mercoledì 27 febbraio 2008

Scoperta spia dell'Esercito nella riunione comunitaria

 

La Jornada – Mercoledì 27 febbraio 2008
 
 
Scoperta spia dell'Esercito nella riunione comunitaria
 
Elio Henríquez (Corrispondente)
 
Betania, Ocosingo, Chiapas, 26 febbraio. L'incontro tra organizzazioni e comunità indigene per la difesa del territorio e le risorse naturali della selva Lacandona è terminato all'alba di questo martedì tra una forte tensione poiché le autorità hanno scoperto e trattenuto per cinque ore e mezza Carlos Rodríguez, capo dell'Esercito Messicano, che presumibilmente stava svolgendo compiti di spionaggio. 
Alle 9 di sera i partecipanti erano in piena discussione per approvare le conclusioni dell'incontro iniziato domenica in questo ejido situato in una delle vallate di Ocosingo, quando il personale addetto alla sicurezza ha scoperto un militare in abiti civili che scattava fotografie senza autorizzazione da un veicolo in marcia.
Immediatamente è stato fermato ed in mezzo a grida di "prendilo" e "legalo" è stato condotto fino al palco dove è stato legato con un laccio ed interrogato. Ha detto di chiamarsi Carlos Rodríguez Corral, capo dell'Esercito Messicano, e che un soldato che conosce solo col soprannome di El Sapo gli ha dato 300 pesoso perchè prendesse fotografie dell'incontro. 
Dopo l'interrogatorio e la consegna della macchina fotografica e 864 pesos, un quaderno di appunti ed altri documenti, l'informatore è stato portato in una casa e lì rinchiuso. Poi è stata nominata una commissione che andasse ad avvisare il quartiere militare di San Quintín del fermo della persona.
Alle 1:30 di questo martedì, tra una forte tensione, è giunto nella comunità vestito in abiti civili ed in un'auto non ufficiale, il capitano Indelfo Soto Arizmendi, accompagnato solo dall'autista dell'unità, per prelevare il capo. 
Subito il capo è stato liberato e gli sono stati restituiti gli 864 pesos e la macchina fotografica. 
Tra la detenzione e la liberazione del militare sono proseguiti i lavori del tavolo plenario nel quale sono stati approvati diversi punti. 
Uno di questi segnala che nelle comunità non si accetterà la presenza di membri di organizzazioni non governative che siano finanziate con risorse della Banca Mondiale ed Interamericana di Sviluppo.
Considerate le esperienze precedenti si è convenuto che "è proibito" che i dirigenti del movimento occupino incarichi nel governo. Hanno inoltre deciso di: "badare a noi stessi" e "preoccuparci dei responsabili del movimento in generale". 
Come parte delle loro conclusioni non riconoscono i membri del consiglio consulente della riserva dei Montes Azules. "L'unica autorità da noi riconosciuta sono i popoli e le comunità, abitanti della selva ed il popolo del Messico". 
Quasi a mezzanotte hanno concluso con l'approvazione di uno degli ultimi punti: "ci impegniamo a consultare ed informare le comunità in maniera chiara, completa e responsabile sui progetti e programmi di appoggio del governo federale, statale e municipale, come Prodesis, Maíz Solidario, Procede, Proárbol, Conafor e Conservación".
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

lunedì 25 febbraio 2008

Falso giornalista fermato dall'EZLN scoperto essere unagente del Cisen

 

La Jornada – Domenica 24 febbraio 2008
- Nuova versione statale sui fatti di Bolom Ajaw

Il presunto giornalista fermato dall'EZLN è un agente del Cisen

HERMANN BELLINGHAUSEN
Ocosingo, Chis. 23 febbraio. Una nuova versione di fonte governativa, benché non ufficiale, sui fatti di Bolom Ajaw dello scorso giovedì pomeriggio, segnala che il "reporter" che è stato presumibilmente fermato giovedì da basi zapatiste della citata comunità, nell'area delle cascate del fiume Agua Azul, era in realtà "un agente del Centro di Investigazione e Sicurezza Nazionale (Cisen)", organismo federale dipendente dalla Segreteria di Governo.
Da venerdì fonti del governo statale hanno diffuso tra alcuni giornalisti questa versione. L'agenzia di informazione Mirada Sur riferisce che "poliziotti statali preventivi ed un agente del Cisen" sarebbero stati "fermati e disarmati da presunte basi dell'EZLN del municipio di Chilón mentre l'agente fotografava un podere occupato a Salto de Agua accompagnato da poliziotti statali".
Ma, Bolom Ajaw appartiene alla regione autonoma zapatista La Montaña, nella demarcazione del municipio ufficiale di Tumbalá (non Chilón né Salto de Agua). L'informazione, proveniente da Palenque, segnala che "sei poliziotti preventivi statali distaccati ad Agua Azul, della pattuglia PEP-315", avrebbero accompagnato l'agente federale perchè scattasse delle foto "di una proprietà conosciuta come Bolom-Ajau (sic) invasa dagli zapatisti; una questione agraria irrisolta orami da diversi vari anni e che ha provocato conflitti tra zapatisti ed ejidatarios".
Mentre la giunta di buon governo del caracol di Morelia, consultata da La Jornada, dichiarava che "continuano le indagini sui fatti", la citata notizia giornalistica prosegue: "Sembra che gli indigeni zapatisti di Bolom-Ajau abbiano ritenuto una provocazione la presenza nel loro territorio di poliziotti armati e di un agente del Cisen per presunte azioni di spionaggio, e per questo sono stati fermati e disarmati". La notte dello stesso giovedì i poliziotti "hanno denunciato i fatti alla Procura Distrettuale con sede a Palenque, la quale ha dato avvio alle indagini preliminari".
Fonti della polizia di Palenque venerdì avevano annunciato un eventuale "operativo per recuperare le armi". Secondo Mirada Sur, "sembra inoltre che ci sia imbarazzo tra le autorità superiori del governo chiapaneco, perché il comando dei poliziotti fermati non aveva chiesto l'autorizzazione per prestare appoggio all'agente del Cisen, e si tratta dunque di una questione delicata e di ambito federale".
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

venerdì 22 febbraio 2008

ASSEMBLEA


Domenica 24 Feb.

a Empoli al csa intifada

via xxv aprile ponte a elsa Empoli

Assemblea Aperta del Coordinamento Toscano di Appoggio alla Lotta Zapatista.

 

 

Un invito a tutti e tutte, soggettività individuali e collettive che stanno in basso e a sinistra. Un invito per parlare di zapatismo, zapatisti e zapatiste. Un invito per analizzare l'attuale situazione nei territori zapatisti. Un invito per costruire una risposta alla militarizzazione in Chiapas. Un invito per costruire un calendario di iniziative in Toscana. Un invito per tutti coloro che credono che solo costruendo relazioni dal basso (..e a sinistra) si possa costruire l'altra società, l'altro mondo.

 

 

L'Assemblea avrà inizio alle ore 16. Alle ore 18 "aperitivo ribelle" con proiezioni video. Dalle ore 20 sarà possibile cenare presso l'osteria resistente Otro Mundo.

Info e contatti:

intifada@ecn.org

 http://dignidad-rebelde.blogspot.com

mercoledì 20 febbraio 2008

Intimidazioni contro i giornalisti de La Jornada e NarcoNews

 
 

Lettera di protesta per le intimidazioni subite da due giornalisti di La Jornada e di Narco News, che si aggiungono a quelle nei confronti di Hermann Bellinghausen e di altri giornalisti messicani.
 
Intimidazioni Contro i Giornalisti di Narco News
 
La Jornada – Mercoledì 20 febbraio 2008
El Correo Ilustrado
 
Intimidazioni contro i giornalisti
Juan Trujillo Limones (collaboratore de La Jornada e Ojarasca) e Raúl Romero Gallardo, reporters del giornale elettronico Narco News, sono stati oggetto di perquisizione e spionaggio nell'appartamento in cui vivono a Città del Messico. In entrambe le occasioni i "visitatori" si sono preoccupati di far sapere che erano stati lì. La notte tra il 25 e 26 gennaio si sono introdotti nei loro computer lasciandoli poi accesi, mentre il 1 febbraio hanno lasciato acceso la televisione. I vicini di casa hanno confermato la presenza di estranei all'esterno dell'edificio. Riteniamo che questi fatti siano in relazione al loro lavoro in quanto hanno coperto le diverse attività del movimento indigeno indipendente e questo si somma ai recenti episodi di persecuzione contro i giornalisti. Effetti repentini della ley Gestapo? Esigiamo garanzie e rispetto per il lavoro dei nostri compagni.
 
Suplemento Ojarasca: Hermann Bellinghausen, Eugenio Bermejillo, Gloria Muñoz Ramírez, Ramón Vera Herrera, Yuriria Pantoja Millán.
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

lunedì 18 febbraio 2008

Deputati chiedono che l'Esercito risponda del suo operatoin Chiapas


La Jornada – Lunedì 18 Febbraio 2008
* Legislatori presenteranno alla Segreteria della Riforma Agraria denunce di abuso agrario in questo stato

Deputati chiedono che l'Esercito risponda delle accuse di vessazione in Chiapas

* Chiedono l'applicazione degli Accordi di San Andrés; sollecitano EZLN e governo a riprendere il dialogo
LA REDAZIONE
La Camera dei Deputati presenterà al segretario della Riforma Agraria, Abelardo Escobar Prieto, le denunce di gruppi zapatisti ed organizzazioni contadine per l'esproprio di terre in Chiapas. 
Cecilia Díaz Gordillo, presidentessa della Commissione Bicamerale di Concordia e Pacificazione (Cocopa), ha affermato che sono pronte le statistiche delle terre occupate dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e da altre organizzazioni dopo l'insurrezione del 1994 in questa entità.
Ha anticipato che la Commissione dei Diritti Umani, presieduta dalla deputata panista Omeheira López Reyna, visiterà le prigioni del Chiapas per conoscere le condizioni dei detenuti e sapere della loro situazione legale, principalmente della popolazione indigena. 
Ha riferito che in seno alla commissione sarà presentato un punto di accordo affinché l'Esercito informi sulla sua posizione rispetto alle denunce di vessazione, insicurezza e scarso controllo dovuto alla sua presenza in questo stato.
In una riunione con la Commissione Civile Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani (CCIODH), ha chiesto all'Esecutivo federale di esprimersi al riguardo e specialmente riguardo all'EZLN, perché "sfortunatamente negli ultimi mesi non c'è stata alcuna dichiarazione volta alla ricerca della costruzione di accordi minimi che permettano alle parti di tornare a dialogare". 
Ai portavoce dell'EZLN ha chiesto di assumere "un atteggiamento propositivo". La legislatrice ha aggiunto che questo è un tema che preoccupa il Potere Legislativo perché l'inattività colpisce le comunità indigene che subiscono un deterioramento nelle loro condizioni di vita.
La deputata panista ha comunicato che la commissione bicamerale elaborerà un'analisi per conoscere la situazione giuridica del gruppo ribelle e del governo federale, ed un'analisi sociale, per valutare le politiche pubbliche applicate dal 1994 ad oggi. 
Ha puntualizzato che alla Commissione Esecutiva di Negoziazione e Costruzione di Accordi sono state presentate iniziative per la soluzione del conflitto in Chiapas e la rivendicazione dell'EZLN, così come per il compimento degli Accordi di San Andrés.
Marco Aparicio, della CCIODH, a sua volta ha affermato che per risolvere i conflitti in Chiapas e Oaxaca la soluzione è costruire cambiamenti strutturali nei processi di riforma agraria che dovrà essere studiata seriamente, in maniera ampia e con un dialogo aperto. 
Ha comunicato che a Oaxaca, dati i conflitti dei maestri del 2006, sono state raccolte gravi testimonianze di violazione dei diritti umani ed una serie di mancanza di soddisfazione delle necessità basilari e fondamentali per la protezione delle persone, oltre all'insicurezza per l'accessibilità alle terre.
"Ci sono coincidenze tra Chiapas e Oaxaca riguardo al corpo normativo penale ed all'utilizzo di denunce e testimonianze false", ha affermato dopo aver denunciato che a Oaxaca c'è la polarizzazione sociale delle istituzioni e la delegittimazione dei popoli. 
Ritiene che per risolvere i conflitti in Chiapas c'è bisogno dell'autonomia dei popoli indigeni e del rafforzamento dei loro processi di governo e la creazione di spazi di dialogo.
Jaime Martínez Veloz, rappresentante del governo del Chiapas davanti alla Cocopa, ha affermato che deve essere consolidata una politica che permetta di definire la direzione dei popoli e delle comunità indigene. "Il dialogo si è rotto perché l'Esecutivo non ha rispettato gli Accordi di San Andrés", ha dichiarato.
 
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

sabato 16 febbraio 2008

lettera inviata da intellettuali dell'America Latina


la lettera inviata da intellettuali dell'America Latina al quotidiano La Jornada di oggi, nella quale si chiede di interrompere l'offensiva contro gli zapatisti.

Académicos de AL piden parar ofensiva contra zapatistas
L at s académicos, científicos sociales e investigadores de Puerto Rico, Costa Rica, Nicaragua, Uruguay, Nicaragua, Argentina, México, Brasil, Chile, Ecuador, España y Portugal que abajo firmamos, deseamos expresar lo siguiente:
Durante los recientes meses, las comunidades indígenas zapatistas han sido objeto de un intenso hostigamiento y múltiples agresiones, entre las que se cuentan desalojos violentos, quema de casas, disparos, amenazas de muerte y despojo de pertenencias.
Los distintos hechos de violencia en Chiapas no son la expresión de “conflictos intercomunitarios”, como pretende la estrategia mediática gubernamental, sino que constituyen tan sólo las señales más visibles de una estrategia político-militar que muestra ya una clara tendencia: atacar la base social de EZLN y el corazón de los pueblos indígenas: la tierra y el territorio.
Esta ofensiva “silenciosa” protagonizada por la organización paramilitar OPDDIC y que cuenta con la anuencia, complicidad y aliento del gobierno del estado de Chiapas, autoridades, gobierno y Ejército federales, es una nueva afrenta contra los pueblos indios del EZLN, las juntas de buen gobierno (JBG) y los municipios autónomos donde se construye la digna autonomía rebelde y la posibilidad de un futuro para la humanidad.
Enviamos un saludo de solidaridad y hermandad a los pueblos y comunidades que continúan resistiendo y a la vez construyendo, junto con la otra campaña, un movimiento civil y pacífico de resistencia. Exigimos al gobierno federal y del estado de Chiapas que detengan de inmediato esta ofensiva contra el proyecto pacífico del zapatismo que significa una alternativa mundial para los pueblos.
Llamamos a otr at s académic at s, investigador at s, científic at s y artistas, así como a la sociedad civil nacional e internacional a mantenerse alerta, a pronunciarse y movilizarse en contra de estas acciones y en defensa de la resistencia indígena zapatista.
Pablo González Casanova, Maristella Svampa, Boaventura de Sousa Santos, Ana Esther Ceceña, Marcos Roitman Rosenman, Paulina Fernández Christlieb, Raúl Zibechi, Raquel Gutiérrez Aguilar, John Holloway, Claudia Korol, Carlos Aguirre Rojas, Carmen Inés Rivera Lugo, Gilberto López y Rivas, Dolores Miranda Gierbolini, Luis Hernández Navarro, Gabriela Murillo, Ezequiel Adamovsky, Graciela Mota, Horacio Tarcus, Raquel Taks, Octavio Caldera Azmitia, Óscar Llanque, Ignacio Dobles Oropeza, Maricarmen Aguilar Fonseca, Isabel Marazina, Juan Carlos Gómez Leyton, Roxana Longo, Roberto Gargarella, Franklin Ramírez Gallegos, Pablo Alabarces y Julián Rebón

martedì 12 febbraio 2008

Nuova escalation di guerra" contro gli zapatisti

> La Jornada - 9 febbraio 2008
> La sfida è contro l'esemplare autonomia delle comunità
> "Nuova escalation di guerra" contro gli zapatisti - avvisa Paz con
> Democracia
> Il peggio del PRI e dei gruppi di potere locali, si ritrova nel PRD
> chiapaneco
> La redazione
>
> Il Gruppo Paz con Democracia, composto da rappresentanti della Chiesa
> cattolica con alla testa il vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas
> ed
> il vescovo di Saltillo, Samuel Ruiz García e Raúl Vera López, da
> intellettuali, poeti, giornalisti ed attivisti dei diritti umani hanno
> lanciato un appello pubblico in difesa dell'autonomia zapatista ed hanno
> avvisato su "una nuova modalità di escalation di guerra" in Chiapas.
> Denunciano la sfida lanciata all'esemplare autonomia zapatista ed
> all'insieme del movimento sociale ed alternativo. Trascriviamo
> integralmente
> il comunicato del Grupo Paz con Democracia.
>
> "Si ascoltano nuovamente tamburi di guerra contro le comunità zapatiste.
> Non
> è che abbiano mai smesso di suonare dal 1994, in particolare da quel
> giovedì
> 9 febbraio del 1995 che segnò la strategia militare che oggi si espande ad
> altri movimenti e regioni. Però in queste ultime settimane si sono fatti
> sentire più forte di come li si sentiva mesi fa, mostrando il nuovo volto
> della contrainsurgenza in Chiapas.
>
> I paramilitari si muovono nella più totale impunità perseguitando gli
> indigeni ribelli. La 'giustizia' agraria consegna a gruppi di contadini
> terre che sono occupate dagli zapatisti dal 1994. Il peggio del Partito
> Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e dei gruppi di potere locali si è
> rapgruppato sotto la copertura delle sigle del Partito della Rivoluzione
> Democratica (PRD). L'Esercito Messicano si riposiziona in territorio
> ribelle. Nuove strade stringono sempre di più l'accerchiamento militare
> contro gli indigeni e le loro Giunte di Buon Governo.
>
> Nella nomenclatura di questa nuova geografia dell'ignominia ci sono
> villaggi, ejidi, comunità e municipi come Bénavil, Huitiupán, Bolom Ajaw,
> Chilón, Agua Azul. Qui l'aggressione paramilitare contro le basi
> d'appoggio
> zapatiste è sistematica. Gli episodi di rapina, case bruciate, morti,
> minaccia di morte, sgomberi, ecc. si succedono continuamente. Si cerca di
> spogliare le comunità ribelli delle loro terre e dei loro territori. Son i
> fulmini che annunciano una nuova tormenta.
>
> L'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini AC
> (OPDDIC)
> rappresenta oggi quello che nel 1996/97 hanno rappresentato organizzazioni
> come Paz y Justicia o Los Chinchulines. I suoi membri attaccano lo
> zapatismo
> alle sue radici, protetti dal governo. Di volta in volta,
> l'amministrazione
> statale monta delle farse durante le quali exmembri di questo gruppo
> paramilitare consegnano un pugno di armi alle autorità. Si tratta di
> manovre
> per occultare l'appoggio che in effetti offre.
>
> Il governo perredista del Chiapas e la sua frazione nel Congresso statale
> sono composti da alcuni dei più rabbiosi membri dell'oligarchia locale.
> Personaggi razzisti e repressori come Constantino Kanter e Roberto Albores
> Guillén godono di molta influenza nell'amministrazione locale. Questa
> ricomposizione ad alto livello non è altro che il riflesso del
> rafforzamento
> dei più nefasti gruppi d'interesse nei municipi e nelle regioni.
>
> Lungi dal diminuire, la presenza dell'Esercito Messicano nella regione
> d'influenza zapatista si è specializzata e rafforzata. Nuovi accampamenti
> e
> distaccamenti hanno stretto l'accerchiamento, aiutati dalle nuove strade
> che, invece di promuovere il progresso, servono alla circolazione di carri
> blindati e truppe.
>
> Noi sottoscritti, componenti Paz con Democracia, vogliamo unire le nostre
> voci a quelle di coloro che, dalle varie trincee, lanciano un allarme
> sulla
> nuova modalità di escalation di guerra in Chiapas. Si sta sfidando
> l'esemplare autonomia zapatista e con questa tutto l'insieme del movimento
> sociale e delle sue alternative. Oggi, ancora una volta, è necessario che
> ci
> mobilitiamo in appoggio a loro".
>
> Per il Gruppo Paz con Democracia
>
> Samuel Ruiz García, Raúl Vera López, Pablo González Casanova, Víctor
> Flores
> Olea, Juan Bañuelos, Carlos Fazio, Dolores González, Miguel Álvarez,
> Magdalena Gómez, Pablo Romo, Ana Esther Ceceña, Higinio Muñoz, Gilberto
> López y Rivas, Alicia Castellanos, Juan Brom, Oscar González, Jorge
> Fernández Souza, Miguel Concha Malo, José Antonio Almazán González,
> Paulina
> Fernández C., Guillermo Almeyra, Héctor de la Cueva e Luis Hernández
> Navarro.
>
> (tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
>

domenica 10 febbraio 2008

] Documentano il blo cco dell'autonomiaindigena

> la Jornada - 9 febbraio 2008
> La commissione civile di osservazione presenta un rapporto
> Documentano il blocco dell'autonomia indigena
> Denuncia le aggressioni contro le comunità zapatiste - Persistono i
> conflitti per la proprietà della terra
> Ángeles Mariscal - Corrispondente
>
> Tuxtla Gutiérrez, Chis., 8 febbraio - I principali problemi delle comunità
> del Chiapas sono i conflitti per la terra, l'impunità con cui operano i
> gruppi paramilitari e le aggressioni, le minacce, le torture e la
> fabbricazione di reati per impedire lo sviluppo dei processi di autonomia
> delle comunità indigene - ha denunciato oggi la Commissione Civile
> Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH).
>
> Dopo essersi incontrata per cinque giorni con diversi protagonisti, gli
> osservatori hanno deciso che se un caso che riassume tutti questi
> conflitti
> è quello degli indigeni zapatisti del villaggio Betel Yochip' (municipio
> ufficiale Salto de Agua) Eliseo Silvano Jiménez e Eliseo Silvano Espinosa,
> che sono stati arrestati illegalmente e torturati.
>
> Questa mattina, nel contesto della visita degli osservatori al centro
> penitenziario dove entrambi erano reclusi, un giudice ha ordinato la
> libertà
> dei due indigeni, che erano stati accusati dalla Organizzazione per la
> Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), considerata
> paramilitare.
>
> Dopo la loro liberazione, è stata presentata una denuncia per tortura al
> giudice responsabile del caso, nella quale si citano i nomi dei
> poliziotti
> coinvolti, con verbali medici che la attestano e le dichiarazioni su come
> sono stati i fatti.
>
> I membri della commissione civile hanno visitato i cinque centri di
> operazione dei municipi autonomi zapatisti ed i villaggi dove ci sono
> conflitti intercomunitari a causa delle azioni della Opddic. Hanno pure
> intervistato i sopravissuti del massacro di Acteal, con altri membri di
> organizzazioni sociali e contadine, vescovi ed attivisti social. Hanno
> visitato i vari centri penitenziari ed avuto incontri con autorità
> municipali, statali e con il governatore dello stato, Juan Sabines.
>
> Questo venerdì, una commissione di osservatori sosterrà un'ultima riunione
> con Sabines, nella quale presentaranno varie raccomandazioni.
>
> (tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

sabato 9 febbraio 2008

Nuova escalation di guerra" contro gli zapatisti

> La sfida è contro l'esemplare autonomia delle comunità
> "Nuova escalation di guerra" contro gli zapatisti - avvisa Paz con
> Democracia
> Il peggio del PRI e dei gruppi di potere locali, si ritrova nel PRD
> chiapaneco
> La redazione
>
> Il Gruppo Paz con Democracia, composto da rappresentanti della Chiesa
> cattolica con alla testa il vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas
> ed
> il vescovo di Saltillo, Samuel Ruiz García e Raúl Vera López, da
> intellettuali, poeti, giornalisti ed attivisti dei diritti umani hanno
> lanciato un appello pubblico in difesa dell'autonomia zapatista ed hanno
> avvisato su "una nuova modalità di escalation di guerra" in Chiapas.
> Denunciano la sfida lanciata all'esemplare autonomia zapatista ed
> all'insieme del movimento sociale ed alternativo. Trascriviamo
> integralmente
> il comunicato del Grupo Paz con Democracia.
>
> "Si ascoltano nuovamente tamburi di guerra contro le comunità zapatiste.
> Non
> è che abbiano mai smesso di suonare dal 1994, in particolare da quel
> giovedì
> 9 febbraio del 1995 che segnò la strategia militare che oggi si espande ad
> altri movimenti e regioni. Però in queste ultime settimane si sono fatti
> sentire più forte di come li si sentiva mesi fa, mostrando il nuovo volto
> della contrainsurgenza in Chiapas.
>
> I paramilitari si muovono nella più totale impunità perseguitando gli
> indigeni ribelli. La 'giustizia' agraria consegna a gruppi di contadini
> terre che sono occupate dagli zapatisti dal 1994. Il peggio del Partito
> Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e dei gruppi di potere locali si è
> rapgruppato sotto la copertura delle sigle del Partito della Rivoluzione
> Democratica (PRD). L'Esercito Messicano si riposiziona in territorio
> ribelle. Nuove strade stringono sempre di più l'accerchiamento militare
> contro gli indigeni e le loro Giunte di Buon Governo.
>
> Nella nomenclatura di questa nuova geografia dell'ignominia ci sono
> villaggi, ejidi, comunità e municipi come Bénavil, Huitiupán, Bolom Ajaw,
> Chilón, Agua Azul. Qui l'aggressione paramilitare contro le basi
> d'appoggio
> zapatiste è sistematica. Gli episodi di rapina, case bruciate, morti,
> minaccia di morte, sgomberi, ecc. si succedono continuamente. Si cerca di
> spogliare le comunità ribelli delle loro terre e dei loro territori. Son i
> fulmini che annunciano una nuova tormenta.
>
> L'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini AC
> (OPDDIC)
> rappresenta oggi quello che nel 1996/97 hanno rappresentato organizzazioni
> come Paz y Justicia o Los Chinchulines. I suoi membri attaccano lo
> zapatismo
> alle sue radici, protetti dal governo. Di volta in volta,
> l'amministrazione
> statale monta delle farse durante le quali exmembri di questo gruppo
> paramilitare consegnano un pugno di armi alle autorità. Si tratta di
> manovre
> per occultare l'appoggio che in effetti offre.
>
> Il governo perredista del Chiapas e la sua frazione nel Congresso statale
> sono composti da alcuni dei più rabbiosi membri dell'oligarchia locale.
> Personaggi razzisti e repressori come Constantino Kanter e Roberto Albores
> Guillén godono di molta influenza nell'amministrazione locale. Questa
> ricomposizione ad alto livello non è altro che il riflesso del
> rafforzamento
> dei più nefasti gruppi d'interesse nei municipi e nelle regioni.
>
> Lungi dal diminuire, la presenza dell'Esercito Messicano nella regione
> d'influenza zapatista si è specializzata e rafforzata. Nuovi accampamenti
> e
> distaccamenti hanno stretto l'accerchiamento, aiutati dalle nuove strade
> che, invece di promuovere il progresso, servono alla circolazione di carri
> blindati e truppe.
>
> Noi sottoscritti, componenti Paz con Democracia, vogliamo unire le nostre
> voci a quelle di coloro che, dalle varie trincee, lanciano un allarme
> sulla
> nuova modalità di escalation di guerra in Chiapas. Si sta sfidando
> l'esemplare autonomia zapatista e con questa tutto l'insieme del movimento
> sociale e delle sue alternative. Oggi, ancora una volta, è necessario che
> ci
> mobilitiamo in appoggio a loro".
>
> Per il Gruppo Paz con Democracia
>
> Samuel Ruiz García, Raúl Vera López, Pablo González Casanova, Víctor
> Flores
> Olea, Juan Bañuelos, Carlos Fazio, Dolores González, Miguel Álvarez,
> Magdalena Gómez, Pablo Romo, Ana Esther Ceceña, Higinio Muñoz, Gilberto
> López y Rivas, Alicia Castellanos, Juan Brom, Oscar González, Jorge
> Fernández Souza, Miguel Concha Malo, José Antonio Almazán González,
> Paulina
> Fernández C., Guillermo Almeyra, Héctor de la Cueva e Luis Hernández
> Navarro.
>
> (tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

venerdì 8 febbraio 2008

MESSICO FERITO di CLAUDIO ALBERTANI

 
 

 Messico ferito

 

Claudio Albertani

 

Il Messico è ferito. È vero che nella sfortunata geografia della sofferenza ci sono paesi che stanno molto peggio, ad esempio l'Iraq o la Palestina. Tuttavia, in Medio Oriente e altrove ciò che predomina è il fragore delle armi. Ricordo l'inutile sforzo che feci alcuni anni fa di spiegare la ribellione indigena del Chiapas a dei rifugiati pachistani che avevo conosciuto in Europa. Io parlavo di quanto innovatore fosse il messaggio zapatista, del ruolo delle donne insorte, dei progetti di autonomia territoriale… Nulla di tutto ciò pareva loro importante. Le domande erano: "quanti kalashnikov hanno? Quante granate di frammentazione? Mine antiuomo?" Secondo i miei interlocutori, l'unica cosa importante era la capacità offensiva che potevano esibire gli insorti.

L'aneddoto aiuta a capire la tragedia del Messico ed, al tempo stesso, la forza della sua gente. Qui, nonostante condizioni assai difficili e preoccupanti livelli di repressione, i movimenti sociali sono, in gran parte, pacifici. La violenza si trova da una sola parte – quella del governo – e, come ebbe a dire Gandhi, la violenza è la risorsa dei deboli.

Ecco il primo dato. È difficile afferrare il perché dell'enorme sproporzione tra violenza ufficiale e domande sociali. A Oaxaca, i 23 morti confermati tra giugno e dicembre 2006 (più un numero ancora imprecisato di desaparecidos) sono da una sola parte, quella dei cittadini che protestano. I 45 martiri di Acteal (dicembre 1997) non erano pericolosi terroristi, bensì gente pacifica, in maggioranza donne (di cui alcune incinta), bambini ed anziani intenti a pregare.

Le donne violentate, gli adolescenti picchiati e le due giovani vite stroncate a San Salvador Atenco (maggio 2006) non rappresentavano una minaccia per la sicurezza nazionale. Tuttavia, è stato applicato loro lo stesso trattamento sadico che abbiamo visto nei documentari su Abu Grahib.

Il dottor Guillermo Selvas e sua figlia Mariana, rilasciati qualche giorno fa dal carcere statale Molino de Flores, non sono pericolosi fanatici disposti ad uccidere, bensì persone che prestavano aiuto medico ad Atenco e per questa tremenda colpa hanno passato un anno, otto mesi e quindici giorni in prigione. Con che accusa? Nessuna, visto che sono usciti scagionati da ogni colpa.

"In Messico non vi é uno stato di diritto, bensì due", dice Mariana. "Uno è per i poveri, l'altro per i ricchi. Le carceri sono piene di persone che lottano per dare da mangiare alle loro famiglie".

Héctor Galindo Ochoa è un giovane avvocato, consulente giuridico del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT), organizzazione contadina che nel 2002 vinse una battaglia per impedire l'espropriazione di terre fertili ed irrigate al prezzo di 7 pesos al metro quadro per costruire un aeroporto. Insieme con Ignacio del Valle Medina e Felipe Álvarez Hernández, Héctor sconta una condanna di sessantasette anni e sei mesi in una prigione federale di massima sicurezza con l'accusa (fabbricata) di sequestro equiparato, il che equivale a una sentenza di morte.

Fa male il reclamo di Magdalena García Durán, una rispettabile signora dell'etnia mazahua, che è rimasta detenuta un anno, sei mesi e cinque giorni, solo per essersi trovata al momento sbagliato nel luogo sbagliato. "Dov'è il diritto? È giusto che mi abbiano incarcerata senza che io sappia di che cosa mi si accusa?".

Parole terribili nella loro schiettezza. Parole che riassumono la condizione dei popoli autoctoni, la cui sensibilità e creatività furono ammirate da scrittori del calibro di Benjamín Peret, il grande poeta surrealista: "in Messico – scrisse molti anni fa – chiunque, per quanto umile, possiede un senso artistico che ha solo bisogno di condizioni favorevoli per svilupparsi. L'amore per i fiori che si può osservare sulle porte e finestre delle abitazioni più umili ne è la manifestazione elementare ed evidente. Se il senso artistico non fosse così diffuso, non si spiegherebbe l'inaudita ricchezza e varietà di un'arte popolare che meraviglia anche il visitante più distratto di qualsiasi mercato messicano".

Nel Messico di inizio millennio, a quanto pare,  l'amore per i fiori è un delitto imperdonabile. Infatti, la strage di Atenco si deve alla solidarietà che alcuni militanti del FPDT espressero precisamente ad alcuni venditori di fiori ingiustamente sgomberati a Texcoco.

 

"La legge più che garantire diritti serve per negoziare privilegi", spiega Frnacisco López Bárcenas, avvocato mixteco, difensore giuridico di San Pedro Yosotato (Oaxaca), una comunità che da anni lotta per la conservazione dei propri diritti agrari e in cui su tutti i capifamiglia (così come sullo stesso López Bárcenas) pendono mandati di cattura. A Yosotato l'ultimo omicidio risale a poco più di un mese fa. Il 24 dicembre 2007, Plácido López Castro, leader indigeno e figlio del Signor Marcial Salvador López Castro, assessore ai lavori pubblici, è stato giustiziato da tre persone armate.

Chiapas, Atenco, Oaxaca: tre ferite aperte. Però non è tutto. Ci sono anche i 155 desaparecidos degli ultimi quindici anni; le centinaia di donne massacrate a Juárez (e in altre zone) per il delitto di essere povere lavoratrici. C'è il ritorno della guerra sporca con il sequestro (da parte delle forze dell'ordine) e la successiva scomparsa di due militanti dell'EPR. Ci sono gli arresti illegali che – secondo il Foro Detenute politiche e sistema di giustizia penale, organizzato il 24 gennaio da studenti dell'Università statale (UNAM) e della Scuola Nazionale di Antropologia e Storia (ENAH) – dagli inizi degli anni '90 alla fine dell'anno scorso, sono state secondo calcoli conservatori almeno 1.718, di cui 1.480 sono stati già rilasciati e 238 sono ancora in prigione. E ci sono i 267 attivisti sociali detenuti dall'inizio del governo di Calderón (in quello di Vicente Fox ve ne furono 614).

Questa è la realtà che analizza la Commissione Civile Internazionale per l'Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH) durante la sua sesta visita al paese. Nata in Europa poco dopo la strage di Acteal, quest'organizzazione lotta da dieci anni contro l'impunità e la violenza ufficiale. È composta da specialisti di diverse discipline e si è guadagnata un solido prestigio che il governo non si azzarda più a mettere in discussione.

"Una visita molto opportuna", spiega il padre Miguel Concha, veterano difensore dei diritti umani e presidente del Centro dei Diritti Umani Fray Francisco de Vitoria. "Una visita – continua – che ha luogo in un momento cruciale. L'esercito pattuglia le strade, i gruppi paramilitari continuano ad essere attivi in Chiapas e in altre parti. Il governo induce la violenza intercomunitaria, insabbiando conflitti agrari. Abbiamo alle porte una riforma giudiziaria che, se sarà approvata, criminalizzerà ulteriormente la protesta sociale, legalizzando le perquisizioni senza autorizzazioni giudiziarie e calpestando la libertà d'espressione e di associazione".

Sì, il Messico è ferito. "La violenza governativa è così comune che non viene più nemmeno registrata. L'apatia e il mal governo sono formule magiche perché tutto continui ad essere uguale", afferma il dottor Selvas. Speriamo che la visita della CCIODH aiuti a rompere il circolo vizioso.



México duele

 

Claudio Albertani

 

 

México duele. Es verdad que en la desdichada geografía del sufrimiento hay países que están muchísimo peor: Irak, por ejemplo, o Palestina. Sin embargo, en Medio Oriente y en otras partes lo que predomina es el trueno de las armas. Recuerdo un intento que hice, hace algunos años, de explicar la rebelión indígena de Chiapas a unos refugiados pakistaníes que conocí en Europa. Yo hablaba de lo novedoso del mensaje zapatista, del papel de las mujeres alzadas, de los proyectos autonómicos… Nada de esto les pareció pertinente. Sus preguntas eran: "¿con cuántos kalashnikov cuentan? … ¿tienen granadas de fragmentación? … ¿minas antihombre?" Según mis interlocutores, lo único importante era la capacidad ofensiva que, en su caso, podrían desplegar los insurrectos chiapanecos.

Esa anécdota ayuda a entender la tragedia de México, pero también la fuerza de su gente. Aquí, a pesar de condiciones sumamente difíciles y preocupantes niveles de represión gubernamental, los movimientos sociales son, en gran parte, pacíficos. La violencia se halla de una parte sola - la del gobierno - y como bien lo explicó Gandhi, la violencia es el recurso de los débiles.  

Este es el primer dato que impresiona al visitante. Cuesta entender el por qué de la enorme desproporción entre la violencia oficial y las demandas sociales. En Oaxaca, los 23 muertos comprobados entre junio y diciembre de 2006 (más un número todavía indeterminado de desaparecidos) están de una parte sola, la de los ciudadanos inconformes. Los 45 mártires de Acteal (diciembre de 1997) no eran peligrosos terroristas, sino gente pacífica, en gran parte mujeres (algunas embarazadas), niños y ancianos que se encontraban de rodillas rezando en una ermita.

Las mujeres vejadas, los adolescentes vapuleados y las dos jóvenes vidas segadas en San Salvador Atenco (mayo de 2006) no representaban una amenaza para la seguridad nacional. Y sin embargo se les aplicó el mismo trato sádico que hemos visto en documentales sobre Abu Grahib.

El doctor Guillermo Selvas y su hija Mariana, recién liberados del penal estatal Molino de Flores, no son peligrosos fanáticos dispuestos a matar, sino personas que prestaban ayuda médica en Atenco y por esta culpa tremenda purgaron un año, ocho meses y quince días de prisión. ¿Bajo qué cargo? Ninguno, pues salieron libres de toda imputación.

"En México hay varios estados de derecho, opina Mariana. Uno es para los pobres y otro para los ricos. Las cárceles están llenas de personas que luchan para darles de comer a sus familias".

Héctor Galindo Ochoa es un joven abogado, asesor jurídico del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT), organización campesina que en 2002 ganó una batalla para impedir la expropiación de tierras fértiles al precio de $7.00 por metro cuadrado con el fin de construir un aeropuerto. Junto a Ignacio del Valle Medina, y Felipe Álvarez Hernández purga una condena de 67 (sesenta y siete) años y seis meses en un Penal Federal de Máxima Seguridad por el delito (fabricado) de secuestro equiparado, lo que equivale a una sentencia de muerte.

Duele la pregunta de Magdalena García Durán, indígena mazahua, presa un año, seis meses y cinco días, por haber estado en el lugar equivocado, en el momento equivocado. "¿Dónde está el derecho? ¿Es justo estar presa sin saber de qué se me acusa?"

Palabras terribles en su desnudez. Palabras que resumen la condición de los pueblos originarios, cuya sensibilidad y creatividad admiraron poetas de la talla de Benjamín Peret: "en México – escribió - cualquier hombre, por humilde que sea su condición, encierra un sentido artístico que sólo pide condiciones favorables para desarrollarse. Su amor por las flores –que puede verse en la puerta o en la ventana de la más miserable casucha- es la manifestación elemental y más obvia de este sentido. Por lo demás, si el sentido artístico no estuviera tan generalizado, no podría explicarse el magnífico florecimiento de un arte popular de inaudita variedad y riqueza que maravilla al visitante más distraído de cualquier trivial mercado mexicano".

En el México de principio de milenio, el amor por las flores es un delito imperdonable, pues la masacre de Atenco tiene en su origen la solidaridad que integrantes del FPDT expresaron precisamente a unos vendedores de flores injustamente desalojados en Texcoco.

"La ley más que para proteger derechos sirve para negociar privilegios", explica Francisco López Bárcenas, abogado mixteco, defensor jurídico de San Pedro Yosotato, Oaxaca, una comunidad que, desde hace años, lucha por la preservación de sus derechos agrarios y donde todos los padres de familia (además del propio López Bárcenas) cuentan con orden de aprensión. En Yosotato, el último homicidio tiene poco más de un mes. El 24 de diciembre de 2007, Placido López Castro, líder indígena e hijo del Señor Marcial Salvador López Castro, presidente de bienes comunales, fue acribillado por tres personas armadas.

Chiapas, Atenco, Oaxaca. He aquí tres heridas abiertas. No son las únicas. Están, también, los 155 desaparecidos de los último quince años. Están las cientos de mujeres masacradas en Juárez (y en otra partes) por el delito de ser pobres y trabajadoras. Está el regreso de la guerra sucia con el secuestro-desaparición de dos militantes del EPR. Están las detenciones ilegales que - según el Foro Presas políticas y sistema de justicia penal, organizado el 24 de enero por estudiantes de la UNAM y la Escuela Nacional de Antropología e Historia - de inicios de los 90 a finales del año pasado, "en números conservadores", fueron 1,718, de los cuales 1,480 ya fueron liberados y 238 aún permanecen en prisión. Y están los 267 luchadores sociales encarcelados desde el principio del régimen de Calderón (en el de Vicente Fox fueron 614).

Esta es la realidad que enfrenta la Comisión Civil Internacional por la Observación de los Derechos Humanos (CCIODH) en su sexta visita al país. Nacida en Europa poco después de la masacre de Acteal, esta organización lleva diez años luchando contra la impunidad y la violencia oficial. Está integrada por especialistas en diferentes disciplinas y se ha ganado a pulso un prestigio que el gobierno ya no se atreve a cuestionar.

"Una visita muy oportuna, explica el padre Miguel Concha, veterano defensor de lo derechos humanos. Una visita – sigue el también presidente del Centro de Derechos Humanos Fray Francisco de Vitoria - que se da en un momento crucial. El ejército patrulla las calles, los grupos paramilitares siguen activos en Chiapas y en otros lados. El gobierno fomenta la violencia intercomunitaria solapando conflictos agrarios. Tenemos en la puerta una reforma judicial que, si se aprueba, va a criminalizar todavía más la protesta social pues legaliza los allanamientos sin orden jurídico y conculca la libertad de expresión y asociación".

Sí México duele. "La violencia gubernamental es tan común que ya pasa desapercibida. La apatía y el mal gobierno son fórmulas mágicas para que todo siga igual", precisa el doctor Selvas. Ojalá y la visita de la CCIODH ayude a romper ese círculo vicioso.

 

México, DF, 30 de enero de 2008

 

Grave situación de agresión contra comunidades zapatistas. Urge solidaridad ante la represión a las comunidades bases de apoyo]

Grave situación de agresión contra comunidades zapatistas. Urge solidaridad ante la represión a las comunidades bases de apoyo.


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Patricia B Muro

Inviato dal mio telefono Huawei