucca, Comitato Chiapas Torino, Comitato Chiapas “Maribel” Bergamo, Coordinadora.

Per adesioni loszapatistasnoestansolos@globalproject.info


domenica 16 marzo 2008

Prosegue lo sciopero della fame nelle prigioni del Chiapas

 

– Sabato 15 marzo 2008
 
 
- Nessuno possiede elementi "per autodichiararsi prigioniero politico", afferma il governatore Sabines
 
Da dieci giorni in sciopero della fame nove indigeni rinchiusi nel carcere di San Cristóbal
 
- Le autorità penitenziarie si rifiutano di fornire informazioni sulla protesta dei reclusi
 
- In totale, compresi gli altri tre istituti penali in Chiapas, sono 37 le persone in sciopero della fame a tempo indeterminato
 
Hermann Bellinghausen (Inviato)
 
Los Llanos, Chis., 14 marzo. Dietro le mura della prigione nei boschi di San Cristóbal de las Casas, dal lato di Huixtán, risuonano gli spari. "Pratica di tiro", risponde la guardia nella guardiola interrogato al riguardo. Dietro queste mura da dieci giorni sono in sciopero della fame i nove detenuti de La Voz de los Llanos che si sono uniti all'azione iniziata dai loro pari nella prigione di Cintalapa; il 12 febbraio da Zacario Hernández, il 25, la Voz del Amate ed altri ancora. 
 
Nel Centro Statale di Reinserimento Sociale dei Condannati (il significato di "Cereso" da queste parti), numero 5, chiedono la loro liberazione e si dichiarano "prigionieri politici" Tiburcio Gómez Pérez, Pedro Guadalupe Enríquez Santiz, Julio César Méndez Luna, José Luis Gómez Morales, Diego Rodríguez Hernández, Guadalupe Gómez Cruz, Manuel Ruiz Hernández, Antonio Ruiz Pérez e Mario Jiménez López
 
Poliziotti armati, anche se gentili, sono l'unico sportello al quale il giornalista ha potuto accedere questo venerdì. Alla richiesta di informazioni sulle persone in sciopero della fame, le autorità della prigione, attraverso agenti in divisa, si dichiarano non autorizzate a parlare. Nemmeno ad ammettere esplicitamente che là dentro è in corso uno sciopero della fame di cui si parla ogni giorno sempre di più. 
 
Attraverso l'etere entrano ed escono dal Cereso 5 chiamate radio in codice. Con sollecitudine, a domanda si risponde. Lo stesso tempo che ci vuole per ordinare un panino nel chiosco di fronte ai tribunali della prigione, pagarlo ed ascoltare un paio di barzellette piccanti mentre la donna del chiosco infila qualche peperoncino nel panino che lei chiama "piscia di gatto". Dall'area di accettazione esce un ufficiale di polizia con un block notes pieno di geroglifici, qualcosa di simili all'alfabeto etiope; qui riporta la domanda che una volta scritta risulta illeggibile. Gli spari continuano. Nessuno si scompone, nemmeno una donna chamula ed i suoi cinque figli piccoli che vanno a visitare qualche recluso.
 
L'unico sportello al quale si può inoltrare la domanda è quello del segretario di Pubblica Sicurezza dello stato, Juan Jesús Mora y Mora, nei suoi uffici di Tuxtla Gutiérrez. "Telefono?" "No, non abbiamo il numero", si giustifica l'ufficiale. Ma dal suo illeggibile block notes decifra l'indirizzo: Tercera Poniente Sur 157, tra viale Central ed Octava Sud. 
 
Interpellato ogni giorno da organizzazioni civili, vescovi, collettivi ed organizzazioni sociali, il governo di Juan Sabines oggi ha pubblicato su alcuni giornali locali una risposta che incomincia dicendo che "nessuno ha argomenti per autonominarsi 'prigionieri politico' ". A meno non "per quanto riguarda la presente amministrazione". Annuncia che esaminerà 360 richieste di scarcerazione di "prigionieri politici", alle quali risponderà "entro e non oltre un mese".
 
Da un mese e un giorno non mangia, nel Cereso 14, El Amate, il catechista di Tres Cruces, San Juan Chamula, Zacario Hernández. Ed in tre carceri del Chiapas sono ormai 37 i detenuti in sciopero della fame a tempo indeterminato, più altri dieci in digiuno solidale. Più della metà sono dell'Altra Campagna, come la Voz de los Llanos, che ieri ha inviato un messaggio all'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, agli abitanti di Atenco ed ai detenuti di Playas de Catazajá.
 
A questi mandano a dire: "Ci fa piacere scrivervi sapendo che avete cominciato lo sciopero della fame in resistenza al malgoverno. Vogliamo solo dirvi di essere forti e non lasciarsi umiliare dalle autorità, anche se ricevete minacce, poiché in questa lotta incontriamo sempre ostacoli. Vogliamo anche dirvi che, anche se siamo lontani, non siete soli".
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel " – Bergamo)

mercoledì 12 marzo 2008

Si estende la protesta nelle carceri chiapaneche

La Jornada – Mercoledì 12 marzo 2008
  
- Si uniscono al digiuno 11 detenuti del Cereso 17 e 3 del Amate; in tutto ora sono 36
 Si estende la protesta degli indigeni nelle carceri del Chiapas
HERMANN BELLINGHAUSEN
 
Continua ad estendersi lo sciopero della fame degli indigeni nelle prigioni del Chiapas. Sono già 36 le persone che stanno attuando la protesta estrema per chiedere la loro liberazione. Undici detenuti nel Centro di Recupero Sociale (Cereso) 17, "José Patrocinio González Garrido", nel municipio di Playas de Catazajá, al nord del Chiapas, si sono uniti questa domenica alla protesta che stanno attuando 22 detenuti nel Cereso 14, e 5 di Cintalapa e San Cristóbal de las Casas rispettivamente.
Intanto, altri tre del Amate, a Cintalapa, hanno dichiarato lo sciopero della fame. Si tratta di Rubén Jiménez Pablo, Enrique López Hernández e Pável Vázquez Cruz, del Movimiento Campesinos Regional Independiente (Mocri-CNPA), arrestati dal governo di Pablo Salazar Mendiguchía.
Quelli di Catazajá dicono di essere accusati falsamente di gravi reati quali sequestro, estorsione e, in alcuni casi, omicidio, in quella che sembra essere la vendetta senza alcun fondamento legale da parte di appartenenti al gruppo priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) contro le basi di appoggio zapatiste, simpatizzanti e familiari.
I 12 nuovi scioperanti, reclusi nel Cereso 17 di Playas de Catazajá, provengono dalla comunità Busiljá. Almeno uno era stato presente ad un omicidio tra priisti della Opddic; poi gli hanno sparato alla testa ed era stato dato per morto. Nonostante questo è sopravvissuto ma gli ci sono voluti otto mesi per riprendersi. Alla fine è stato arrestato per un omicidio che non ha commesso. Come in molti altri casi, con la complicità dei giudici e del Pubblico Ministero.
Profughi dal 1997, perseguitati e minacciati per anni, ed alla fine catturati da poliziotti di Pubblica Sicurezza e membri di Opddic, questi di Busiljá scontano pene su accuse false, mentre gli assassini dei due priisti (anch'essi priisti) sono liberi ed impuni. 
Il primo recluso indigeno a dichiararsi in protesta, Zacario Hernández Hernández, di Tres Cruces (San Juan Chamula), catechista dell'organizzazione Pueblo Creyente, non tocca cibo nel carcere di El Amate da quasi un mese.
Gli indigeni originari di Busiljá reclusi a Catazajá sono Pablo, Timoteo, Fausto, José, Felipe, Esteban, Elías (padre) ed Elías (figlio), tutti di cognome fanno Sánchez Gómez, Pablo Gutiérrez Hernández, Javier Sánchez López e Fidencio Sánchez Gutiérrez. Una donna appartenente a questo stesso gruppo, Amapola Gómez Pérez, si trova nel carcere di San Cristóbal e non si è potuta confermare la sua adesione alla protesta.
Da parte sua, i detenuti politici di La Voz del Amate, aderenti all'altra campagna, accusano le autorità penitenziarie di persecuzione, vessazioni e di "ostacolare" il loro movimento. Si lamentano della "mancanza di rispetto" verso i loro famigliari che vengono in visita. I secondini "vengono dove noi stiamo in sciopero della fame e mangiano davanti a noi, facendoci stare male. Hanno tentato di farci cedere, di proibirci di andare in bagno e di portarci in un altro posto, dove loro incitano allo scontro ed al maltrattamento". 
 
Denunciano aggressioni e "anomalie" nella sezione femminile, dove si trova la loro compagna María Delia Pérez Arizmendi, così come la presenza del corpo speciale Lobo nelle vicinanze del loro presidio nel cortile della prigione. Accusano il direttore ed il governatore Juan Sabines "dell'incessante maltrattamento".
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

sabato 8 marzo 2008

Siena mercoledì 12 marzo L'autonomia Zapatista"

Il Laboratorio Politico America Latina e

il Coordinamento Toscano in Sostegno alla Lotta Zapatista


presentano l'incontro:


"L'autonomia Zapatista"

Costruzione e resistenza nelle comunità indigene zapatiste del Chiapas



sarà proiettato il video "Construir Autonomia" : immagini voci lotte dal

"II Incontro Internazionale dei Popoli Zapatisti con i Popoli del Mondo"



mercoledì 12 marzo

ore 17:30


facoltà di lettere

aula E

San Niccolò (padiglione esterno)

via roma 56



Parleremo della costruzione dell'autonomia e della pratica dell'autogoverno nelle comunità zapatiste con alcuni partecipanti agli "incontri dei Popoli Zapatisti con i Popoli del Mondo" nel 2007



laboratorio politico sull'america latina> labpolitico.americalatina@gmail.com

coordinamento toscano in sostegno alla lotta zapatista> intifada@ecn.org

> http://dignidad-rebelde.blogspot.com/

giovedì 6 marzo 2008

Fw: [Ezln-it] Peace Reporter: Messico Situazione Pericolosa

 

Da: PEACE REPORTERhttp://www.peacereporter.net
 
Messico - 06.3.2008
Situazione pericolosa
di Alessandro Grandi 
 
 
Messico, la difficile situazione degli indigeni: diritti negati e vessazioni continue. Protagonisti la polizia e i paramilitari
 
Ai margini, dimenticate dagli amministratori e lasciate spesso nelle mani di spietati paramilitari senza scrupoli: questa è la condizione in cui si trovano ancora oggi molte comunità zapatiste del sud del Messico.
 
I fatti. Non se ne parla: gli indios messicani discendenti dei maya non fanno notizia. Ma la loro è una situazione drammatica, apparentemente senza soluzione. Come confermano dalla Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani (Cciodh), organizzazione che da oltre dieci anni si occupa di diritti umani violati in Chiapas. I rapporti che periodicamente redigono e inviano ai mezzi di comunicazione affinchè li diffondano, parlano di un notevole aumento delle denunce per aggressione e violazioni dei diritti umani sopportate dalle comunità indigene, soprattutto quelle zapatiste. Abusi di ogni tipo: dalle violenze fisiche alle minacce fino all'eliminazione di alcuni leader. Il tutto sempre unito alla minaccia delle autorità di sottrarre alle comunità indigene le terre coltivabili. E nei rapporti stilati dal Cciodh si sprecano le testimonianze delle vittime. "Denunciamo con forza il fatto che il governo federale vuole spogliarci del nostro territorio con il falso pretesto che noi distruggiamo l'ambiente" si legge nell'appello firmato dai leader delle comunità indigene del Chiapas. "Per farlo utilizzano molte strategie: gli sgomberi, i massacri, la paramilitarizzazione dell'area e la legge sull'esproprio delle terre che ci toglie più di 14mila ettari di terra coltivabile. E tutto questo perchè la nostra terra è ricca di risorse naturali".
"Siamo molto preoccupati" raccontano dalle comunità nei pressi di Palenque, meta del turismo internazionale per le sue splendide rovine. "Ci minacciano di morte, ci tirano sassi e spesso sparano verso le nostre comunità". Tutto per sottrarre terre sulle quali non hanno alcun diritto.
 
Situazione di terrore. Paura e attenzione: due sensazioni che negli ultimi mesi in Chiapas la popolazione indigena è stata costretta a riscoprire. Ma anche il volo incessante degli elicotteri federali e di quelli della polizia che pattugliano dall'alto le comunità zapatiste. Donne e i bambini armati di machete in costante allerta di fronte a operazioni d'intelligence che terminano spesso con aggressioni: queste sono le giornate nel sud del Messico, Paese dove la democrazia e il rispetto reciproco sono cose praticamente sconosciute.
Ma le comunità indigene spesso sono accusate di lavorare fianco a fianco con i gruppi di narcotrafficanti, accusa che hanno da sempre rigettato. "Respingiamo le gravi accuse che arrivano dal governo" raccontano "le cui menzogne sono solo il pretesto per mandarci via dalle nostre terre ricche di biodiversità e acqua per consegnarle alle multinazionali straniere come la Monsanto, la Ford o la Aventis, che hanno firmato contratti con il governo di Calderon".
Tutto questo si scontra con un'altra realtà della zona: il turismo internazionale che, come se fosse accecato, non si accorge di quello che sta succedendo nella zona. Ma forse sarà il destinatario finale della distruzione di quello che è universalmente considerato uno degli ombelichi del mondo: il Chiapas.
 

mercoledì 5 marzo 2008

In sciopero della fame da 22 giorni nelle prigioni delChiapas

La Jornada – Mercoledì 5 marzo 2008
 
- Rifiutano l'intervento della Commissione Statale dei Diritti Umani
 
In sciopero della fame da 22 giorni i detenuti in Chiapas
 
HERMANN BELLINGHAUSEN
 
San Cristóbal de las Casas, Chis., 4 marzo. Tra denunce di vessazioni da parte delle autorità carcerarie, prosegue lo sciopero della fame dei detenuti indigeni nelle prigioni di El Amate (Cintalapa) e questa città. Nel primo, gli indigeni denunciano "vessazioni" da parte di funzionari, secondini e personale medico. Il dottor Joaquín Farrera "si prende gioco del nostro movimento ed è arrivato ad insultare la nostra compagna María Delia Pérez Arizmendi con termini volgari che vanno contrastano con la sua etica professionale, obbligandola inoltre a firmare dei documenti".
 
Hanno rifiutato l'intervento della Commissione Statale dei Diritti Umani "per essere giudice e parte della nostra condizione deteriorata e per la loro collusione con i sistemi di applicazione della giustizia". 
 
Intanto, i sette detenuti del Cereso 5 di San Cristóbal de las Casas in sciopero della fame, sono stati minacciati di essere cacciati dal luogo in cui questo martedì hanno iniziato la protesta.
 
I reclusi nel Cereso 14, El Amate, sono: Zacario Hernández Hernández (da 22 giorni a digiuno totale, insieme a Pascual Heredia ed Enrique Hernández, tutti di Tres Cruces, San Juan Chamula, e dell'organizzazione Pueblo Creyente); Alberto Patishtán, José Luis López, Julio César Pérez, José Pérez, Marcelino Díaz, Ramón Guarda, Juan Gómez y Jorge López (de La Voz del Amate, insieme a Jesús López López e María Delia, che sono diabetici). Antonio Díaz Ruiz, Antonio Gómez Díaz, Miguel Gómez Gómez e Domingo Cruz Gómez, che si dichiarano zapatisti di Simojovel e Chilón e sostengono di "aver subito una condanna ingiusta per reati che non hanno commesso". A loro si è unito Mateo Hernández (accompagnato da Andrés Hernández, entrambi della CIOAC). Tutti loro digiunano da 10 giorni.
 
Aderenti dell'Altra Campagna di Puebla, Morelos e Chiapas hanno visitato El Amate ed hanno trovato che "Zacario è molto peggiorato, benché il suo animo sia forte e fermo nella sua decisione". Gli altri "dicono di essere decisi a continuare fino alle ultime conseguenze per chiedere giustizia e libertà immediata ed incondizionata".
 
Davanti alla replica di Zacario ad una lettera del vescovo Felipe Arizmendi chi lo invitava ad interrompere lo sciopero, il prelato ha scritto nuovamente all'indigeno assicurandolo che la diocesi di San Cristóbal non l'ha lasciato né lo lascerà mai solo: "Ho parlato due volte col governatore. Mi ha promesso di fare anche l'impossibile perché venga liberato, perché noi abbiamo dato la nostra parola che è innocente". Secondo Arizmendi il governo del Chiapas ha mostrato buona olontà; un esempio di ciò è stato il rilascio di Mariano Heredia (di 88 anni) che ora è a casa sua (a Tres Cruces), anche se con alcune restizioni legali".
 
La Voz del Amate è nata nel gennaio del 2006, dopo l'invito zapatista all'Altra Campagna. Formano i collettivi "prigionieri politici" tzotziles e tzeltales che da allora occupano parte del cortile della prigione, in un "presidio permanente di protesta e rivendicazione". La Voz del Amate "ha lavorato per guadagnare rispetto e considerazione", assicurano gli indigeni. Questa forma di resistenza ha raggiunto la prigione di San Cristóbal, dove la Voz de Los Llanos ha creato "uno spazio simile dei detenuti organizzati".
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

martedì 4 marzo 2008

Altri 9 detenuti politici in sciopero della fame inChiapas

 
La Jornada – Martedì 4 marzo 2008
 
- I 22 indigeni chiedono al governatore giustizia e libertà
 
Si allarga la protesta dei detenuti in Chiapas; altri 9 in sciopero della fame
 
- La mobilitazione in corso in 2 carceri evidenzia la pessima situazione dei detenuti
 
HERMANN BELLINGHAUSEN
 
San Cristóbal de las Casas, Chis. 3 marzo. Nove indigeni detenuti nel carcere di questa città, appartenenti al'organizzazione La Voz de los Llanos, si sono uniti questo martedì allo sciopero della fame a tempo indefinito che sostengono il catechista tzotzil Zacario Hernández ed altri 13 reclusi nel Centro di Reinserimento Sociale 14 di Cintalapa, membri, a loro volta, di La Voz del Amate. Con questi sono ormai 22 gli indigeni che dal carcere, con questa protesta estrema, chiedono giustizia e libertà.
 
Il primo, originario di Tres Cruces, a San Juan Chamula, dopo 20 giorni senza cibo, questa domenica ha scritto al governatore Juan Sabines: "Per quello che mi riguarda ho preso la decisione di entrare in sciopero della fame, iniziato il 12 febbraio scorso, a tempo indefinito. Con questo manifesto la mia lotta, sperando, quanto prima possibile, che si decreti la mia liberazione, quella di mio fratello Enrique e quella del mio compagno Pascual. Se non ci sarà una risposta favorevole, la mia famiglia porterà una bara affinché mi seppelliscano nel mio luogo di origine".
 
Ai sette appartenenti a La Voz del Amate ed all'Altra campagna si sono uniti Mateo Hernández Bautista, dela Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos, ed altri quattro che si dichiarano "prigionieri politici zapatisti". Ora la protesta si estende al carcere di San Cristóbal, con i "prigionieri politici" di la Voz de los Llanos.
 
Il drammatico clamore dei detenuti tzeltales e tzotziles nelle valli e l'altopiano del Chiapas mette in evidenza l'applicazione della giustizia sia del governo precedente di Pablo Salazar Mendiguchía, sia dell'attuale, e rivela la condizione generalizzata, in tutto il paese, degli indigeni detenuti che molto spesso "politici". 
 
Partecipano alla protesta, ma non allo sciopero della fame, altri due detenuti appartenenti a Pueblo Creyente e due di La Voz del Amate che soffrono di diabete.
 
La Voz de los Llanos scrive oggi al mandatario statale: "I compagni di La Voz del Amate sono in sciopero della fame da otto giorni. Zacario da molti giorni. È per la liberazione di ognuno e per dimostrare la nostra innocenza. È per la cattiva applicazione della legge da parte dei funzionari e per la corruzione, per questo chiediamo al malgoverno di ascoltare le nostre richieste.
 
"In quanto indigeni e poveri i nostri diritti umani sono sempre violati. Come non pensare alle detenzioni arbitrarie, alle condanne senza un vero processo, alle esecuzioni ed alle torture per semplice diletto". Con questa azione, Tiburcio Gómez Pérez, Pedro Guadalupe Enríquez Santiz, Julio César Méndez Luna, José Luis Gómez Morales, Diego Rodríguez Hernández, Guadalupe Gómez Cruz, Manuel Ruiz Hernández, Antonio Ruiz Pérez e Mario Jiménez López vogliono dimostrare "la loro innocenza, perché, nei reati di cui ci accusano tutto è stato per tortura, per dichiararci colpevoli. Siamo ignorati perchè siamo poveri. La 'giustizia' esiste per la gente ricca, grazie alla corruzione che esiste".
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

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